1/15 Aprile 1951 - Anno XV (III della nuova serie) - Numero 7
TEATRO SCENARIO
Rassegna quindicinale degli spettacoli a cura dell'Istituto del Dramma Italiano - Direttore Egidio Ariosto - Editore Aldo Garzanti
- In questo numero (articoli principali):
- CREATURA UMANA il testo completo del dramma in tre atti di Vittorio Calvino - I nostri attori: Camillo Pilotto (di Sandro Bolchi) - Ricordo di Alfredo Testoni (di Mario Corso) - La vita delle filodrammatiche (di Federico Misasi) - Chi è di scena - Le prime a Roma - Ribalte milanesi
- In copertina: Carla Bizzarri ne GLI INNAMORATI di Goldoni
I nostri attori: Camillo Pilotto
A Camillo Pilotto piace il buon vino. Se ne priva perchè sa che può nuocergli: a pasto, mentre upplica la padrona di casa di lesinargli le tagliatelle, guarda golosamente la caraffa di cristallo colma di vino veronese, bianco, di quello che scivola in gola allegramente e dà una dolcissima ebrezza, Pilotto vorrebbe tanto afferrare a piene mani quelila caraffa ed annaffiare di vinello un pasto grasso e uscculento, uno di quei pasti all'Enrico VIII, ove i polli arrosto erano serviti ancora allo spiedo. Queste voraci colazioni costituiscono la suprema ambizione umana di Pilotto, una soddisfazione che purtroppo, egli non può soddisfare. Ha pura di ingrassare ancora, controlla con una sorta di terrore i suoi lombi sempre più pingui, il suo bel faccione rubizzo, ravvivato da due piccoli occhi maliziosi e pungenti. Da giovane, quando era alpino, in guerra, chissà quanto ha bevuto! Allora poteva, non aveva alcun malanno, e il grasso non rappresentava un pericolo, ma una virtù: un bel ragazzo tondo e vigoroso, solidamente piantato. Sul carso Camillo si è sfogato a "gavettini" colmi sino all'orlo di vinaccia. Era un giovinotto rude, un montanaro dai modi spicci e dalla parlata franca e brutale. Veneto, di Feltre: figlio di una terra di "ciacoloni", lui, che a tirargli fuori una parola doveva esere un'impresa disperata. Entrò in arte con Emma Gramatica. Strano: alla dolce e sognante Emma dalla voce sospirosa, piacque l'aspro Pilotto, tagliato male, uomo chiuso e scontroso. Non so immaginarmi Pilotto nei panni di un pallido innamorato roso da un'infelice passione; né lo vedo come figlio inquieto e ribelle, né come amante prodigo di focose parole (forse come fratello, quei fratelli duri a morire, tutti d'un pezzo, che finiscono con salvare la famiglia da un sicuro disastro). Pilotto, insomma era nato come caratterista. Vi sono attori perseguitati da un curioso destino:non possono per età o per fisico pretendere ad altri ruoli, eppure la loro sostanzadrammaticaè votata a nature che si contraddicono, per i dati esterni alla propria: così, Pilotto. Anche allora aveva i mezzi naturali del caratterista: la voce scura, greve, naturalmente disposta a caratterizzare e un naturale spirito di deformazione. Invece la sua giovane età ed il ruolo - allora i ruoli erano sacri - lo voleva amoroso. Ma alla fine il suo gusto per il carattere finì con il prevalere e a poco a poco, dopo anni di faticosa esperienza, costruì i primi personaggi degni di grande rilievo perché connaturali a lui...
... Personalmenle conobbi Pilotto solo due anni fa quando andai a Roma con un copione sotto il braccio, e scarsissima speranza di riuscita. Il copione era dell'amico e collega Massimo Dursi, La giostra: io dovevo metterla in scena alla Soffitta. Ma chi poteva interpretare il personaggio del cavalier Gerolamo, l'uomo acre, cattivo, impietoso che ad un certo momento diventa angelo, se non Pilotto? Mi avevano parlato di pilotto come di un attore che sa leggere e capire, che ama le cose italiane sopratutto se ardite ed intelligenti. Ma io e Dursi dubitavamo: il grottesco era difficile, sopratullo pericoloso. Mi incontrai con Pilotto in un caffè di Roma. Fu cortesissimo. Mi prese il copione dalle mani e cominciò a sfogliarlo febbrilmente. Vol,e sapere da me qualche indiscrezione: gli dissi poche parole, confuse. S'illuminò in volto: " Che bello" , disse, e mi chiese il permesso di fugg.ire a casa per leggere quel nuovo copionce ancor fresco d'inchiostro, che gli avrebbe portato un messaggio di un autore per lui nuovo. "Di un nuovo amico": cosl disse. L'indomani ci ritrovammo. Era entusiasta: volle sapere la data d'inizio delle prove, come avrebbe dovuto truccarsi. lo non ci avevo ancora pensato (chi avrebbe supposto un entusiasmo simile?) e rimasi imbarazzato. Pilotto sorrise e disse: "Ne parleremo a Bologna. Vada: mi lasci il copione: voglio diventare il cavalier Gerolamo piano piano. Le ali, se , se si attaccano subito fanno male." Arrivò a Bologna a notte tarda. Il mattino, alle nove, era già in teatro come un generico al suo debutto. Si provò quindici giorni, otto o dieci ore al giorno. Tutti eravamo sfiniti, si tardava, chi più chi meno, alla prova. Pilotto no, sempre puntale, fresco, attento, entusiasta, disciplinato. Ebbe, personalmente, un grande successo. Era contento come un bimbo. "E' andata bene: vero?" diceva a tutti.Volle subito specificare che il merito era tutto della commedia di Dursi. L'ho rivisto qualche mese fa: "Non recito vedi?" mi disse. "Non voglio scebndere a compromessi: il repertorio banale lo rifiuto, le compagnie scadenti mi ripugnano. Mi piacerebbe un cartellone così concepito: - I giganti della montagna - Querela contro ignoto - La giostra -La signora Beudel - e commedie italiane, belle commedie. Ce ne sono, lo so: basta scavare e avrere il coraggio di rappresentarle. A me non manca il coraggio, tu lo sai". Ma non vi riuscì, dovette accontentarsi di recitare in apparizioni straordinarie, di fare qualche film, di doppiare (un lavoro quest'ultimo che lo umilia: ma come fare se non vi è una compagnia?) Ora gira con il suo giaccone di lana e i pantaloni in fustagno, per Via Veneto. Protesta, biascica il suo toscano e minaccia di bere vino e mangiare giganti terrine di pastasciutta. Il successo di Querela contro ignoto lo avrà forse placato: era un dramma a lui caro e per Pilotto sarà come se avesse ritrovato un figlio smarrito, qualche anno prima, una sperduta compagnia.
SANDRO BOLCHI