10 Febbraio 1920 - Anno II - Numero 3
COMOEDIA
Fascicolo periodico di commedie e di vita teatrale - Direttore amministrativo Eugenio Gandolfi - Casa Editrice Italia (Milano)
- In questo numero:
- IL METODO COLLE DONNE il testo completo della commedia gioiosa in tre atti di Nino Berrini ripresa al Chiarella di Torino dalla Compagnia Carini / Gentilli - Nino Berrini (Cenno biografico) - Medaglioni di attrici (di Amerigo Manzini) - Rassegna teatrale (di Gino Rocca )
NINO BERRINI E' nato a Cuneo: e se ne vanta. E' città che ha l'abbraccio di un vasto, imponente, ciclopico semicerchio di montagne bellissime, le quali fra i loro ghiacciai e nevai, dall'alba al tramonto, giocano coi fulgori del sole continuamente. Città dal panorama magnifico, ma priva di vive tradizioni d'arte. Suo padre avvocato, è uomo di legge e di banca; creò la fortuna della locale Cassa di risparmio e di molti Istituti di Previdenza. Sua madre, una Arnaud dal bel nome provenzale, di pronta acuta intelligenza. Nino Berrini compì gli studi classici vagabondando ribelle, nel periodo ginnasiale, per collegi. Poi in liceo fu allievo del glottologo Trombetti; si laureò in giurisprudenza a Torino, quindi passò alla facoltà di lettere e filosofia, ammirando e seguendo Arturo Graf e il prof. Troiano: ma non fu mai prediletto di alcun maestro. Fu un solitario e, per alcuni aspetti, un autodidatta. Autore drammatico distinto, pur avendo sparso per giornali e riviste numerose novelle, non lavorò sino ad ora decisamente che pel teatro. Scrisse a 18 anni la sua prima commedia “Ròndole” (Rondini), quattro atti dialettali che rappresentò al Rossini di Torino. Vi studiava il problema della decadenza della piccola proprietà rurale, dell'usura agraria, della connessa emigrazione dei contadini dalle terre piemontesi di confine. Commedia sociale, dunque. Ma avendogli i critici tenuto in troppo conto le sue buone intenzioni, mutò strada. Della commedia fece una tesi per laurea in giurisprudenza e poi, tra una lezione e l'altra di glottologia del ferocissimo prof. Pezzi (dura onesta anima ormai imparadisata), scrisse “Il metodo colle donne”, meno profondo ma più divertente. Ma come rappresentarlo? Intorno al 1900 i tempi non erano propizi agli autori giovanissimi. Le ribalte vietatissime. Una sola la via: i concorsi. E il giovanissimo autore provinciale, relegato ormai in un ufficio legale della sua città, infilò questa sola via. Così Il metodo... fu scelto al concorso Bastogi a Firenze e rappresentato al Teatro Sperimentale nel 1905 con molto successo: successo che si rinnovò a 15 anni di distanza nella felicissima interpretazione fattane da Olga Gentilli e Luigi Carini, che ripresero questa estate il giocondo lavoro che ora pubblichiamo. Ma la vittoria di un primo concorso non bastava allora!... Perciò con un dramma “Il ritorno”, mutato poi in “La via chiusa”, il Berrini affrontò e vinse uno dei concorsi della Società Autori di Roma ottenendo cosi rappresentazione e successo nel 1908 al Teatro Argentina. Ma non bastava ancora! Nell'anno successivo, in un terzo concorso pure della benemerita Società Autori Romana, il Berrini fu vincitore con “All’Indice”, commedia che portò vittoriosamente sulla scena il fenomeno del modernismo religioso. Così questo cuneese nasceva autore a Roma. Fattosi largo, impadronitosi ormai della tecnica, si mise a galoppare per tutti i generi. Ridusse dal romanzo di Pastonchi “Il violinista”; scrisse drammi e commedie in un atto pel Grand Guignol; si soffermò nel 700 veneziano con una delicata commedia in 3 atti “L'avvocatino Goldoni”; passò alla comicità grossa e vaudevillesca (concorso in Italia) con “Andata e ritorno”; toccò il problema del libero amore in una commedia borghese “Una donna moderna”; disegnò una figura di donna in “La signora innamorata”; sorrise onestamente in una commedia giocosa “Il poeta e la signorina”; affrontò sicuro il dramma storico con un'opera salda, quadrata, poderosa “Il tramonto di un Re”. Infine, trattando con elegante disinvoltura tanto la prosa che il verso, giovanilmente disegnò con ricchezza di fantasia, con foga drammatica, con impeto lirico il suo ultimo trionfante fresco drammatico dugentesco in quattro atti: “Il Beffardo” nel quale lo scrittore seppe fondere armoniosamente le sue varie e singolari doti di uomo di teatro. Avendo così ottenuto, con un lavoro tenace, bella fama e numerosi successi di autore drammatico, Nino Berrini si è messo attorno ad un romanzo.
MEDAGLIONE DI ATTRICI
Intorno alla figura del Moderno Don Giovanni, protagonista della commedia: Il metodo colle donne di Nino Berrini:si agitano tre figure femminili. Nell' interpretazione della Compagnia Carini - Gentilli, queste figure sono rispettivamente impersonate da tre fra le più leggiadre attrici del nostro teatro drammatico: Olga Vittoria Gentilli, Tina Lambertini, e Gina Sammarco. Se le doti fisiche e la squisita eleganza di Olga Vittoria Gentili le resero facile l'entrata nell'arte, la via per giungere al ruolo di «prima donna» fu per lei assai faticosa e difficile. E vi giunse per miracolo di volontà e di costanza. Cominciò a recitare nella Compagnia secondaria di Giovanni Novelli Vidali, dove non fece che delle comparse, ma ne fece tante e poi tante che, se si compiace oggi del ricordo di quel tempo, è appunto perchè crede di aver vinto allora, il «record» del genere: in una sola commedia, infatti, dette esempio di virtù fregoliana facendo cinque di tali .... interpretazioni mute. Quando, da questa Compagnia passò in quella Andò – Paoli - Gandusio, ebbe il rammarico di accorgersi che, ancora una volta, la sua avvenenza e la sua eleganza, le aprivano si la porta del palcoscenico, non quella dell'arte. I capocomici, non solo non le dimostrarono alcuna fiducia nelle sue attitudini, ma furono lì per li per protestarla. L'attrice non si scoraggiò né s'impermalì; fece buon viso a cattiva fortuna e trasse da questa la virtù di perseverare e la volontà di vincere una battaglia che ritenne tanto più bella, quanto più le appariva ardua. Cosi avvenne che l’interpretazione di qualche piccola parte, affidatale più per necessità di distribuzione che per stima artistica, modificasse l’opinione del suo Direttore e attirasse su lei l'attenzione dei critici. Lasciata questa Compagnia, fu seconda donna con la Severi - Zoncada. La grave difficoltà del ruolo nelle numerose e affrettate esecuzioni, la travolse e, da quell'intelligente signora che è, si riconobbe non ancora matura per tanta responsabilità, e preferì ricominciare da capo a fare la generica, scritturando si come tale nella Compagnia di Ruggero Ruggeri. La scuola del Ruggeri le giovò a tal segno che Flavio Andò non esitò a scritturarla seconda donna assoluta. . In questa Compagnia restò tre anni, e furono tre anni .di studio e di lavoro sotto la guida paziente ed efficace del grande Direttore per il quale Olga Vittoria Gentilli conserva un ricordo misto di riconoscenza di affetto. Quando, poco prima della fine di quel triennio, Tilde Teldi lasciò la Compagnia, Flavia Andò non esitò punto ad affidare a lei il repertorio della “prima donna”. Ormai il gran passo era fatto. Essendosi formata una Compagnia Sterni – Gentili – Olivieri - Zannucoli, ella ne fu la prima attrice. Si trattava di un complesso di giovani volonterosi che il pubblico aveva accolto con simpatia e che si sarebbe certamente affermato se la guerra non fosse giunta a strappargli i più giovani e migliori elementi maschili, procurandone lo scioglimento. Allora Olga Vittoria Gentilli fece un giro nei teatri d'Italia, con Le nozze dei centauri di Sem Benelli. Da cinque anni recita a fianco di Luigi Carini, nel quale ha trovato il compagno e il Direttore che desiderava. E con lui che ella ha percorso le tappe più importanti della sua carriera, facendosi specialmente apprezzare dal gran pubblico, nella interpretazione di Madame Sans Géne: una parte le cui difficoltà aveva affrontate con molti timori e in¬finite preoccupazioni per i confronti a cui si esponeva. Anche La locandiera e La nemica furono per lei causa di timorose apprensioni alle prove, e di grande soddisfazione alla recita. Olga Vittoria Gentilli, che accoppia alle sue qualità d'attrice una coltura non comune, ama la musica ed è una squisita pianista. E' fra le attrici italiane una di quelle che portano su la scena un'impronta di sobria e signorile eleganza; nella vita privata, il buon sorriso piacevole della cordiale compagna anche per i suoi più umili collaboratori. Tina Lambertini e Gina Sammarco sono le altre interpreti della commedia di Berrini. Applaudite entrambi. Nella sua breve carriera, Tina Lambertini fu «generica» in Compagnia Gandusio - BorelIi - Piperno, poi «amorosa» in quella di Ermete Novelli. Il grande scomparso si occupò molto di lei, indicandole, con quella sua aria paterna di burbero benefico che gli era propria, la strada che ella segue ora e che la condurrà certamente sempre più in alto. Fu appunto con Novelli che recitò la parte nel Centenario che le valse poi l'attuale scrittura e che segnò la sua prima e più pura soddisfazione artistica. Con la Borelli - Piperno fu anche la Sammarco, scritturata subito dopo da Ruggero Ruggeri come seconda donna di spalla. Tanto l'una che l'altra sono ora nella Compagnia diretta dal Cav. Luigi Carini: ottima scuola dalla quale esse sapranno trarre certamente il profitto che il loro ingegno fa sperare.
AMERICO MANZINI