25 Novembre 1920 - Anno II - Numero 22
COMOEDIA
Fascicolo periodico di commedie e di vita teatrale - Direttore amministrativo Eugenio Gandolfi - Casa Editrice Italia (Milano)
- In questo numero:
- TRE ATTI il testo completo della commedia in tre atti di Amerigo Guasti rappresentata per la prima volta al Teatro Valle di Roma il 4 dicembre 1917 dalla Compagnia di Galli / Guasti / Bracci - Amerigo Guasti (Cenno biografico - Medaglione) - Rassegna teatrale (di Gino Rocca ) - Notiziario
Amerigo Guasti: autore - attore
AUTORE
E' un uomo ancor giovine, elegante, piuttosto piccolo di statura, che difficilmente si ferma più di uno o due mesi nella stessa città, e vive negli alberghi. E' così strettamente legato all'altro Amerigo Guasti - all'attore - che in verità si può dire che forma con questo una persona sola, e non lo abbandona neppure un minuto. Perciò accade sempre, inevitabilmente, che Amerigo Guasti, l'autore, non trova tempo di scrivere un rigo, mentre l'altro Amerigo, l'attore, prova o recita. E siccome quest'ultimo, tra prove e recite, lavora moltissimo, quest'altro con rincrescimento suo e del pubblico, finisce a scrivere ben poco. Ma quel che di tanto in tanto egli offre ai giornali, alle riviste e al teatro basta perchè lo si possa giudicare uno scrittore garbatissimo e di buon gusto. L'attore continua a dargli consigli preziosi intorno alle preferenze del pubblico, intorno al “genere che va di più”, e nello stesso tempo lo ammonisce: bada che è il genere più difficile; e l'autore si serve dei consigli e dell'ammonimento e riesce a combinare insieme la dose giusta di interesse con quelle altre di comicità, di sentimento e di tecnica del teatro e a produrre commedie graziose, piene di colore e di vivacità, come la “120 HP”, e questi “Tre atti” che continuano a rappresentarsi con vivo successo. Ciò non vuol dire che quando Guasti, l'autore, si stacca da Guasti, l'attore, non fa che scrivere: ci sono tante altre occupazioni che finiscono per assorbire il suo tempo. Due sopra tutte: la musica e la campagna. Per la musica ha sempre avuto una vera passione; è un violinista veramente pregevole, e suona anche bene il pianoforte e la chitarra. Lo ricordo, col suo violino, fra i professori d'orchestra in una serata di beneficenza alla Scala, e più spesso, con la sua chitarra, ad accompagnar la Dina in un delizioso duetto o a canticchiare nel camerino del teatro, fra pochi amici, vecchie canzoni. La campagna poi gli sorride come un luogo di dolce e meritato riposo, e sempre ne parla con nostalgia, dato che quasi tutto l'anno è costretto a rimanerne lontano. Tanto più che egli ha su moltissimi fra gli altri autori questo notevole vantaggio: possiede una campagna sua, in quel meraviglioso Appennino Toscano, tutto verde ombra e frescura: campagna che produce un vinello sincero color rubino, capace di mettervi in corpo tanto buon umore quanto una commedia di Guasti autore recitata da Guasti attore. Provatevi a meravigliarvi, sentendo la notizia, e a chiedergli: “Ma è dunque vero che hai delle vigne di prim'ordine?” Vedrete che vi guarderà male, poiché non è lecito ignorare una cosa di tanta importanza, e vi risponderà: “Come? Non conosci il mio vino? Disgraziato! Te ne manderò”. Poi, naturalmente, non ve ne manda, e non se ne parla più. Oltre alla campagna e alla musica, c'è qualcosa d'altro cui Amerigo Guasti dedica parte dei suoi ritagli di tempo: le ammiratrici. Ma capirete che su questo scabroso argomento non si può entrare in particolari, per ovvii motivi di discrezione. Ad ogni modo, immaginerete facilmente che diluvio, che valanga, che bombardamento di lettere, letterine, biglietti, fotografie con dediche e simili, si rovescino implacabili contro di lui all'albergo e al teatro. Ma non gliene parlate, per carità, poiché egli non ne parla. Soltanto qualche volta vi capiterà di accorgervi che alla fine di una rappresentazione, quando, Guasti attore scompare per lasciar libero il campo a Guasti autore, questi rifà più accuratamente la sua toeletta, impiega cinque minuti di più perchè il fazzoletto di seta sbuffi dal taschino con la naturale e spontanea indifferenza e infila all'occhiello della giubba nera una camelia bianca. Allora vuoi dire che per lui la rappresentazione non è finita: perchè dopo i “tre atti” si prepara a recitare il quarto - che ordinariamente è il più allegro - al quale il pubblico è sempre vivamente pregato di non intervenire…
ATTORE
Amerigo Guasti passò giovanissimo dal mare al palcoscenico. Perchè doveva fare il marinaio, e fu imbarcato ancora bambino su un bastimento a vela. Senonché è molto difficile trovare qualcuno che mantenga, con l'andar degli anni, l'indirizzo preso, o consigliatogli, nell'infanzia. Così Guasti, che aveva per il teatro una rilevantissima inclinazione, cominciò subito a pensare che se è vero che navigare è necessario, non era meno necessario, per soddisfare al vivo bisogno del suo spirito, ch'egli sì mettesse a recitare. E cominciò a studiare alla scuola di Rasi, e debuttò, molto giovine ancora nella Compagnia di Emanuel. Perciò siamo oggi molto lieti di annoverare un capitano di lungo corso di meno e un ottimo attore di più. Egli possiede un complesso di qualità personalissime che, aggiunte al suo lungo studio, alla sua tenacia e alla sua passione per la scena, hanno fatto di lui l'attore brillante e il direttore che i pubblici delle maggiori città d'Italia apprezzano, e festeggiano sempre con sincero calore. Il pregio maggiore della sua arte consiste nella naturalezza e nella semplicità. Egli sa ottenere gli effetti più comici valendosi dei mezzi più sobri. La cura ch'egli impiega sempre per non esagerare, per non strafare, per evitar di cadere in quei luoghi e gesti comuni, che pur facilmente suscitano il riso, gli viene compensata da un successo più autentico, più sentito, più sostanziale. Pensate ch'egli è un attore che non si trucca - salvo eccezioni rarissime - e che quindi si presenta ogni sera con lo stesso volto, col suo volto, nelle più diverse commedie. Eppure egli entra così naturalmente nel personaggio che rappresenta, ne assume con una così evidente verità l'e¬spressione a seconda dello stato d'animo e della situazione del momento, da apparir diverso da una sera all'altra, trasformando il suo spirito, meglio che se trasformasse il suo viso. E queste doti sono completate da una non comune padronanza della scena, da una eleganza, da una spigliatezza, da un brio, che fanno il degno compagno di quel monumento della scena gaia che è Dina Galli. Né certo è inferiore il suo merito quale direttore della Compagnia perché quell’affiatamento, quella sveltezza, quella vivacità, quella giustezza di tono che sono i coefficienti principalissimi d'ogni successo della Galli – Guasti - Bracci, sono frutto del suo lavoro quotidiano; lavoro paziente, costante, persuasivo, instancabile, ch'egli compie alle prove, mentre la grande Dina riposa sugli innumerevoli allori. E' che la grande Dina e il grande Amerigo si completano a vicenda e che tutti e due insieme formano il più esilarante binomio, mandato di cielo in terra, per la più pura gioia dei miseri mortali.