25 Gennaio 1921 - Anno III- Numero 2
COMOEDIA
Fascicolo periodico di commedie e di vita teatrale - Direttore amministrativo Eugenio Gandolfi - Casa Editrice Italia (Milano)
- In questo numero:
- LA MACCHINETTA DEL CAFFE' il testo completo della commedia in tre atti di Silvio Zambaldi rappresentata la prima volta al Teatro Diana di Milano il 15 settembre 1916 dalla Compagnia Di Lorenzo / Falconi - Silvio Zambaldi (Cenno biografico) - Alcune interpreti del personaggio di Celestina - Notiziario
Articoli: Silvio Zambaldi (Cenno Biografico) - Alcune interpreti di Celestina: Dora Migliari - Irma Gramatica - Vittorina Benvenuti - Anna Maria Vinca - Elettra Croce Cordiviola - Maria Tavoni Martini
SILVIO ZAMBALDI
Come autore Silvio Zambaldi ha avuto, un quarto di secolo fa e - ahi lui! - anche di, più, un inizio quasi lusinghiero: ha fatto rappresentare, nella stessa sera in due teatri diversi di Milano, uno scherzo comico dal Ferravilla e un attino drammatico da Ernesto Novelli; due interpreti che naturalmente lo fecero molto applaudire. Solo che, non possedendo egli l'ubiquità di sant'Antonio, non arrivò a tempo di raccogliere personalmente quegli applausi. Ma se la sua vanità di esordiente non ne fu lusingata, molto non se ne dolse poiché ha sempre avuto una specie di ripugnanza di mostrare al proscenio le sue non troppo apollinee forme. Ma ebbe allora un guaio peggiore: la critica, non sapendo lì per lì decidere se egli avesse più talento comico o drammatico, concluse col rimanere in una diffidente attesa. Il che non gli ha impedito di scrivere una quarantina di commedie d'ogni genere, con relativi successi e fiaschi, come toccano a qualsiasi autore che si rispetti. Ma una fortuna che non capita a tutti si è ripetuta singolarmente per lui: l'essere accusato di plagio. E questo gli ha fatto più “rèclame” che forse egli non meriti. Perciò è sempre stato grato ai suoi accusatori, sapendo d'avere la coscienza pulita e vedendo il vantaggio che gliene veniva. E' stato plagiario Molière, un po' anche Goldoni, non parliamo di Sardou e di altri. O Dio, la compagnia non è cattiva e Silvio Zambaldi ci sta volentieri. Una volta sola ha scomodato Antonio Fogazzaro, Domenico Oliva e Leo di Castelnuovo perchè gli rilasciassero un attestato... come dire? di buona condotta quale autore da teatro; l'ha ottenuto e gli basta per tutta la vita. Se invece ha avuto un torto come autore è stato quello di scrivere La moglie del dottore; è da dodici anni che gli pesa sulla coscienza. Guai incontrare un grandioso successo! Il buon pubblico non te lo perdona più ed esige in seguito l'impossibile; condanna al capolavoro. Silvio Zambaldi invece è un modesto lavoratore della scena (si dice così oggi) non organizzato in nessuna conventicola, non ha per la mente idee riformatrici né la pretesa di rivelare l'ignoto: prende il palcoscenico per quello che deve servire e s'attiene, come un buon medico di campagna, all' antica ricetta che è sempre la migliore e che per il teatro è questa: sincerità, sentimento e vita. Perciò i suoi innumeri personaggi, forse perchè li ha spesso incontrati in carne ed ossa sulla terra, non tentano grandi voli ed esprimono i loro affetti e le loro intenzioni col linguaggio alla mano, da brava gente che non ha fisime e che sa di dover farsi intendere da tutti. Che, se qualche volta si son fatti fischiare, la colpa è tutta dell'autore che non li ha saputo rendere quali veramente volevano e dovevano essere. La penna più spesso della lingua deturpa il pensiero e tradisce la spontaneità. Sicché, quando egli cade, non se la prende col pubblico, con gli attori o con le stelle, ma recita il “mea culpa” e si rassegna. Sistema che ha molto giovato al suo invidiabile benessere fisico. Il pubblico è un po' come una donnina: qualche volta segue la ragione, qualche altra obbedisce ai suoi nervi. Avete moglie? Sì. Ebbene regolatevi col pubblico come con questa. Un marito saggio non perde mai la pazienza e, sopratutto, non si rovina il sangue; così afferma Silvio Zambaldi che ha fatto una lunga esperienza coniugale. Così per la stessa ragione per cui una tizia l'ha trovato simpatico e un'altra antipatico, gli è toccato di vedere una stessa commedia fischiatissima là e applauditissima altrove. Questa che si pubblica non ha avuto strane vicende; è semplice, piana, vera e ha sempre, più o meno, interessato e divertito. Portata alla ribalta da Tina di Lorenzo e da Armando Falconi, ripresa da Irma Gramatica e da Ernesto Ferrero, essa è ora nel repertorio di non poche compagnie e, quel che più fa piacere all'autore, in molte delle minori: perchè questo è il miglior segno della sua vitalità.
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