1° Novembre 1942 - Anno XVIII - Numero 389
IL DRAMMA
Quindicinale di commedie di grande successo diretto da Lucio Ridenti - Società Editrice torinese - Torino
- In questo numero:
- SESTO PIANO il testo completo della commedia in tre atti e nove quadri di Alfredo Gehri, traduzione di Lorenzo Ruggi, rappresentata la prima volta in Italia dalla Compagnia Ricci-Adani nel 1939 e ripresa il 30 luglio scorso dal Gruppo Artistico del Teatro Odeon di Milano diretto da Luigi Carini - Fuori spettacolo (di Enrico Fulchignoni) - "Arlesiana" al Teatro Nuovo di Milano - Commedie nuove - Su il sipario sul nuovo anno teatrale - Termocauterio...
- In copertina: Marcello Giorda (Disegno di Onorato)
Marcello Giorda
Dopo una parentesi estiva di attività cinematografica Marcello Giorda ritorna regolarmente al Teatro. La Compagnia che porta il suo nome ha un complesso di ottimi attori, da Pina Cei primattrice, a Giovanni Cimara, Vittorio Campi, Tassani, la Maver, ed elenca, in repertorio, alcune commedie nuove di Antonelli, Manzari, Achille, come pure un gruppo di riprese di notevole importanza da Rovetta a Ferrari, da Hauptmann a Sudermann. Anche quest'anno, dunque, Giorda è animato dalla fede che gli conosciamo e che non è venuta mai meno in tanti anni di lavoro e di fatica, con delle tappe a volte significative, si da porlo in primissimo piano fra gli attori nostri della sua generazione. L'anno scorso, nella commedia di Lelli "Il viaggiatore solitario", Giorda trovò per la sua interpretazione così unanimi consensi di pubblico e di critica, da non poter dimenticare ciò che di lui ebbe a scrivere Michele Pranzo sul "Popolo d'Italia": "Marcello Giorda ha dato una prova altissima della sua arte così espressiva e generosa. Egli ha impersonato la figura di Stefano con una solidità di tratti veramente eccezionali. Gli applausi calorosissimi con cui il pubblico ha accolto la commedia sono andati in parte a lui che della commedia fu un protagonista non facilmente superabile. E' tempo ormai che a questo nostro attore si riconoscano virtù non comuni e meriti di prim'ordine. E' merito suo anche questo di aver fuso intorno a sè la recitazione degli altri inquadrandoli con giustezza, di toni nei confronti della sua ch'era sempre d'effetto". E lo stesso critico, notò per "Il Piccolo Santo": "Non è quella del Giorda superficialità o mestiere nel senso corrente del vocabolo, ma piuttosto squisito eclettismo, vibratile sensibilità, il tutto sorretto da un entusiasmo senza erequie e da uno studio diuturno". Ecco: entusiasmo senza requie e studio continuo; soprattutto queste qualità hanno portato Marcello Giorda ad un riconoscimento definitivo delle sue magnifiche doti di interprete.