Carlo Alberto Cappelli presenta:
Un ostaggio (1962)
Di Brendan Behan
- Interpreti principali: Romolo Valli, Elsa Albani, Rossella Falk, Annamaria Guarnieri, Alfredo Bianchini, Ferruccio De Ceresa, Gino Pernice, Anna Nogara
- Traduzione: Luigi Lunari
- Scene e Costumi: Pier Luigi Pizzi
- Regia: Giorgio De Lullo
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La Compagnia - Giorgio De Lullo - Brendan Behan
Programma di sala (pagine 16)
- La Compagnia
- Giorgio De Lullo
- Brendan Behan
- L'Irlanda, Brendan Behan e un Ostaggio (Luigi Lunari)
- Alcuni giudizi della stampa francese
- Il cast
- Fotografie
L'Irlanda, Brendan Behan e "un ostaggio"
Brendan Behan nacque a Dublino quarant'anni or sono, da una povera famiglia operaia d'origine cattolica. In un’Irlanda da poco giunta all'indipendenza, irrequieta ed entusiasta, il giovane Behan - che a tredici anni aveva lasciato la scuola ed era parso avviato a seguire le orme paterne esercitando il mestiere di imbianchino - prese ben presto ad interessarsi di politica. Spirito eccessivo e generoso per natura, dei vari programmi politici che gli venivano offerti abbracciò il più ingenuo ed estremista: si iscrisse alla I.R.A. - la clandestina “Armata Repubblicana Irlandese” che si proponeva la liberazione dell'Irlanda del Nord, liberamente rimasta con gli inglesi - e a sedici anni d'età si fece sorprendere a Liverpool con un carico d'esplosivo destinato ad un attentato. Condannato a tre anni di casa di correzione, ne uscì trasformato: più maturo, con una nuova visione della realtà e, soprattutto, con un diverso senso delle proporzioni. Abbandonò l'I.R.A. e la lotta politica fatta con le bombe nelle cassette delle lettere, e fece ritorno a Dublino, di dove non si mosse che raramente e dove vive tuttora con la moglie Beatrice, nipote della poetessa irlandese Blanaid Salkeld. Brendan Behan iniziò come poeta la sua attività letteraria: sue liriche di tono soprattutto patriottico vennero pubblicate su vari giornali e riviste in lingua inglese e gaelica. Nel 1955 si cimentò nel teatro con The Quare Fellow (L'impiccato di domani) che Joan Littlewood presentò con la compagnia del Theatre Workshop e che gli attirò l'attenzione del pubblico inglese. Seguirono The Borstal Boy (Il ragazzo del Borstal; 1958), romanzo autobiografico in cui è narrata la sua esperienza nei riformatori inglesi, e The Hostage (L'ostaggio, 1958), che ancora con la regia di Joan Littlewood fu tra i principali successi inglesi degli ultimi anni, e che ne consacrò definitivamente la fama.
L’IRLANDA, BRENDAN BEHAN E “UN OSTAGGIO”
Il lunedì di Pasqua dell'anno 1916 un gruppo di patrioti irlandesi prese d'assalto il Palazzo delle Poste di Dublino, vi issò una bandiera verde e proclamò la fine della dominazione inglese in Irlanda e la nascita della libera repubblica irlandese. Con questo episodio - soffocato nel sangue dagli inglesi dopo quattro giorni di lotta - ebbe inizio la guerra dell'indipendenza irlandese, che terminerà solo nel 1921 e che segnerà il momento culminante di un lungo periodo d'agitazioni e di travagli, ma anche di fervore di vita e di pensiero, che prese il nome di Rinascimento irlandese. L'Irlanda intera affrontò la lotta assai più unita e concorde di quanto non fosse mai stata in realtà: contro la dominazione inglese si sollevò sia la maggioranza cattolica - operai, contadini per lo più, discendenti degli antichi gaelici o inglesi emigrati in Irlanda molti secoli prima - sia quella ricca minoranza protestante di più recente origine inglese, nelle cui mani si trovava concentrato tutto il potere economico e politico. Nei primi agiva sopra tutto il ricordo delle tante angherie sofferte nell’oppressione economica e religiosa, nei secondi agiva invece il fondato timore che le riforme democratiche e liberali votate dalle Camere del Regno Unito venissero a minare la loro antica e privilegiata posizione in quella terra. Alleanza dunque precaria, fondata su un equivoco e fatalmente destinata a sciogliersi non appena l'obbiettivo immediato e comune della cacciata degli inglesi fosse stato raggiunto. L'occasione venne fornita dal trattato anglo-irlandese del 1921, che pose termine alla lunga guerra d'indipendenza: all'Irlanda veniva riconosciuta una piena autonomia nell'ambito dell'impero britannico, e solo le sei contee dell'Irlanda del Nord - di maggioranza protestante e totalmente diverse per struttura sociale dalla rimanente parte dell'isola - rimanevano a far parte del Regno Unito come per l'innanzi. La soluzione accontentò solo la ricca minoranza aristocratica e protestante, che si trovò a capo della giovane nazione, e libera di esercitare fino in fondo il proprio strapotere economico, senza nemmeno più il vincolo e il controllo delle Camere inglesi, avviate ormai sulla strada delle riforme democratiche. Per ciò che riguarda invece la maggioranza cattolica, operaia e contadina, il ristabilirsi dell'ordine significò sopratutto la frustrazione delle istanze di riforma sociale che il popolo aveva sempre unito alle istanze patriottiche e nazionalistiche. La lotta divise dunque i vincitori e si spostò sul piano delle rivendicazioni sociali, ma procedette gravemente rallentata da mille fattori estranei che rendevano incerti e confusi gli opposti schieramenti, e che a tutt’oggi alimentano nella giovane Irlanda i più intransigenti estremismi: un estremismo cattolico, che sul piano sociale oppone un inattuale dogmatismo a più moderne voci liberali e socialiste, e che finisce dunque col trovarsi - sotto questo profilo - alleato addirittura con la ricca minoranza protestante e conservatrice; un estremismo nazionalista, che nel 1931 portò ad imporre come lingua nazionale quel gaelico che era sì la lingua degli antichi padri Celti, ma che i figli avevano ormai abbandonata da molte generazioni: un estremismo politico e ancora nazionalistico. che non si accontentò del trattato del 1921 e proseguì la lotta per la «liberazione» delle sei contee del Nord. L'Armata Repubblicana Irlandese (I.R.A.) - che aveva partecipato alla guerra d'indipendenza - si trasformò infatti in un'associazione clandestina, che condusse la sua lotta con metodi terroristici ingenui e perfettamente inefficaci, naturalmente osteggiata dal governo costituito, vincolato al rispetto del trattato con l’Inghilterra. L'Irlanda libera nutre dunque in sé le più sconcertanti contraddizioni:: sinceramente religiosa ed al tempo stesso bigotta di un bigottismo che rasenta la superstizione; cattolica e d'un puritanesimo cromwelliano; terribilmente conformista nell'insieme e di un estremo anticonformismo nelle sue più valide espressioni artistiche e letterarie; scrupolosamente obbediente ad un clero cattolico che scomunica ipso facto gli appartenenti all’I.R.A., ed al tempo stesso sostenitrice di quell’organizzazione; conservatrice in quanto cattolica, ma rivoluzionaria in quanto opposta alla minoranza protestante che detiene il potere economico: in essa ogni atteggiamento sembra assumere un carattere estremo, ogni conflitto ed ogni rapporto una veste paradossale ed apparentemente contraddittoria. Nell'Ostaggio - che è un poco il quadro di questa Irlanda contraddittoria e paradossale - Brendan Behan riassume il proprio atteggiamento nei riguardi delle maggiori forze del Paese, e lo spettatore non faticherà certo a riconoscere nei vari personaggi la raffigurazione parodistica dei tanti estremismi irlandesi: il nazionalismo puro e sincero - ma assurdo e fanatico - di Monsieur, che veste come gli antichi Celti e si sforza di imparare a suonare la cornamusa; il nazionalismo sincero anch'esso ma più pratico e meno ortodosso di Pat, che considera morta la Causa e pensa ai propri interessi; il nazionalismo trafficone e inconcludente dei giovani repubblicani membri dell' Armata Irlandese, il bigottismo dolciastro ed equivoco del signor Milady e della signorina Gilchrist. Che cosa ha portato Brendan Behan, nell' anno 1958, ad irridere a tutti gli ideali che pure gli furono propri in gioventù, e a tracciarne nell'Ostaggio un quadro tanto amaro e sarcastico? «È la bomba atomica », risponde Pat per l'autore, in quella che è la battuta più significativa del lavoro: «La bomba atomica è una bomba così grande che mi mette paura anche di quelle piccole». Alle soglie di un'epoca che si vuol definire atomica, con la spada di Damocle di una guerra totale sospesa sul mondo, Brendan Behan intende dunque riesaminare nell'Ostaggio gli ideali ed i miti d'Irlanda e saggiarne la validità e l'efficacia attuale. Ed ecco allora, alla luce di questa nuova terribile arma e dei nuovi problemi che si pongono al mondo, le vecchie beghe ed i vecchi tabù d'Irlanda acquistare un nuovo più meschino sapore, un aspetto tragicamente ridicolo; i vecchi nazionalismi, le piccole rivendicazioni territoriali, i ripicchi e gli orgogli patriottardi, naufragare nel nulla in un mondo che propone ormai nuove drammatiche scelte ed i frutti di profondi rivolgimenti. Ed ecco prender corpo d'altro lato l'esigenza di un profondo rinnovamento, di un ritorno a valori di vita più essenziali e più solidi e di tenervisi tanto più solidamente ancorati quanto maggiore è la precarietà e l'insicurezza del mondo in cui viviamo. Per questo, sullo sfondo del sordido ambiente in cui la commedia si svolge, si stagliano le due innocenti e sane figure di Teresa e di Leslie, anch'esse in lato senso simboliche l'una della sana Irlanda contadina, l'altra dell'Inghilterra pacifica e democratica; e l'amore che nasce tra i due testimonia la possibilità di un superamento d'ogni meschino nazionalismo e d'ogni particolare bega politica, il riconoscimento di un'umanità che supera le barriere tra nazione e nazione, l'esigenza di un profondo riesame dei nostri miti, delle nostre regole di vita, dei nostri personalismi, in un mondo che è ormai una sola casa e che potrebbe essere un solo campo di battaglia.
LUIGI LUNARI