Teatro alla Scala di Milano presenta:
Werther (1956)
Dramma lirico in tre atti. Versi di Eduard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann. Versione ritmica italiana di G.Taglioni -Tozzetti e G. Menasci. Musica di Giulio Massenet
- Interpreti principali: Giuseppe Di Stefano (Werther) Clara Petrella (Carlotta) Enzo Sordello (Alberto) Eugenia Ratti (Sofia) Paolo Montarsolo (Podestà)
- Maestro Concertatore: Antonino Votto
- Regia: Mario Frigerio
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Alessandro Benois
- Direttore allestimento: Nicola Benois
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1. Di Stefano 2. Petrella 3. Sordello 4. Ratti 5. Montarsolo 6. Votto 7. Frigerio
Programma di sala (pagine 36)
- Morte come atto di fedeltà (Eugenio Gara)
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
- Il programma è condiviso con "Lumawig e la saetta"
ATTO PRIMO. - La casa del Podestà, padre di Carlotta. Il Podestà è seduto tra i bambini ai quali insegna un canto natalizio. Entrano J ohann e Schmidt, seguiti a breve intervallo da Sofia; parlano di Werther, rappresentandolo come un sognatore assorto. studioso, malinconico e astemio, ciò che per Johann e Schmidt, ottimi bevitori, costituisce una colpa imperdonabile. Sopraggiunge Werther che effonde il fervore lirico nel suo primo canto: "lo non so se son desto oppur se sogno ancora..." Il Podestà ammira con paterna compiacenza la figlia Carlotta che s'incontra con Werther e con altri invitati. Werther è colpito dalla bellezza di Carlotta ed esprime la sua commossa ammirazione: "O immagine ideaI d'amore e d'innocenza..." Il seme dell'amor fatale è gettato nella sua anima. Entra Alberto, che Carlotta ha giurato alla madre morta di sposare. Scende la notte rischiarata dalla luna. Ritornano Werther e Carlotta. Werther esprime il suo rapimento estatico: "Ah! perchè m'han guardato - Gli occhi ove splende il cido - Gli occhi ove regna amore?" Carlotta rimpiange la madre.
ATTO SECONDO. - La piazza di Wetzlar. Johann e Schmidt inneggiano al vino, alla natura, alla bontà della vita e a Dio che tale ce la dona. Essi incarnano l'antitesi di Werther. Entrano Alberto e Carlotta divenuti sposi. Werther li scorge e contempla angosciato il loro placido idillio, effondendo il suo intimo tormento. Alberto s'incontra con lui e tenta confortarlo, additandogli la freschezza floreale di Sofia che gli passa accanto come una promessa di felicità. Werther e Carlotta s'incontrano: egli le dichiara il suo amore disperato, ella lo ascolta benigna, ma fedele allo sposo, consigliandolo ad allontanarsi per qualche tempo, finchè possa tornare pacificato. Non vuole l'oblio; chiede la rassegnazione. Ma Werther sente che la rinuncia è impossibile; gli si affaccia l'idea della morte liberatrice: "Perchè tremar così... perchè? - O bianca morte ridi vaga a me!" E' il monologo suicida che prelude alla risoluzione estrema.
ATTO TERZO - PRIMO QUADRO. - Salotto in casa d'Alberto. Carlotta, sola, è assorta nel ricordo di Werther lontano. Rilegge con tristezza una sua lettera. Sopraggiunge Werther emaciato dall'intimo strazio. Carlotta gli porge versi di Ossian, ed egli, leggendo, intona la romanza più famosa dell'opera: "Ah! non mi ridestar, o soffio dell'aprile...". Carlotta non sa nascondere il suo amore, e, vinta dall'emozione, s'abbandona un istante tra le braccia di Werther, poi se ne svincola e fugge. Prima di uscire Werther lascia a Carlotta un biglietto nel quale le chiede le pistole riposte in una custodia. Alberto legge quello scritto e impone alla moglie di mandarle le armi.
SECONDO QUADRO. - Notte di Natale. La piccola città di Wetzlar. La luna rischiara il paesaggio coperto di neve. Alcune finestre s'illuminano. La musica continua fino al cambiar della scena.
TERZO QUADRO. - Werther giace nel suo studio mortalmente ferito. Carlotta, accorsa per salvarlo, lo trova privo di sensi. Werther muore assaporando l'estrema dolcezza del leopardiano Consalvo. Di lontano s'odono voci infantili che inneggiano al Natale.