LA COLPA E' SEMPRE DEL DIAVOLO
Scene, costumi e regia di Daro Fo. Musiche di Fiorenzo Carpi.
PERSONAGGI E INTERPRETI: Amalassunta FRANCA RAME - Nerbatore, Duca, Manichino DARIO FO - Condannato, Assistente del monaco ARTURO CORSO - Giudice, Stregone PIERO NUTI - Guardia, Barnaba da Jacovazzo SECONDO DE GIORGI - Contadino, Barbiere, Guardia SERGIO LE DONNE - Contadina, Caterina ROSETTA SALATA - Strega, Sorella di Marco MARIANGELA MELATO - Diavolo Brancalone, Marco Guardabassi VINCENZO DE TOMA - Accusatote, Capitano deile guardie CIP BARCELLINI - Monaco, Consigliere del duca ETTORE CONTI - Duchessa PIA RAME.
PRIMO TEMPO
(La scena rappresenta il porticato dl Brolo. Al centro del loggiato, costretta in ceppi, sta una ragazza. Sull'avanscena sfilano degli eretici costretti in sai di penitenza incatenati l'un l'altro; cantano, con tono quasi liturgico, le strofe di una canzone iniziata a sipario chiuso)
DI POI CHE DIO SAPEVA AVANTI LO CREARLO CHE PER UN SOL PECCATO L'UOMO SI SARIA PERDUTO
CON TUTTO CHE POTEVA VOLENDO SALVARLO CREANDOLO PIU' FORTE, PIU' SANTO E PROVVEDUTO;
DI POI CHE DIO SAPEVA CHE SI SARIA TRADITO COSI' D'ESSER PUNITO: CREAR NON LO DOVEVA. CREAR NON CI DOVEVA PER ESSER GIUDICATI SALVATI O INABISSATI SECONDO LI PECCATI DA LUI GIA' PREVEDUTI, A NOI GIA' DESTINTI.
DI POI CHE DIO CONOSCE AVANTI IL FARCI NATI SE IN TERRA SAREM SANTI OPPURE SCELLERATI PERCHE' FAR RECITARE A OGNUNO STA COMMEDIA? DICENDO VA A SOGGETTO INVECE E' GIA' STAMPATA CHE SIA PERCHE' A STAR SOLO NEL CIELO SI E' ANNOIATO S'E' MESSO A FAR L'AUTORE PER NON MORIR D'INEDIA? PERCHE' FAR RECITARE A OGNUNO STA COMMEDIA?
(La canzone, tratta da "rispetti" ereticali lombardi del XII e XIII secolo si chiude sull'uscita degli eretici. Entra il nerbatore trascinando un condannato che viene messo in ceppi di fianco alla ragazza)
CONDANNATO - E quelli chi sono?
NERBATORE - Mah... degli eretici che hanno preso dalle parti di Monforte... Ii bruciano tutti quanti domani.
CONDANNATO - E perché?... che hanno fatto?
NERBATORE - Ah, niente di speciale... soltanto che sono dei matti... vogliono che i cattolici applichino il Vangelo alla lettera... figurati!...
CONDANNATO - Beh, che c'è di tanto strano?
NERBATORE - Ma dico, vuoi scherzare?... l'hai mai letto tu, il Vangelo? Basterebbe quel pezzo dove il Signore. dice agii apostoli che non dovranno portare ai piedi nient'altro che calzari... che non dovranno tenere borsa alla cintola con quattrini... né scorta armata, né servi...
CONDANNATO - Si, va bene, e con questo?
NERBATORE - Come, "con questo"?... ma non ti rendi conto che se si applicasse questa regola sul serio succederebbe il pandemonio? ... te li vedi i nostri capintesta e monsignori costretti ad andarsene in giro con i sandali, senza portantina, a piedi, da soli ... senza contare che non dovrebbero possedere non dico un palazzo, ma neanche una casa propria, né un letto col baldacchino e vivere come gli ultimi dei pezzenti?
CONDANNATO - Io continuo a non capire che ci sia di tanto strano.
NERBATORE - Ah, beh, se ragioni a sto modo ne farai poca di strada, specie dopo sto processo.
CONDANNATO - Perché?
NERBATORE - Questione d'intuito. (Entrano il giudice, alcuni testimoni, guardia e pubblico)
GIUDICE - Seduti e silenzio... (Al nerbatore) Questo cosa ci fa? È già stato giudicato ieri !
NERBATORE - Se si potesse giudicarlo un'altra volta...
GIUDICE - No, no, Portatelo via.
NARRATORE (al condannato) - Ti è andata male... (Esce portando fuori scena il condannato)
GIUDICE - A chi tocca per Primo?
RAGAZZA - A me, signor giudice...
GIUDICE - Brava, liberatela... (La guardia libera la ragazza dai ceppi) Sai che devi dire Ia verita, la sola verità?
RAGAZZA - Si Io so.
GIUDICE - Allora giura.
RAGAZZA - Giuro.
GIUDICE - Come ti chiami?
RAGAZZA - Quando?
GIUDICE - Come quando?
RAGAZZA - Chiedo quando, in che occasione... sa, perché io mi faccio chiamare con un sacco di nomi... dipende dalle circostanze: dove sono, con chi sono, per chi mi voglio far passare. Non è mica proibito inventarsi dei nomi, vero?
GIUDICE - Non mi interessano i nomi che ti dai tu... voglio il tuo nome di battesimo.
RAGAZZA - Quale battesimo?
GIUDICE - Come quale? Hai avuto più battesimi tu?
RAGAZZA - Che io ricordi, non sono mai stata battezzata...
GIUDICE - Non sei mai stata battezzata?
RAGAZZA - Ho detto che io ricordi... voi vi ricordate di quando siete stato battezzato?
GIUDICE - Che discorsi... no di certo... ero appena nato, quindi troppo piccolo per ricordare... (La ragazza si alza, prende la stampella che era appoggiata ai ceppi e incede zoppicando verso il giudice) ...
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MILANO - L'ultimo successo di Dario Fo
Il nuovo spettacolo di Dario Fo è composto sulla falsariga dei precedenti e, come i precedenti, avrà molto successo. Si regge sulla caratteristica dinamica (battuta e movimento) necessaria a un tipo di teatro che deve dimostrare a tutti i costi di procedere verso un obbiettivo e in realtà non fa che girare su se stesso. Credo che gli attori della compagnia perdano chili di peso a ogni rappresentazione come accade ai giocatori di calcio ad ogni partita. Dicono le loro battute, quasi sempre veloci, entrando, uscendo, tornando, dispumndo, portando, disputando, gridando, cantando, saltando, rincorrendo, fuggendo, lottando, legando, piegandosi, raddrizzandosi, spostando pesi, girando vorticosamente intorno a Dario Fo e Franca Rame, cambiandosi fulmineamente di costume, impegnatissimi a cercare altre dimensioni per un testo che, di solito, ne ha soltanto una. La colpa è sempre del diavolo non sfugge alia regola. Se è possibile va aldilà. Lo spettacolo attende continuamente i movimenti assurdi, o le battute assurde di Fo (è nell'assurdità, nella sfida alla logica, ia possibilità di Fo autore, cioè nella immediata dipendenza dall'attore Fo. Invece anche lui vuole essere didascalico) per riprendere fiato, farne una provvista e tirare avanti in un alternarsi veloce di centri aggiunti e abbandonati dal fuoco tambureggiante e caotico del dialogo, e da mediocrità o qualunquesmi che vorrebbero insegnare al pubblico come il mondo veramente è. Ma qui non si tratta di rivelazioni e, tanto meno, di coraggio, perché ogni satira che si rispetti ha bisogno di un'esperienza interiore che la renda partecipe delle dimensioni del bersaglio. Il quale va appunto colpito secondo le sue dimensioni e non secondo quelle di chi tenta di raggiungerlo. Sennò diventa un giochetto più o meno divertente, uno spettacolo a una sola dimensione, privo dello spazio necessario a ogni autentica opposizione dialettica. Nel nuovo copione c'è un po' di tutto. È una sorta di frenetica fiaba didascalica che, partendo da un processo contro una bella ragazza accusata di stregoneria (siamo in un mondo antico dove i personaggi appartengono al nostro tempo e si mostrano a noi evidentemente travestiti nei costumi e nelle idee) accumula battute sui preti, sulla loro lontananza dal Vangelo usato per determinati fini terreni e per difendere interessi egoistici, sulle eresie e sugli eretici, sulla giustizia terrena e su quella divina che manda volentieri gli eretici sulla graticola per la salvezza della loro anima. C'è anche un diavolo veneziano che vorrebbe prendere in mano le redini di tutto ma, alla fine, rimarrà sopraffatto dalla realtà: si dice che la colpa è sempre del diavolo e invece il poveraccio ha tutto da imparare dagli uomini. Lo vediamo specialmente nella seconda parte, più caotica, dove il diavolo a un certo punto è coinvolto in una vicenda politica intorno a un principe assoluto che ha paura di morire ammazzato. Sul filo delle false promesse e del tradimento ogni cosa si mette a posto. Lo spettacolo, recitato secondo i soliti modi del genere, ha avuto i suoi animatori in Franca Rame, Dario Fo, Ettore Conti, Piero Nuti e la sua punta in Vincenzo De Toma, diavolo sottile, astuto e fandamentalmente bonario. Successo su tutta la linea.
R.R.