Da SIPARIO N. 137 Settembre 1957:
- "L'impresario delle Smirne" di Goldoni in scena a La Fenice di Venezia con la regia di Luchino Visconti.
Autore: Paolo Emilio Poesio
"L'impresario delle Smirne" in scena a Venezia
di Paolo Emilio Poesio
Nell'ambito del Festival Goldoniano a Venezia è andata in scena alla Fenice la commedia di Goldoni "L'impresario delle Smirne" con la regia di Luchino Visconti. I tre atti portano il segno di una regia fuori dall'ordinario, capace di porre interrogativi e di aprire e favorire un dialogo. Tra gli interpreti, il primo posto tocca a Rina Morelli, un'Annina indimenticabile, ricamata ai bordi del surreale, fragile e aggressiva, riflessiva e svaporata. Paolo Stoppa ha prestato la sua comicità al turco Alì, trovando pronta presa sul pubblico ad ogni roteare d'occhi, ad ogni stupita pausa, ad ogni collera improvvisa (e tuttavia vorremmo vedergli levigare certe esuberanze e ricondurre ad un maggior rigore stilistico il personaggio). Edda Albertini è stata una Tonina baruffante e gelosa a dovere, Ilaria Occhini ha dato di Lucrezia un acerbo ritrattino, dal quale però non è compiutamente sortita la satira goldoniana al ribobolo fiorentino. Un aciutto e sicuro conte Lasca è stato Giancarlo Sbragia, attore, come sempre di grande linea. Marcello Giorda (il migliore ad eseguire ariette) ha dipinto con fresca immediatezza la figurina di Nibbio. Ingrata la parte toccata a Elio Pandolfi, Carluccio e non sempre superata con disinvoltura. Ricorderemo, infine, il promettente Pani, il gustoso Valerio Ruggeri, il Marchesini e il giovanissimo Stagni. Oltre alla regia, scene e costumi di Visconti; bella senza reticenze la rievocazione della locanda. Più volutamente disadorna, ma non volutamente opprimente, quella della stanza di Alì. Ariette musicali affidate dal regista a Nino Rota. Successo di pubblico caldissimo, con ripetute chiamate a tutti gli interpreti e al regista.