La Treemme Spettacoli presenta:
Knock ... o il trionfo della medicina (1986)
Di Jules Romains
- Interpreti principali: Enrico Maria Salerno, Gianfranco Barra, Silvano Spadaccino, Carla Calò, Renato Nardi, Laura Andreini
- Traduzione: Luigi Lunari
- Musiche: Silvano Spadaccino
- Scene e Costumi: Paolo Bregni
- Regia: Enrico Maria Salerno
Programma di sala (pagine 24)
- Jueles Romains biografia
- L'ineffabile Knock (Enrico Maria Salerno)
- Appunti di occasione (Luigi Lunari)
- Foto di scena di Ivano Corazza
Il nome del Dottor Knock suona come il colpo di qualcuno che bussa alla porta di una situazione stagnante, prima di irrompere e capovolgerla; oppure come un ingranaggio che conclude il suo ciclo e si incastra stabilmente in un macchinario ben oliato. In effetti c'è qualcosa di assoluto e di calcolato nelle scelte e nella condotta di Knock, c'è una dedizione così totale e sicura di sé a un disegno astratto che non si può ridurre a un delirio di potenza o a semplice avidità di denaro. C'è un'esattezza nel comportamento di Knock che sfiora la purezza del delitto perfetto, senza movente. Il nome di questo delitto, probabilmente è: IL POTERE. Ex studioso di lingue morte, esperto di viaggi, per mare, autore di una tesi sulla presunta buona salute", Knock è un personaggio lucido e appassionato; anzi, l'effetto più comico e sinistro del suo carattere sta proprio nella limpida amoralità con cui si vota alla scienza morale per eccellenza: la Medicina. Il dottore è l'artefice elegante di un esperimento da laboratorio praticato sulla condizione umana, possiede la chiave di un metodo (non a caso il suo centro medico avrà sede nell'Albergo della Chiave) e la sua ferma determinazione consiste nel portarlo a termine. La cosa straordinaria è che egli non procede per tentativi, ma si limita ad applicare ciò che di fondamentale ha appurato sulla natura degli uomini, sulla loro psicologia ancor prima che sul loro organismo. Nel prendere possesso (questa è la parola) del villaggio di San Maurizio, il dottor Knock indaga con piglio strategico sui possibili alleati e avversari, sulla condizione sociologica ed economica degli abitanti, raccoglie informazioni sulle forze in campo, come farebbe un generale e le elabora come farebbe un politico. E come un politico moderno egli non sarà un tiranno, che può perdere la testa sul patibolo, o che si può colpire al cuore, ma si presenterà sempre come il vicario di un ordine superiore e impersonale, di un valore indiscutibile che attraversa i corpi fin dentro la loro struttura, nelle loro secrezioni e nella loro precarietà. Il dottor Knock si pone così al centro di un governo dell'irrazionale e, facendosi araldo del valore fisico e materiale della Scienza Medica, colpisce senza pietà gli organi più intimi di ciascuno, circondandosi di una ubbidiente cittadinanza di pazienti. Impossibile resistere alla sua ascesa, al suo sguardo che penetra le viscere, alla sua ideologia che nega il concetto stesso di salute. Anzi è facile immaginario ben presto a capo di un mondo completamente ospedalizzato, regolato sui ritmi precisi delle terapie. In questo mondo, come nel villaggio di San Maurizio, non esiste il rimedio, non esiste la guarigione, ma solo un intervallo il più lungo possibile fatto di cure e malattie croniche prima che knock!, scocchi l'ora inevitabile. Ma c'è anche una sulfurea poesia nel modo in cui il personaggio si dedica alla creazione del suo dominio, nel modo in cui ridisegna completamente i rapporti sociali dell'ambiente in cui interviene; una poesia inquietante e paradossale che emerge bene al terzo atto, quando cala la sera e - come dice una nota del testo originale - l'illuminazione assume "le caratteristiche della Luce Medica la quale, come si sa, è più ricca in raggi verdi e violetti che non la semplice luce terrestre". A quel punto, se è vero che un lume arde tutta la notte al capezzale di chi soffre, "coloro che non sono malati dormono nelle tenebre". Ciò mi offre lo spunto per un'ultima notazione che mi interessa molto e costituisce un po' l'accento amaro di questa farsa: esiste un effetto molto strano prodotto dall'anima ambigua di Knock nei suoi rapporti con gli abitanti di San Maurizio. Dapprima questi ultimi conducono una vita assolutamente piatta che si svolge sulle pigre relazioni della provincia, in una calma benestante e ferma. Ma quando irrompe Knock con le sue diagnosi e le sue prescrizioni, mettendo in evidenza le paure di ciascuno, è come se quella vita acquistasse un'identità nuova, più preziosa perchè finalmente carica di significato. Il grottesco sta proprio in questo, che il dottor Knock nel perseguire il suo esperimento sull'uomo, immette giusto l'energia di cui l'uomo ha bisogno per sentirsi esistere. E davvero si potrebbe dire che l'opera di Knock è assurdamente terapeutica, perchè non c'è dubbio che l'essere ha bisogno di sapore, sia pure artificiale; ha bisogno di attribuire ai propri giorni un ritmo e uno scopo, a costo di farne una malattia!
ENRICO MARIA SALERNO