Da IL DRAMMA - N. 331 - 1° Giugno 1940:
- "Calore del seno" in scena con Daniela Palmer
Autore: Andrea Birabeau
CALORE DEL SENO - Commedia in 4 atti di Andrea Birabeau
Rappresentata dalla Compagnia delle Tre Maschere con Daniela Palmer
Interpreti e personaggi: E. CALINDRI (Gilberto Quercy) E. SABBATINI (Michele Quercy) O.V. GENTILLI (Matilde Pyla) F. MARCHIO’ (Adriana Ampuis) D. PALMER (Bernardina Mézin) T. GIANELLO (L’infermiera) A. DONDINI (Agostina)
ATTO PRIMO
Una camera bianca in una clinica. Un letto, un tavolino da notte, una sedia. Una porta che si apre sopra un corridoio. (Mentre il sipario si alza Gilberto è solo, disteso nel suo letto. Immobile, ha gli occhi spalancati e rimane a lungo così. Poi volge il capo a destra. Alza una mano e la guarda. La lascia ricadere. Pausa. L'infermiera fa capolino dalla porta).
L’INFERMIERA - Come va?
GILBERTO- Bene.
L’INFERMIERA - Non avete bisogno di nulla?
GILBERTO - No, grazie.
L’INFERMIERA - Non ci si annoia troppo?
GILBERTO - Ci si potrebbe divertire di più.
L’INFERMIERA - Certamente, ma in una clinica il numero delle attrazioni è limitato. Vi porterei volentieri un romanzo, ma credo vi sia proibito il leggere. Volete misurarvi la febbre?
GILBERTO - Non avete altro diversivo?
L’INFERMIERA - E' sempre un momento di svago. (Entra) Ma non avete più latte.
GILBERTO - Ho avuto sete.
L’INFERMIERA - Vado ad ordinarvelo. (Esce lasciando la porta aperta. La si scorge mentre telefona con voce sommessa in corridoio) Pronto! Una bottiglia di latte per “Le rose” ... (Torna in scena) Vi avverto però che non dovete trangugiarlo come un ghiottone; non avrete altro prima di mezzogiorno... (Riordina il comodino).
GILBERTO - E lì.
L’INFERMIERA - Chi?
GILBERTO - Il latte. Ho sentito il montacarichi.
L’INFERMIERA - Avete L'udito buono.
GILBERTO - Mancano le distrazioni e con quel rumore mi sono divertito metà della notte.
(L’infermiera esce e ritorna col latte).
L’INFERMIERA - Ecco.
GILBERTO - Grazie.
L’INFERMIERA – Allora posso lasciarvi.
GILBERTO - Fate pure.
L’INFERMIERA - Decisamente niente termometro?
GILBERTO - Senza complimenti.
L’INFERMIERA - La vostra ferita non vi dà troppo fastidio?
GILBERTO - Abbastanza.
L’INFERMIERA - Ci ricorda che abbiamo un corpo.
GILBERTO - Si è felici solo quando lo si dimentica.
L’INFERMIERA - Eppure ci sono dei momenti in cui si è ben contenti di averlo.
GILBERTO - Quali momenti?
L’INFERMIERA - Nei momenti d'amore, per esempio.
GILBERTO - Ah!
L’INFERMIERA - E soltanto un'ipotesi mia perché non ne so nulla: sono ancora ragazza.
GILBERTO - Davvero?
L’INFERMIERA - Sì. Non lo dico per vantarmi, non ho fatto niente per questo. Dopo tutto, non è disonorevole.
GILBERTO – (Gentilmente) - No.
L'INFERMIERA - Prova ne sia che tutte le donne lo sono state. Soltanto è un po' monotono. Infine, che cosa volete? Non bisogna essere troppo esigenti. Non, si può avere tutto: un marito e una brutta faccia. Vi pare?
GILBERTO - Deve essere noioso fare l'infermiera!
L’INFERMIERA - Perché?
GILBERTO - Tutto il giorno in mezzo agli ammalati.
L’INFERMIERA - Oh! Non si fa quasi mai caso agli ammalati.
GILBERTO - Eh? Non vi interessate a loro?
L’INFERMIERA - Come un meccanico si interessa ai suoi bulloni.
GILBERTO - Capisco.
L’INFERMIERA - A dire il vero è un mestiere che non mi dispiace perché mi permette di farmi ascoltare. Sono come tutti: mi piace parlare. Capirete che, col bel muso che ho, chi mi sta a sentire deve esservi costretto. Le donnine che hanno un viso carino o qualche altro fascino possono chiacchierare ore ed ore: “Io sono così o cosà. Faccio questo o farò quello”. Si ascoltano con beatitudine e a bocca aperta. Ma io se parlo di me!
GILBERTO – Parlate d’altro.
L’INFERMIERA – Una conversazione è interessante soltanto se si parla di sé. Invece gli ammalati sono costretti ad ascoltarmi. Sono lì nel loro letto e non possono tagliare la corda…
… … …