Da IL DRAMMA - N. 331 - 1° Giugno 1940:
- "La parte di Amleto" atto unico in scena con la Compagnia De Filippo
Autore: Edoardo De Filippo
LA PARTE DI AMLETO – Commedia in un atto di Edoardo De Filippo
Rappresentata dalla Compagnia De Filippo
Personaggi: FRANCO SELVA – IL CUSTODE “PAPELE” – RENATO CARTIS – FABIO FELTA, impresario – ANGELO ZOPPI – RICCARDO BALZETTI – GASTONE ROTA – IL POMPIERE – ADELE CAPECCHIO – RITA BALDELLI – LA SARTA
Il palcoscenico di un qualunque teatro di Napoli. A destra, prima quinta, è la comune. In modo visibile lo sgabuzzino del custode. Sempre a destra, in seconda quinta, una scala che porta sui camerini. In fondo tre camerini per le prime parti con un piano soprastante per gli attori secondari. Questo secondo piano è circondato da una ringhiera di ferro che gira tutt'intorno e si perde in fondo a sinistra. A sinistra, tre quinte rappresentanti la scena del primo atto di “Amleto”. Sono le 20,30. Il palcoscenico è un po' buio. Il primo canterino in fondo è chiuso: il secondo invece è illuminato ma chiuso anch’esso. Il terzo è aperto e illuminato con la tenda tirata. Al secondo piano sono illuminati tutti i camerini però con le tende abbassate. Dietro si muovono delle ombre di attori in pigiama e in veste da camera, che cominciano a prepararsi per lo spettacolo. (Il custode, seduto accanto ad un tavolo, nel suo sgabuzzino, fuma e sbuccia delle castagne arrostite.)
IL POMPIERE – (Viene dalla sinistra recando un secchio vuoto e si dirige verso il custode). Sentite, io giro tutti i teatri, ma solamente qua devo quistionarmi! I secchi d'acqua vicino alle quinta devono essere pieni!
IL CUSTODE - E 'o dicite a mmè?
POMPIERE - No, ora lo dico a qualcuno che passa! ... Beh! Io quando monto di servizio qui ho un colpo in testa!
IL CUSTODE - Ma scusate, riempire i secchi non è una cosa che spetta a vuie?
IL POMPIERE – Spetta a noi; ma santo Dio, quando li abbiamo riempiti una volta mi pare che basti! Ogni volta dobbiamo fare questa storia?
IL CUSTODE - Insomma vuie p'e' sbacantà aspettate ca succede n’incendio? Io ll'aggio avuta sbacantà pe' forza; si no ll'acqua, quanno resta troppo tiempo, fete! Vuie, 'a sera doppo ‘o spettacolo, ve ne jate; io resto ccà tutta a santa jurnata ... Che m'hadda venì nu culera? Mò, 'ngrazia 'e Dio, pigliate 'e sicchie e riempitele d'acqua fresca! Manco chesto vulite fa?
IL POMPIERE - Avete ragione voi! Per regola vostra, noi in mezz'ora, quando capita qualche disgrazia, facciamo la fatica che voi fate in dieci anni! (Si avvia per la scaletta) Mezz'ora lavoriamo... (via).
IL CUSTODE - ... e diece anne nun facite niente!
CARTIS – (Dal camerino numero due, chiamando) Sarta?! ... Signora sarta?! ...
LA SARTA – (Dall'interno) - Eccomi. (Dopo poco entra dalla scaletta e va verso il camerino di Cartis) Eccomi, commendatore!
CARTIS – (Solleva la tenda e mostra una giubba) Per gentilezza, attaccatemi questo bottone.
LA SARTA - Subito, commendatore! Prendo l'ago e il filo nero. (Via per la scaletta, poi torna)
ANGELO – (Dalla comune si avvicina al custode) Buona sera. Posta?
IL CUSTODE – (Gli dà un pacco di corrispondenza) - Vedete voi stesso, perché io non sono andato ancora a scuola.
ANGELO – (Sfogliando il pacco trova una sua cartolina e riconsegna il resto della corrispondenza al custode) Una cartolina! (A Cartis) Commendatore, buona sera!
CARTIS - Buona sera, Zoppi.
(La sarta dalla scaletta va verso il camerino di Cartis).
ANGELO - Un pienone, commendatore! Al botteghino fanno la fila!
CARTIS – E’ “Amleto”, caro Zoppi! L’avevo ben detto, io!
ANGELO - E un gran lavoro. E una grande interpretazione vostra!
(La sarta ora cuce il bottone alla giubba).
CARTIS - Crazie, Zoppi.
ANGELO - E' la verità!
CARTIS – (Alla sarta). Mi raccomando; cucitelo bene e con filo resistente, altrimenti quando mi dispero, si stacca di bel nuovo!
ANGELO – (Mostrando il camerino numero uno, quello della Capecchio, sottovoce) E’ qui la signora?
CARTIS - Non so, Chi la vede?!
ANGELO - Quando dirigeva lei la Compagnia, c'era da impazzire. Io avevo già deciso cli piantarla.
CARTIS – E’ un'isterica pazza. Ora mangia l'aglio perché da quando sono entrato io gli affari vanno bene. Ma mi dite, Zoppi, perché il pubblico doveva correre agli spettacoli inscenati dalla Capecchio? E’ un'attrice da far tanto di cappello; ma non può da sola reggere un lavoro... Mancava l'attore!
ANGELO - L'ho sempre detto, io! Voi avete autorità; voi imponete al pubblico quello che sentite nel cuore... Vi giuro, commendatore, che certe volte, manco alla battuta per ascoltarvi... Siete grande!
CARTIS – (Lusingato) Grazie, Zoppi; sapete che non amo i complimenti.
ANGELO - Ma non sono complimenti, commendatore! La mia, è pura e semplice ammirazione! Beato voi, che sapete recitare così bene!
CARTIS - Sì, quando sono in forma … Ieri sera, per esempio, la scena del secondo atto, l'ho recitata bene...
ANGELO – E il finale? Quando diceste “Ora ho finito!”
LA SARTA – Furono tutti contenti! (Dandogli la giubba) Va bene, così?
CARTIS – Benissimo, grazie. (Si avvia nel suo camerino). Arrivederci, Zoppi. Studiare, studiare molto bisogna … (Via).
RICCARDO – (Dalla seconda via dei camerini). Ciao, Angelo.
ANGELO – Buona sera, Riccardo.
RICCARDO – Vieni su. Ho comprato delle bellissime cravatte e delle camicie magnifiche!
ANGELO – Le hai pagate?
RICCARDO – Pagherò! Ho firmato degli effettini.
GASTONE – (Uscendo dal camerino accanto). Lui paga tutto con gli effettini …
… … …