Dal Programma di sala LA GOVERNANTE 1970:
- Due ricordi a proposito della Governante
Autore: Sandro De Feo
Due ricordi a proposito della Governante
Della Governante e dei discorsi che certamente se ne fecero con Brancati, che a quel tempo era fuori di sé per i soprusi della censura, io ne rammento solo uno con sufficiente precisione. Fu una sera di primavera non troppo avanzata perché mi pare di ricordare che facesse ancora freddo, e ora vedo, dalla data del suo pamphlet Ritorno alla Censura cui fa seguito il testo del dramma, che fu la primavera del '52. Eravamo usciti dal caffè e risalivamo via Veneto verso la sua automobile che aveva lasciata a Porta Pinciana, egli mi avrebbe accompagnato a casa perché la mia macchina non so che avesse, era tutto imbacuccato come al solito la sera, specie nella mezza stagione e fino a che la primavera non si fosse dichiarata apertamente, e la sua voce mi giungeva soffocata dal bavero del cappotto che gli copriva la bocca. Voglio dire che egli sembrava brontolare assai più di quanto in realtà non facesse nel biasimare i censori che non avevano capito nulla della Governante, dal momento che nel suo dramma non era tanto questione dell'amore fra due donne quanto della calunnia che finisce per rovinare tutt'e due. lo sapevo che la calunnia era effettivamente il tema di un'altra commedia di presunti amori tribadici, colpita anch'essa dai rigori della nostra censura, un divieto tolto di poi, come fu tolto per La Governante. Era The children's hour dell'americana Lilian Hellmann tradotta e poi rappresentata in ltalia col titolo appunto La calunnia. Non so se Brancati Ia avesse avuta tra le mani, sebbene un cenno se ne trovi nella sua diatriba contro la censura, né ricordo se tra noi se ne sia parlato quella sera, mi rammento però che a un certo punto io interruppi la sua carica a fondo per dirgli (beninteso, dopo tanti anni non posso giurare che la conversazione che segue sia puntualmente quella che si svolse tra noi, ma queste furono sostanzialmente le cose che ci dicemmo): "Mi permetti di fare un po' l'avvocato del diavolo?" Figurarsi se un uomo come lui non me lo avrebbe permesso. Vedi - proseguii - io credo che non sia completamente vero che è la calunnia la sostanza del tuo dramma". "E qual'è secondo te la sostanza del mio dramma?", egli mi chiese, e mi parve che fosse sinceramente incuriosito: quando Io era sul serio gli si arricciava tutto quel suo piccolo viso puntuto. "Secondo me la sostanza della Governante è la stessa di tutti gli altri libri tuoi: è Eros". Mi parve un po' deluso, forse si aspettava che io gli chiarissi punti ancora oscuri a lui stesso, e invece ripetevo una cosa che cominciava a venirgli a noia a forza di sentirsela dire. "Certo - disse un po' spazientito - certo Eros è importante anche qui dentro, ma è la calunnia il tema della Governante prìma la calunnia e poi Eros". "E' qui che non siamo d'accordo, per me è prima Eros e poi la calunnia". "Ma allora in certo senso tu giustifichi I'operato della censura; se Eros è ancora così importante nella mia commedia, e un Eros così particolare, quegli stupidi dal loro punto di vista... " "Certo dal loro punto di vista di stupidi si può anche capirli. Perciò ti ho chiesto di poter fare un po' l'avvocato del diavolo. Ma se fossero intelligenti e davvero cattolici avrebbero avvertito la novità di questa tua opera. Per la prima volta, se non sbaglio in un tuo lavoro Eros non è un fatto di pura e semplice vitalità o di puro e semplice puntiglio patriottico, e in ogni modo non è l'Eros burlesco o grottesco degli altri tuoi libri". Non capii se gli facesse piacere sentirsi dire queste cose, lo vedevo sorridere con quella finta mestizia che era una delle sue risorse di commediante quando voleva fare la commedia: "Si vede che sto invecchiando " disse. lo alzai le spalle: " Non so se è perché stai invecchiando e non credo che per un artista conti molto questa storia dell'invecchiare o meno. ln un certo seaso si potrebbe dire che ringiovanisci o per lo meno ti rinnovi se per la prima volta in un tuo libro Eros è un fatto molto serio e triste e anzi tragico perché s'identifica col male e implica quindi un giudizio di natura morale". Questa volta parve impensierirsi sul serio, ma stette zitto, e di nuovo non mi riusciva di capire se fosse o non fosse d'accordo con me. Fu solo qualche anno dopo, egli era già morto, e Anna Proclemer ci affidò, a Moravia, a Pannunzio e a me, di rivedere il dattiloscritto di Paolo il caldo. il romanzo da lui lasciato incompiuto e che sicuramente egli aveva già cominciato a scrivere al tempo della conversazione riportata qui sopra - fu solo allora che nel leggere quelle pagine e sentendo fino a che punto si fosse incupita la sua musa, e come fosse diventato serio e triste quel suo démone, mi accadde di ripensare a quella sera fredda di aprile e di persuadermi che, pur stando zitto, in cuor suo egli mi aveva dato ragione. Ancora un ricordo, ma più vago, riguardo alla Governante. Alcuni giorni dopo - o fu quella sera stessa? - Brancati mi dette a leggere o mi lesse egli stesso o mi riferì, ora non ricordo bene, una lettera che gli aveva mandato Eugenio Montale al quale La Governante era molto piaciuta, e Brancati naturalmente non stava in sé dalla contentezza sebbene lo manifestasse, come al solito, nel modo più semplice e con l'aria di non credere a una sola delle lodi ricevute. Tra le quali ve n'era una che sembrava addirittura schiacciare il mio amico, un riferimento che Montale faceva a Cecof. Egli mi disse: " Che te ne pare?", e aveva l'aria di dirmi: "Ma ti pare possibile che io meriti tanto?". Rileggendo La Governante dopo tanti anni io non saprei se egli meritasse tanto, ma credo di capire in che senso Montale facesse quel riferimento. Nella Governante come in certi interni tragicomici di Cecof la tensione continua di comico e tragico è affidata a incidenti minimi, a maIintesi banali, a parole che sembrano grosse e fanno soltanto ridere, o a parole da nulla o addirittura a silenzi che ci danno i brividi.
SANDRO DE FEO