Da IL DRAMMA Num. 354 - 15 Maggio 1941:
- Perchè Emma Gramatica ringrazia il pubblico "con il volto ombrato di tristezza"
Autore: ENRICO BASSANO
Perché Emma Gramatica ringrazia il pubblico "con il volto ombrato di tristezza"
E' vero: Emma Gramatica, quando ringrazia il pubblico, ha sul volto una specie di segno amaro che le increspa le labbra, le offusca Ia fronte, le rende impossibile il sorriso. Emma Gramatica disdegna forse il suo pubblico? E' una presuntuosa? E' una incontentabile? E' una sofistichina? Bisogna non averla mai avvicinata - vorrenmo dire: mai ascoltata - per credere larvatarnente a tutto questo. Che Emma Gramatica è l'unica grande attrice rimasta sulla breccia, ben ritta in piedi, senza il minimo accenno di decadenza, senza tentennamenti, senza scorie del passato, e, soprattutto, senza inutili e dannose vanità. Raggiunto il vertice dell'arte sua, attraverso un cammino duro e faticato, la Gramatica si è mantenuta fino ad oggi all'altezza toccata senza cedere di un millimetro il terreno conquistato. Ed ha camminato coi tempi, ed ha sempre aderito alla sensibilità contingente, e non s'è mai attardata in inutili prove o in vani tentativi. Intelligentissima, coltissima, sensibilissima, la donna e I'attrice hanno saputo mantenersi a contatto della realtà della vita e, quindi, di logica conseguenza, a quella dell'arte. Con altri pubblici (bisogna avere il coraggio di dirlo schietto: vogliamo parlare dei pubblici stranieri nei quali permane vivissimo il senso di ammirazione e di devozione per i grandi artisti anche oltre le mode, oltre le nuove simpatie, oltre la mascita dei moderni idoletti), con altri pubblici, dicevamo, Emma Gramatica sarebbe oggi idolatrata, come una deità. Invece il pubblico italiano è supremamente ingiusto, con questa grande attrice, e la signora Gramatica avverte perfettamente tutto il peso di questa enorne ingiustizia. Il pubblico frequenta poco le recite di Emma Gramatica. Le frequenta poco o nulla quel bel pubblico sciccoso, chiacchierino, mondanetto, vanerello pel quale, ogni anno, nasce un capriccio nuovo ("capriccio", sì: sa un po' di equivoco, ma è proprio questo il significato che volevamo dare alla parola), e tifa maledettamente per Tizio perchè "porta bene" la marsina, e sbatte le flacide manine a Caia "che veste come un amore". Le frequenta poco anche il pubblico grosso, perchè, per la sua grande sete di Teatro con le inarrivabili battute di un comico da rivista, calma l'arsura intellettuale, e con una caracollata di vanitosi glutei impennacchiati satura il resto. In mezzo a questo vistoso crollo di gusti e di tendenze, tra queste pietose macerie nemmeno fumanti, Emma Gramatica - e pohi altri - continua il suo cammnino, opera la sua mission. La grande tradizione italiana, contro il parere dello stesso pubblico italiamo, ha di questi soldati, annovera di questi eroi. Non li merita, siamo d'accordo, ma li ha egualmente. Per questo noi abbiamo fede nel domani, e aspettiamo di veder nascere, sulle pietose scorìe di oggi, il nuovo pubblico italiano: quello per il quale si potrà - senzo tenta di dover incorrere nel grande equivoco di offrir margherite a quei tali mammiferi che non le sanno apprezzare - allestire il nuovo Teatro. E ad Emma Gramatica, ancora una volta inviamo un affettuoso e riconoscente saluto: noi le abbiamo sempre voluto un gran bene, un bene fatto di immensa ammirazione, di infinita devozione. Vogliamo dunque dirle che col suo esentpio molte forze del nostro Teatro si troveranno un giorno ancora in linea, intatte e fervide. E le invieranno, circondandola, un possente saluto "alla voce". E oggi le rispettiamo, come un premio giustamente conquistato, l'umano diritto di ringraziare il pubblico con il volto ombrato di tristezza.
ENRICO BASSANO