Compagnia Gigi Proietti presenta:
Cirano (1985)
Di Edmond Rostand
- Interpreti principali: Gigi Proietti, Laura Lattuada, Vanni Corbellini, Roberto Bisacco, Tullio Valli, Virgilio Zernitz, Mario Scaletta, Riccardo Plati, Raffaele Arzilli, Germana Dominici
- Traduzione: Roberto Lerici
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene: Giovanni Agostinucci
- Costumi: Giulia Mafai
- Coreografie: Raffaella Mattioli
- Luci: Franco Ferrari
- Regia: Gigi Proietti - Ennio Coltorti
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1.Gigi Proietti - Laura Lattuada 2.Vanni Corbellini - Foto di scena
Programma di sala (pagine 44)
- Compagnia Gigi Proietti
- Gli interpreti
- Questa traduzione (Roberto Lerici)
- Sul primo Cirano (Maurice Rostand)
- Foto di scena di Tommaso Le Pera
Compagnia Gigi Proietti
Tutti quelli che hanno partecipato, a vario titolo, alla produzione di questo CIRANO hanno avuto la sensazione di essere presenti a un avvenimento eccezionale, che si rifà da una parte ai grandi spettacoli del passato (Gino Cervi, al cui Cirano alcuni di noi hanno partecipato, ci è sempre sembrato il nostro punto di riferimento più diretto), dall'altra alle esperienze che si stanno facendo in tutta Europa (sono ancora giovani, ma già illustri, il Cirano di Savary e quello della Royal Shakespeare Company).Oggi non è «normale» avere una troupe di sessanta persone, una compagnia di attori solida e affiatata e un'azienda capace di adattarsi alle continue trasformazioni a cui l'estro «anomalo» del suo inventore e primo attore la espongono quotidianamente. Questo Cirano è produttivamente il risultato di dieci anni di lavoro, dal 1976 ad oggi; attraverso le esperienze di A me gli occhi, di Gaetanaccio, del Bugiardo, di Amore e magia nella cucina di mamma, del Gatto in tasca, del Caro Petrolini, del Come mi piace, delle mille partecipazioni a spettacoli televisivi, della regìa lirica di Tasca, e soprattutto attraverso due iniziative che hanno lasciato un segno profondo, malgrado la loro relativa brevità, in noi e negli altri, come il lancio del Teatro Tenda con A me gli occhi e la conduzione triennale del Teatro Brancaccio, si è fatta strada in noi la convinzione che produrre spettacolo non è un fatto meramente «economico», ma è innanzitutto un'intuizione che bisogna far risalire alle scelte artistiche, all'invenzione delle situazioni in cui operare, è in definitiva per ciascuno di noi un salto di qualità che permette di risolvere a monte alcuni problemi che generalmente cerchiamo di risolvere, con molto sforzo e con pochi risultati, in palcoscenico. Noi riteniamo che il futuro del nostro teatro sia proprio nella individuazione di formule produttive (e che tali siano realmente) che ,non prescindano da considerazioni strutturali e di mercato. La parola mercato suscita ancora disagio e imbarazzo, ed è solo nel teatro che esistono simili preclusioni, mentre in altri settori l'industria culturale è un'industria come tutte le altre.Produrre spettacolo significa poi in particolare contribuire alla formazione di una figura moderna di attore, capace di muoversi con sapienza e disinvoltura tra generi tradizionali e moderni mass media; in definitiva, significa che bisogna allargare il respiro del teatro, portarlo sul piano degli altri mezzi di comunicazione, fargli vivere le esperienze a cui più o meno consapevolmente si rifiuta, per timore o per pigrizia mentale.Del Cirano possiamo dire che abbiamo scelto la strada della grande spettacolarità e della festa teatrale, non indicata o sintetizzata in segni da decifrare, ma espressa totalmente. Da qui ogni possibile coerenza nelle scelte, prima fra tutte: il tipo di spazio teatrale. Il Sistina quindi non è casuale, o in contraddizione con il debutto in un teatro cittadino a finanziamento pubblico come quello di Pisa, ma è assolutamente con sono al tipo di operazione teatrale e di impianto spettacolare da noi prodotto. Il Sistina quindi non solo come «tempio del musical» o del teatro leggero, ma come unico luogo teatrale della città di Roma disponibile alla grande platea. Una platea, quella romana, che ha dato più volte prove di curiosità e interesse verso gli avvenimenti teatrali più rilevanti. Ma non sempre la domanda di questo pubblico così numeroso e attento è stata soddisfatta.Da parte nostra, con questa produzione che corona i vent'anni dell'attività teatrale di Proietti e che ha per noi il significato di un «cadeau» al pubblico di tutta Italia, speriamo di non deludere le aspettative di chi finora ci ha sempre seguito con simpatia e calore.Infine, abbiamo scoperto che è possibile produrre offrendo alle istituzioni il nostro lavoro e individuando con esse criteri di collaborazione che, comunque vada, fanno almeno risparmiare il pubblico denaro e consentono maggiore (in senso quantitativo) attività teatrale.
COMPAGNIA GIGI PROIETTI