Dario Panebianco presenta uno spettacolo di Franco Zeffirelli:
Così è (se vi pare) (1984)
Di Luigi Pirandello
- Interpreti: Paola Borboni, Pino Colizzi, Alfredo Bianchini, Marina Dolfin, Tino Bianchi, Stefano Varriale, Vincenzo Ferro, Antonella Rinaldi, Elsa Agalbato, Isabella Guidotti, Marina Ruffo, Turi Catanzaro, Clelia Piscitello, Angelo Tosto, Antonio Tallura, Luisella Mattei, Nadia Buracchi, Giovanni Turco
- Musiche: Federico Amendola Abiti delle signore: Renato Balestra Pellicce: Annabella (Pavia) Regista assistente: Pasqualino Pennarola Impianto scenico e Regia: Franco Zeffirelli
Link Wikipedia
Paola Borboni - Pino Colizzi - Franco Zeffirelli - La scena
Programma di sala (pagine 54)
- Le ragioni di una spettacolo (Franco Zeffirellli)
- Parlano di Luigi Pirandello
- Cenni storici
- Foto d'epoca
- Il cast
- Fotografie di Tommaso Le Pera
Le ragioni di un spettacolo
La storia si ripete, anche la mia. Anni fa riuscii a convincere Anna Magnani a ritornare al Teatro con La Lupa, diressi Monica Vitti in Dopo la caduta e fui il regista dell'ultima rentrée di Maria Callas con Tosca al Covent Garden: occasioni di spettacolo che si intrecciavano con grandi performances di attrici e di cantanti. Oggi è la volta di Paola Borboni, uno degli ultimi grandi «demoni» del teatro, da tempo incomprensibilmente obliata e forse anche umiliata. Al suo ritorno è dedicato questo COSÌ È (se vi pare) rispettando un appuntamento che da tempo io avevo con Pirandello e che la presenza di Paola rende impegnativo per tutti. Vorrei che si affrontasse questa grande attrice non soltanto come un fenomeno, con quel margine di isteria che la sua veneranda età può suggerire. Vorrei che si ascoltasse la suprema singolarità della sua voce, che non è soltanto frutto di grande tecnica, ma un meccanismo di precisione unico e prezioso che rispetta in modo maniacale ogni sorta di punteggiatura, anche le parentesi tonde, anche le parentesi quadre, una voce che arriva dovunque, ancora giovane: che s'inerpica sul palcoscenico con le sue risonanze remote e poi scende e rimbalza in platea. È, a 84 anni suonati, una leonessa che si concede completamente, ma con disciplina, fiducia e amore verso lo spettacolo in cui io ho pensato di invitare una parte del pubblico addirittura sul palcoscenico, eliminando la fatidica quarta parete per chiamarlo a giudice della commedia pirandelliana. Una proposta che lei ha subito afferrato, capito ed amato. Si dice che Paola Borboni è carismatica, ed è vero. Ma perché? Il carisma non è un dono divino, è qualcosa che ciascuno si deve conquistare, e Paola se lo è conquistato anche nelle sue apparizioni fuori dal teatro, ogni volta che è andata in televisione, o ha rilasciato un'intervista, ogni volta che ha sconfitto ai punti le più giovani colleghe, ogni volta che ha fatto sentire intorno, alla gente, la sua incredibile carica umana. È una donna, e un'attrice, la Borboni, che nella sua vita ha fatto tesoro di tutto, non ha buttato via nulla e a sua volta ha dato il meglio di se stessa agli altri, ferocemente economica nel mettere da parte il senso di molte esperienze, con una consapevolezza che esclude ogni calcolo e che oggi l'età rende ancora più armoniosa e saggia. Sentirla parlare, dal vivo, delle cose che ha provato, delle persone che ha conosciuto, dei momenti emozionanti che ha vissuto, è ogni sera fonte di emozione anche per noi, che la vediamo e la ascoltiamo in ogni suo aspetto, ora umile, ora arrogante, ma mai arrendevole. Paola ci apre davanti, con la sua conversazione, squarci di mondi di cui lei è testimone, lei che ha vissuto tutto il meglio e tutto il peggio di questo secolo, lei che ha incontrato il genio di Pirandello proprio quando era al suo massimo splendore. Per lui, Paola, dopo una fortunata carriera di attrice brillante, ricominciò tutto daccapo, scelse la grande conversione, vendendo tutto quello che possedeva per darsi anima e corpo alla drammaturgia di Pirandello di cui aveva immediatamente intuito i caratteri rivoluzionari e i grandi misteri che, straziando il tessuto del Teatro e della Società, essa proponeva. Una metamorfosi di teatro e di vita assai rischiosa per lei, perché lo scrittore era a quel tempo come esiliato in un suo limbo, non certo nel mondo ma, incredibilmente in Italia. Un limbo da cui usci soltanto molti anni dopo la sua morte, quando finalmente si scatenò la revisione critica e la riproposta a valanga del suo Teatro. Ma a questa riscoperta nessuno pensò, o volle, unire - e questo è incredibile - la voce della Borboni. Perché? Lei dice che dipende dal suo cattivo carattere. In ogni caso un gran peccato, perché oggi Paola può affrontare ormai ben pochi personaggi, ma ieri il suo repertorio poteva essere molto più vasto. Così va il mondo del teatro in Italia. È un'attrice che ho trovato disciplinatissima verso il regista e verso gli altri attori, dai quali esige altrettanta precisione. E anche io ho fatto del mio meglio per osservare la più rigorosa disciplina e il rispetto maniacale delle intenzioni dell'Autore. Perché alla fine le ragioni e lo scopo di questo spettacolo erano di riproporre umilmente questo testo storico e di creare per il nostro pubblico l'occasione di un incontro doveroso con questa nostra grande attrice e col suo indomito talento. Un talento che l'intuito rende vivo ad ogni istante. Paola fu tra le prime a comprendere quanto grati dobbiamo essere tutti a Pirandello, che ha rivoluzionato con il suo teatro la scena del mondo e ha fatto uscire la nostra società, la nostra cultura, dal provincialismo che soffocava tutto e tutti. Un miracolo che dobbiamo alle radici e alle ragioni, ancora più remote di quelle di Freud e di Jung, che erano ancorate fermamente ai misteri antichi e senza tempo della sua terra siciliana. Paola aveva capito, fra i primi, come questo teatro troncasse i legami con l'ipocrisia ottocentesca, proponendo tout court la disperazione del vivere e l'angoscia del dubbio: un nuovo modo, coraggioso e sincero, di guardare agli altri e a se stessi. Dopo quasi 70 anni questa commedia “COSÌ È (se vi pare)” sprigiona ancora intatta la sua energia, sgomenta e confonde come la prima volta, incastra il pubblico nella sua dialettica, come se la gente fosse chiamata a un grande dibattito che può anche proseguire nell'intervallo e all'uscita, fra queste crudeli chiacchere sulla vita altrui, e nella vita che poi si risolve sempre nel mistero, perché tutto è vero e tutto è illusione allo stesso tempo. Paola Borboni tutte queste cose le conosce da sempre e così ci dà una lezione che è di tecnica, di arte e di vita, e lo fa con uno spicchio di felicità vera che sono contento di aver sbucciato per lei.
FRANCO ZEFFIRELLI