E.A. Teatro alla Scala di Milano presenta alla Piccola Scala:
Così fan tutte (1956)
Dramma gioioso in due atti di Lorenzo Da Ponte. Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
- Interpreti: Elisabetta Schwarzkoff (Fiordiligi) Nan Merriman (Dorabella) Graziella Sciutti (Despina) Luigi Alva (Ferrando) Franco Calabrese (Don Alfonso) Rolando Panerai (Guglielmo)
- Maestro Concertatore: Guido Cantelli
- Regia: Guido Cantelli
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Eugene Berman
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 34)
- Mozart e così fan tutte (Eugenio Gara)
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Atto primo. Guglielmo e Ferrando rispettivamente fidanzati a Fiordiligi e Dorabella ne vantano le esemplari doti - massima la costanza amorosa - a don Alfonso, per il quale invece" è la fede delle femmine - come l'araba fenice". Il saggio scetticismo di don Alfonso è giudicato una vera provocazione dai due bollenti ufficiali, che subito vorrebbero rimettere alle spade la giusta riparazione. Ma don Alfonso è, oltre che di mondo, "uomo di pace" e li persuade ad accettare una soluzione meno drastica: una scommessa. Ascoltino i suoi suggerimenti, si prestino a svolgere per benino il suo piano ed egli dimostrerà che anche Fiordiligi e Dorabella sono deboli e incapaci di resistere alle tentazioni. I cento zecchini, pegno della scommessa, serviranno per un'allegra cena. È adesso il turno di Fiordiligi e Dorabella di cantare le lodi dei loro fidanzati: le interrompe don Alfonso per annunciare, con la necessaria aria contristata, che Ferrando e Guglielmo "al marzial campo - ordin regio li chiama". Ed ecco che i due, con simulato dolore, vengono a prendere congedo: le donne non sono da meno nella mistificazione, e, invocando la dolce morte piuttosto che la crudele separazione, chiedono di essere uccise seduta stante. Ferrando e Guglielmo danno di gomito a don Alfonso per sottolineare soddisfatti il contegno delle loro innamorate ma don Alfonso li invita filosoficamente ad aspettare con pazienza. Poche altre parole di circostanza e poi gli ufficiali partono al suono di una marcia militare. Fiordiligi e Dorabella si sentono più che mai eroine di tragedia e don Alfonso non sa dissimulare dispetto e ironia per le loro sciocche smorfie. Appare Despina, servetta astuta: sta preparando la cioccolata per le padroncine che sopraggiungono proprio nel momento in cui lei si decide ad assaggiarla. Ma Fiordiligi e Dorabella hanno altro per la testa e Despina, allarmata dalla loro evidente disperazione e appresine i motivi, pronta le esorta a non drammatizzare oltre misura la faccenda, a non considerare più di quel che merita la " malefica razza" maschile e magari a ripagarne "d'egual moneta" la cronica infedeltà. Le due donne se ne vanno scandalizzate. Con tali premesse è naturale che Despina diventi la valida alleata di don Alfonso: una ventina di scudi di mancia le gombrano la coscienza dagli ultimi scrupoli, se pure ne ha, e garantiscono il suo aiuto per introdurre presso Fiordiligi e Dorabella un paio di nuovi spasimanti. I quali non sono altri che Ferrando e Guglielmo buffamente camuffati da cavalieri albanesi. L'incontro con Fiordiligi e Dorabella è proprio come essi in cuor loro speravano: appena dichiarano il loro amore fatale e fulmineo, le due donne s'accendono d'uno sdegno così violento e caricato da far sospettare che non sia del tutto sincero. Ma Ferrando e Guglielmo non badano per il sottile, e più Fiordiligi e Dorabella si mostrano offese e irate di tanta temeraria galanteria, più essi se ne compiacciono come della prova lampante della loro inattaccabile virtù. Rimasti soli con don Alfonso, Ferrando e Guglielmo non dubitano di aver vinto la scommessa. Don Alfonso invece non si arrende: si dia tempo al tempo e si vedrà. Dopo che don Alfonso ha concertato con Despina gli ulteriori sviluppi dell'imbroglio e dopo che le due sorelle hanno espresso il loro sconforto per la condizione in cui versano, ricompaiono i pseudo albanesi, fingendo di aver cercato la morte in una pozione di arsenico. Il gesto sconsiderato ha il suo effetto: cominciano a muoversi un po' a pietà le belle ritrose, cosa che ovviamente non lusinga Ferrando e Guglielmo. Despina corre in cerca d'un medico, che non tarda ad arrivare. Nei goffi paludamenti galcnici si nasconde né più né meno che Despina stessa: grazie alla miracolosa pietra mesmerica di cui fa sfoggio, i due finti avvelenati resuscitano e approfittano del favorevole momento psicologico per rinnovare più pressanti le loro dichiarazioni alle due sconcertate donnine, spingendo l'audacia fino a chiedere un bacio. Questo è troppo: il rifiuto di Fiordiligi e Dorabella è reciso, nonostante che Despina-medico raccomandi di "secondare per effetto di bontade".
Atto secondo. La spregiudicata Despina si sforza con successo di iniziare le padroncine alla sua morale disinvolta. Dorabella e Fiordiligi sembrano ora meno insensibili alla eloquenza della servetta e si convincono che alla fin fine non ci sarebbe nulla di male se tendessero più benigno orecchio alle offerte amorose dei tenaci albanesi, tanto nessuno ne saprà niente, e quand'anche venisse a galla qualche cosa Despina dirà che i due erano suoi corteggiatori. A Dorabella e Fiordiligi non resta che scegliere ciascuna il proprio cavaliere: invertendo le parti, questa pende per Ferrando, quella per Guglielmo. Con una gentile serenata preannunciata da don Alfonso, Guglielmo e Ferrando porgono musicale omaggio alle due donne. Il quartetto non riesce però a superare un senso di imbarazzo, e allora don Alfonso e Despina si fanno sotto per sciogliere il ghiaccio. La conversazione è avviata su temi banali: " Oh che bella giornata! " - " Caldetta anzi che no" ....: " Che vezzosi arboscelli!" - "Certo, certo, sono belli ..... ". Poi le coppie si separano. Un piccolo dono di Guglielmo basta a far breccia nella traballante virtù di Dorabella. Resiste ancora all'assedio Fiordiligi, sebbene un poco meno salda, acerbamente dibattuta, com'è, tra il dovere e la tentazione. Quando Ferrando e Guglielmo si ritrovano si scambiano i resoconti sulle rispettive imprese: Ferrando è lieto di poter rassicurare l'amico sulla sua Fiordiligi; ne gode Guglielmo ma si rammarica di dover purtroppo togliere a Ferrando ogni illusione su Dorabella. A loro volta le donne fanno le loro confidenze a Despina. Fiordiligi, pur non negando di essere invaghita del suo cavaliere albanese, conferma che vuoi conservarsi fedele a Guglielmo. Invano Dorabella, ormai completamente rivelatasi per quella frivola che è, tenta di convertirla, insinuando anche argomenti pratici: " sei tu certa - che non muoiano in guerra - i nostri vecchi amanti?" E poi: "Siam donne!", sì o no? Dunque ... " Credi, sorella, è meglio che tu ceda". Fiordiligi però escogita un estremo ripiego: si travestirà da militare e andrà a cercare il suo fidanzato al campo; chi sa che il suo esempio non ravveda la sorella. Despina la aiuta a cambiar d'abito, ma incomincia a pensare seriamente che le manchi qualche venerdì. Mentre, in divisa, Fiordiligi già affretta con l'immaginazione l'istante in cui sarà davanti al suo Guglielmo, irrompe per l'assalto decisivo Ferrando. Era difficile prevedere vittoria più rapida. Poche battute bastano a debellare le superstiti resistenze di Fiordiligi che si abbandona con un languido " Crudel, hai vinto - fa di me quel che ti pare". Don Alfonso e Despina faticano a trattenere il furente Guglielmo che ha spiato la scena e vorrebbe stroncare le effusioni della coppia. Lo calma più tardi lo stesso Ferrando restituendogli con gli interessi le ironie e i consigli che l'amico gli aveva elargito in occasione della sua analoga disavventura. Don Alfonso può finalmente trarre la prevista morale: inutile disperarsi e sognare impossibili vendette; del resto, le loro donne non sono peggiori delle altre: "giovani, vecchie, e belle e brutte - ripetete con me: Così fan tutte! ". Che fare? Ma sposarsele, perbacco, come sono, come se niente fosse stato. Despina può annunciare che le padroncine sono pronte a unirsi in matrimonio con i cavalieri albanesi (di cui anch'essa ignora l'identità), e dare istruzioni alla servitù per la festa nuziale. Brindisi delle coppie e arrivo del notaio, che, inutile a dirsi, è Despina mascherata, per la firma del contratto. Riecheggia la marcia militare che prima aveva accompagnato la partenza dei due ufficiali e ora ne segna il ritorno. Gli albanesi vengono di corsa spediti nella camera accanto e di lì a poco entrano gli ufficiali" richiamati da regio contrordine". Stupiscono della fredda accoglienza delle loro fidanzate, mentre Despina giustifica il suo travestimento inventando di essere or ora tornata da un ballo in costume. Fiordiligi e Dorabella si meravigliano di identificare la loro servetta nel notaio che doveva sposarle. Scoperti i fogli con le firme delle donne, Guglielmo e Ferrando continuano a recitare la commedia esplodendo indignazione e ira, e, le spade snudate, si avviano per snidare e infilzare i traditori. A questo punto il gioco per essi è concluso: infatti rientrano subito dopo per rinfacciare scherzosamente alle interdette fidanzate la loro debolezza e rivelare l'intrigo. L'indiavolata Despina riceve la sua parte di complimenti per la prontezza di spirito e per la bravura del suo trasformismo. Don Alfonso spiega il perché di tutto. Pace e serenità sono ristabilite tra le primitive coppie Fiordiligi-Guglielmo e Dorabella-Ferrando, che teneramente si ripromettono di far tesoro per l'avvenire di una così utile e divertente esperienza.