Teatro alla Scala di Milano presenta:
Fedora (1956)
Dramma di Victorien Sardou ridotto in tre atti da Arturo Colautti. Musica di Umberto Giordano
- Interpreti principali: Maria Meneghini Callas (Fedora) Franco Corelli (Conte Loris) Anselmo Colzani (De Siriex) Silvana Zanolli (Contessa Olga) Paolo Montarsolo (Cirillo)
- Maestro Concertatore: Gianandrea Gavazzeni
- Regia: Tatiana Pavlova
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Nicola Benois
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 22)
- Il verismo di "Fedora" (renato Mariani)
- Argomento
- Bozzetti delle scene
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Atto primo. Sulla fine del secolo scorso, a Pietroburgo, in una sera d'inverno, nel palazzo del conte Vladimiro Adrcicvic. La fidanzata, principessa Fedora Romazov, allarmata per non aver visto il conte, viene a cercarlo e si trova così presente quando, di lì a poco, egli è trasportato a casa gravemente ferito e privo di sensi. Il vecchio conducente della slitta racconta di averlo accompagnato ad un padiglione affidato ad una donna anziana; attese un poco, poi udì due spari e vide un uomo fuggire lasciando sulla neve tracce di sangue; nell'interno il conte giaceva in disperate condizioni. Infatti egli spira, mentre la polizia raccoglie indizi che a colpirlo è stato il conte Loris Ipanov, il quale abita nel palazzo di fronte e che risulta fuggito. Risulta pure che Vladimiro era stato fatto segno a minacce nella sua qualità di capitano della Guardia; non c'è dubbio che si tratti di un delitto di nichilisti e Fedora si vota alla scoperta del colpevole, per vendicare l'amante.
Atto secondo. A Parigi, dove si è trasferita, la principessa Fedora, offre un ricevimento; vi partecipano, fra gli altri, l'amica contessa Olga, il diplomatico De Siriex, il pianista Lazinski che dà un concerto, ufficiali, funzionari. È pure intervenuto Loris, del quale tutti ignorano le vicende, ma che Fedora ha saputo rintracciare e invischiare col suo fascino: la principessa a sua volta si sentirebbe di amarlo se non lo sospettasse assassino di Vladimiro e non si proponesse di farlo confessare la notte stessa e poi di consegnarlo alla polizia. Alla polizia russa intanto essa ha denunciato lui e un suo fratello come nichilisti. Improvvisamente la festa viene sospesa; un telegramma da Pietroburgo annuncia che lo zar è stato vittima di un attentato nichilista. Allontanatisi tutti, ritorna Loris che ha promesso a Fedora di provarle che non è, come essa crede, un assassino, ma di avere agito per motivo d'onore. Infatti le rivela di avere sparato contro Vladimiro avendolo colto in intimo colloquio con sua moglie, e per legittima difesa. Adesso Fedora non può lasciare andare Loris, che cadrebbe nel tranello da lei fattogli tendere dalla polizia, e lo trattiene gettandosi fra le sue braccia.
Atto terzo. In una villa dell'Oberland svizzero, dove Fedora e Loris vivono felici insieme e dove Olga e De Siriex giungono a visitarli. Ma il diplomatico è latore di un annuncio che sveglierà Fedora dal suo sogno beato: la polizia ha arrestato a Pietroburgo un giovane indicato come nichilista e complice dell'assassinio del conte Vladimiro; il giovane poi è morto annegato nel carcere invaso dalle acque della Neva, e alla notizia la madre è morta di crepacuore. Erano l'uno il fratello, l'altra la madre di Loris. Fedora, atterrita, grida: "Sono io che li ho uccisi! ". Sopravviene Loris, il quale sogna di poter rientrare, graziato, in Russia per sposarvi la principessa, ma gli perviene da Pietroburgo la lettera di un amico che gli dà la terribile nuova della morte della madre e del fratello, incolpando di falsa delazione una donna che vive a Parigi. Straziato, Loris impreca contro l'ignota, ma dalle parole con cui Fedora tenta di spiegare che essa potrebbe avere agito per amore e dietro falsi indizi, comprende la terribile realtà. Si scaglia allora contro di lei maledicendola; non fa però in tempo ad impedirle di trangugiare un veleno. Negli spasimi dell'agonia Fedora invoca il perdono che Loris, con un estremo bacio, le concede.