Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia presenta:
Irma la dolce (1997)
Di Alexandre Breffort
- Interpreti: Daniela Giovanetti, Fabio Camilli, Gianfabio Bosco (Gian),Paolo Triestino, Maria Stopper, Guido Silveri, Claudio Bonino, Felice Casciano, Eugenio Dura, Luciano Pasini, Mariolina Matarrelli, Michele Minciotti, Danilo Monardi, Giorgio Napolitano
- Traduzione e adattamento: Roberto Carosi
- Musiche: Marguerite Monnot
- Coreografie: Marco Ierva
- Scene e Costumi: Bruno Buonincontri
- Luci: Claudio Schmid
- Regia: Antonio Calenda
Link Wikipedia
- Danela Giovanetti - Gian Fabio Bosco - Foto di scena
Quaderni del teatro (pagine 90)
- Introduzione allo spettacolo
- Irma la dolce e l'eterna stagione del musical (Rita Sala)
- Eccezione nel letargo (Danilo Soli)
- Signore e signori: questa e Pigalle (Dider C. Deutsch)
- Il cast
- Foto copertina Tiziana Luxardo
- Foto di scena Montenero e Parezan
Introduzione allo spettacolo
Il musical e in genere il teatro con musiche si è imposto di recente e con rara “prepotenza” nel teatro italiano. Dove ha trovato terreno particolarmente fertile: perché la tradizione teatrale italiana affonda le sue radici in quella gloriosa della Commedia dell’Arte e nella sua naturale prosecuzione, la rivista e il varietà, che insieme rappresentano uno dei contributi più originale che il teatro italiano ha dato all’arte scenica di tutti i tempi. E proprio del varietà alcuni spettacoli di Antonio Calenda quali “Na sera ‘e maggio e Cinecittà” (dedicati a grandi attori del nostro tempo come Pupella, Rosalia, Beniamino Maggio, Aldo Tarantino, Anna Campori e Pietro De Vico) hanno dimostrato l’indubbia ricchezza di materiali e di suggestioni espressive. Ma anche la straordinaria capacità di emozionare, divertire e commuovere di quei teatranti, insuperabili nel padroneggiare le diverse componenti espressive dello spettacolo. E terreno ancora più fertile lo spettacolo musicale ha trovato in una città come Trieste, dove la tradizione italianissima del varietà (non si può non ricordare, a questo proposito, un maestro come Angelo Cecchelin) si è intrecciata a quella tipicamente Mitteleuropea dell’operetta viennese, vera e propria “antenata” del musical anglosassone modernamente inteso. Ecco quindi che l’allestimento di una commedia con musiche come Irma la dolce è in primo luogo un dovuto e affettuoso omaggio a Trieste al suo amore per la musica e per il teatro musicale. Ma non solo: esso trova precise motivazioni nel fatto che a produrlo è un Teatro la cui ragion d’essere sta proprio nelle peculiarità storiche, culturali e geografiche di Trieste e del Friuli-Venezia Giulia. Un Teatro, come lo Stabile di prosa, che a queste peculiarità ha legato molti episodi importanti della sua quarantennale avventura artistica e che, in questa occasione, risponde ad una evocazione della propria città e del suo pubblico che lo autorizza, forse, a scardinare la tradizionale classificazione idealistica, secondo cui ogni forma spettacolare doveva avere un suo ambito formalmente e, quindi, istituzionalmente definito. Del resto è quanto già avviene in altri paesi europei. Due esempi per tutti: un grande e indiscusso teatro “stabile” come il National Theatre di Londra alterna continuamente nel proprio repertorio testi di drammaturgia contemporanea a commedie musicali, spettacoli per bambini a classici del teatro inglese e internazionale, e la gloriosa Royal Shakespeare Company che con un musical come Les Miserables ha prodotto uno degli spettacoli più visti e amati di questi ultimi decenni. Né mancano attori, registi, scenografi che hanno voluto, nella loro carriera, avvicinarsi al musical. Anche in questo caso l’esempio è davvero significativo: Peter Brook, maestro indiscusso del teatro contemporaneo di questo secolo, si è avvicinato alla commedia musicale, mettendo in scena nel 1958 prima a Londra e poi a Broadway proprio Irma la dolce, un musical in cui parole, musica e danza costituiscono un tutt’uno e che rappresenta un piccolo gioiello di perfezione scenica. In questa nuova versione italiana di Irma la dolce, i protagonisti sono giovani attori con significative e consolidate esperienze nel teatro di prosa, affiancati da un veterano del teatro di varietà come Gian. Nello spettacolo non c’è soltanto la compiutezza di un gradevolissimo e affatto banale intrattenimento spettacolare: c’è qualcosa di più. Dietro il fregolismo scatenato cui si costringe il giovane Nestore pur di avere tutta per sé la bella Irma di cui si è innamorato (materia questa che il teatro ben conosce), si nasconde una strana inquietudine, si cela una storia di stupido spaesamento, si alimenta quella ricerca di una identità che segna confusamente l’esistenza dei due protagonisti. Nel suo piccolo Irma la dolce offre agli attori, ai musicisti, ai ballerini, al regista l’occasione abbastanza rara, oggi, di ripensare il proprio mestiere in uno stimolante ampliamento dei codici spettacolari, e al pubblico l’occasione di un divertimento inconsueto e che ci auguriamo gratificante per il cuore e per la mente.