Teatro alla Scala di Milano presenta:
Mefistofele (1964)
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo. Parole e musica di Arrigo Boito
Interpreti principali: Nicolai Ghiaurov (Mefistofele) Raina Kabaiwanska (Margherita) Carlo Bergonzi (Faust) Linda Colaciuri Vajna (Elena) Armanda Bonato (Marta) Solisti nelle danze: Fiorella Cova, Walter Venditti, Bruno Telloli
- Maestro Concertatore: Gianandrea Gavazzeni
- Regia: Margherita Wallmann
- Maestro del coro: Roberto Benaglio
- Coreografie: Margherita Wallmann
- Bozzetti e Figurini: Nicola Benois
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Link Wikipedia
- 1. Ghiaurov 2. Kabaiwanska 3. Bergonzi 4. Colaciuri Vajna 5. Bonato 6. Gavazzeni 7. Wallmann
Programma di sala (pagine 28)
- Il diavolo come invitato alla festa (Eugenio Gara)
- Bozzetti delle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Prologo. In cielo. Squillano le sette trombe apocalittiche, rombano i sette tuoni, le falangi celesti, invisibili entro la nebulosa, cantano in lode al Signore. Ergendosi tra le nubi Mefistofele lancia la sfida a Dio: saprà attrarre nelle sue reti Faust e dannarlo. Risponde il Chorus mysticus accettando. Mentre Mefistofele scompare si snodano i cantici dei cherubini, cui fa eco dalla terra l'Ave Maria delle penitenti.
Atto primo. Primo quadro. Il popolo di Francoforte festeggia la domenica di Pasqua. Tra la folla si aggira anche Faust, accompagnato dall'amico e discepolo Wagner. Cala la sera. Faust si accorge che un misterioso "frate grigio" "muove - in tortuose spire e s'avvicina - lento alla nostra volta".
Secondo quadro. Il frate ha seguito Faust nel suo studio e, trasformato l'abbigliamento in quello di un cavaliere, gli si svela. È Mefistofele, venuto per offrirgli i propri servigio. Faust chiede di vivere un'ora di riposo in cui s'acqueti l'anima e possa dire all'attimo fuggente: "Arrestati sei bello!"; non lo turba il pensiero dell'altra vita ed è pronto a lasciare l'anima al diavolo. Il patto è concluso. Sul mantello fatato di Mefistofele trasvoleranno lo spazio.
Atto secondo. Primo quadro. Mefistofele si incarica di sviare con schermaglie galanti la sorveglianza di Marta, per consentire a Faust, che è ora un giovane cavaliere sotto il nome di Enrico, di corteggiare Margherita, di vincerne le esitazioni e finalmente di corromperne l'innocenza insinuandole di propinare un sonnifero alla madre perché la notte sia libera d'ostacoli e propizia al loro amore.
Secondo quadro. Mefistofele e Faust raggiungono la valle di Schirk, dominata dalle cime di Brocken, dove streghe e stregoni si adunano per il loro Sabba. In mezzo ad essi, Mefistofele, loro sovrano, inveisce contro lo stolto e tronfio genere umano, brandendo un globo di cristallo, immagine del mondo, che poi infrange al suolo. Per un momento la ridda che ne segue si arresta: sul cielo si disegna la figura di Margherita in catene, il collo rigato di sangue, gli occhi fissi e freddi; Faust la contempla angosciato, ma Mefistofele si affretta a distoglierne lo sguardo. A
tto terzo. Vaneggia Margherita nel carcere dove l'hanno gettata sotto l'accusa di aver affogato il bimbo della sua colpa e avvelenato la madre. Faust viene per liberarla: il rimorso dei peccati commessi, il desiderio di espiarli cedono al miraggio di una vita felice accanto all'amante, ma alla vista di Mefistofele inorridisce e supplica da Dio la forza di resistere alla estrema tentazione. La morte pietosa le risparmierà la mannaia. "È giudicata", dice Mefistofele. Voci dall'alto annunciano: "È salva!".
Atto quarto. La notte del Sabba classico. Mefistofele ha portato Faust a vivere una nuova avventura nel sognato regno delle favole. Il trovarsi in Grecia esalta Faust e annoia Mefistofele. Canti e danze si svolgono in onore di Elena che però è turbata dalla visione di Troia a ferro e fuoco per causa sua. A distrarla, piu che le onde del Lete invocate dalle Coretidi può l'arrivo di Faust. A lei, nella quale identifica la "forma ideal, purissima - della bellezza eterna", Faust si prosterna. Reciprocamente folgorati, essi si abbandonano all'ebbrezza della loro passione.
Epilogo. Faust è ritornato nel suo studio. Alle soglie della morte, stanco, deluso: delle sue molteplici esperienze "Il Real fu dolore - e l'Ideal fu sogno". La partita è perduta per Mefistofele. Contro le visioni celesti che si schiudono a Faust, contro il baluardo del Vangelo, nulla possono le estreme lusinghe terrene evocate da Mefistofele. "Vieni, Ideal, vien Morte!" esclama Faust "Santo attimo fuggente - arrestati, sei bello. - A me l'eternità!". Cherubini e falangi salutano esultanti l'ascesa della sua anima redenta, mentre Mefistofele irridendo si risprofonda.