Programma di sala (pagine 20)
- Nureyev e il suo pubblico
- "Ora per i russi sono un eroe" intervista (Mario Pasi)
- Biografia di Nureyev
- Rudolf in Italia (Alberto Testa)
- Fotografie
Ora per i russi sono un eroe
Dal “Corriere della Sera” del 1 dicembre 1987. (Intervista di Mario Pasi a Rudolf Nureyev a pochi giorni dal rientro in Russia)
Nel 1961, agli inizi dell’estate, il balletto del Kirov di Leningrado, erede della grande tradizione dei teatri, imperiali, compì una tournée in Occidente; fra i suoi danzatori c’era un giovane di 23 anni, un grande talento appena sbocciato. Quel giovane si chiamava Rudolf Nureyev, origine asiatica, nascita su un treno diretto in Estremo Occidente, cresciuto a Ufa, quindi Bashkiro. Un temperamento ribelle già si diceva. A Paggi Nureyev lasciò la compagnia e chiese asilo politico. Sono passati ventisei anni, e il Kirov è tornato a Parigi, dove è sempre amato. Oggi il clima è diverso, il nuovo direttore della compagnia Oleg Vinogradov è un uomo aperto e intelligente. Conosce Nureyev dai tempi dall’accademia. Fino a qualche tempo fa i sovietici incontravano gli esuli di nascosto, era pericoloso. E Nureyev, soprattutto, era la pecora nera, il primo traditore, colui che doveva essere ignorato e cancellato come un “nemico”. Ma gli echi dei suoi trionfi giungevano in Russia, per vari canali non ufficiali. Qualche giorno fa Nureyev e il Kirov tutto intero, si sono incontrati e hanno brindato, festeggiato; apertamente, e persino l’ambasciatore sovietico a Parigi si è intrattenuto con Nureyev. Prodigio. Ma Rudolf era appena rientrato da una breve visita privata (ma fino a che punto?) nel suo paese, da Mosca a Ufa. Dopo ventisei anni aveva finalmente potuto vedere la madre ammalata. Tornerà in URSS, per una settimana, a febbraio. Tutti sanno che il Kirov è andato, una sera nella casa di Nureyev di Parigi, e che le nuove “star” di Leningrado, hanno potuto parlare con il “trasfuga”. Era presenta un altro fuggitivo, anch’egli ex Kirov Mickhail Baryshnikov. E c’era anche l’organizzatore italiano Luigi Pignotti, da sempre vicino a Nureyev. L’attuale direttore del Balletto dell’Opéra di Parigi ha risposto ad alcune domande del “Corriere”.
Il suo recente viaggio in Russia porterà risultati anche sul piano artistico?
“Certo. Vedremo in che maniera si può collaborare. Per ora il primo passo è la tournée dell’Opéra di Parigi alla fine dell’88”.
Saranno cancellati i “veti” del passato?
“Lo spero. Il ministro della cultura francese sta portando avanti il progetto Opéra, e mi sembra che ci sia buona volontà da ambo le parti”.
Che rapporti ha con il Kirov? Se ci sono, sono buoni?
“Ottimi. Sono venuti a casa mia da amici”.
I russi sapevano del suo arrivo?
“Solo al Bolscioi, credo. Ma all’arrivo ho trovato i corrispondenti esteri, giornalisti e fotografi. Non ho fatto a tempo ad andare in teatro, e mi dispiace”.
Ha incontrato amici?
“Un paio. Con uno di Leningrado sono andato a cena”.
Che cosa pensano di lei, ora, i suoi colleghi?
“E’ sorprendente, ma pensano di me che sono un eroe, molti di loro”.
Ha notato segni di pentimento da parte delle autorità sovietiche nei suoi confronti?
“Non scherziamo…però quando sono andato a vedere il Kirov, seduto vicino a me l’ambasciatore Trano, erano felici anche i politici. Davvero, avevo la sensazione che mi giudicassero come un eroe, e non più come un reprobo“.
So che molte compagnie sovietiche, o perlomeno le principali, vorrebbero avere lei o Baryshnikov come ospiti. E le offrissero di dirigere, per esempio, il Bolscioi, che direbbe?
“Risponderò più genericamente. E’ un problema dirigere un grande complesso, non è facile neppure qui. Fare innovazioni? Forse on ho più l’energia necessaria per combattere lunghe battaglie. Accontentiamoci di restare nella realtà”.
Per il grande artista non poteva esserci dono più bello per i 50 anni che compirà fra breve. L’augurio è che ne seguano altri. E intanto, per il prossimo anno, è prevista anche una lunga tournée italiana.