Per un paio di mutandine (1966)
Tre atti comici di Luigi Lunari
- Interpreti: Tino Scotti, Piero Mazzarella, Liliana Chiari, Ennio Groggia, Rino Silveri, Adele Zama, Elena Borgo, Augusto Soprani, Lia Rainer, Lia Rho Barbieri, Maria Grazia Bon
- Musiche Originali: Raoul Ceroni
- Scene: Remo Baratti
- Assistente Regia: Pitta de Cecco
- Regia: Carlo Colombo
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Programma di sala (pagine 16)
- Il Cast
- Collaborazione (Luigi Lunari)
- Tutto cominciò da ... (Luigi Lunari)
- Fotografie di Gianfranco Tonali
Collaborazione
Devo all'amicizia di Carlo Colombo l'invito, rivoltomi l'autunno scorso, a scrivere una commedia per la Compagnia del Teatro Milanese. Una commedia in tre atti. da presentarsi all’Odeon nei mesi della calura, ovviamente comica, non eccessivamente castigata, che facesse giusta parte ai due primattori Mazzarella e Scotti, che rendesse un buon servizio anche agli altri, possibilmente in abiti contemporanei e a scena fissa, che terminasse a mezzanotte e dieci perché a mezzanotte e venti parte l'ultima corsa della metropolitana, e via dicendo. Sono convinto che il teatro - a qualsiasi livello sia e qualsiasi pretesa si ponga - è tra le forme letterarie quella più «d'occasione», più vincolata dalle circostanze, più condizionata da ragioni pratiche; e che l'autore drammatico - come del resto è sempre stato nella storia - debba essere un professionista, cui ci si rivolge per averne un'opera che anzitutto risponda allo scopo, così come all'architetto si chiede che la casa risponda ai bisogni e ai gusti di coloro che dovranno abitarla. Per queste ragioni ho gradito l'invito, pur con le sue clausole, più di qualsiasi travolgente e incondizionata suggestione di quella inattendibile signora che si chiama Ispirazione. E durante il lavoro, proprio per quelle clausole, mi sono sentito un uomo con i piedi per terra, un lavoratore che fa qualcosa destinato a servire (e cos'altro dovrebbe essere uno scrittore?), anziché un pazzoide con le ali costretto a scrivere per dei posteri mai visti né sentiti nominare. E pur cercando di fare, ovviamente, il meglio che mi era possibile, mi sono sforzato di realizzare - assai prima che l'Immortale Capolavoro - quello che mi era stato chiesto; convinto come sono che se un architetto cui si commissiona una villetta in campagna, presenta al cliente la Cattedrale di Ulm o un colonnato degno del Bernini, sia sì un grande architetto ma anche un grosso cretino. Mazzarella e Scotti stavano recitando con i loro compagni al Gerolamo. Conoscevo benissimo loro due e gli altri, ma ho ugualmente assistito almeno trenta volte a quello spettacolo, cercando di comprendere il modo d'essere della loro arte di attori, il segreto - nei toni, nel ritmo, nei gesti - della loro comicità. Questa osservazione è stata tanto proficua, tante sono state le indicazioni, i suggerimenti che indirettamente o direttamente ne ho tratto, che ciascuno degli autori potrebbe figurare come «co-autore» per il personaggio che lo riguarda. Un'opera di collaborazione, dunque, e - indipendentemente dal risultato - la conferma di un metodo di produzione drammatica che è poi il metodo più valido e sperimentato, suggerito dall'intera storia del teatro, e particolarmente adatto al teatro italiano, che tanta parte della sua storia e della sua evoluzione deve all'arte dell'attore.
LUIGI LUNARI