Compagnia di Prosa Mario Chiocchio presenta:
Pigmalione (1987)
Di George Bernard Shaw
- Interpreti principali: Gianrico Tedeschi, Franca D'Amato, Carlo Hintermn, Mario Chiocchio, Leda Celani
- Traduzione: Ciro De Sanctis
- Scene e Costumi: Gianfranco Padovani
- Regia: Filippo Crivelli
Programma di sala (pagine 24)
- Pigmalione o My Fair Lady (F. Crivelli)
- Pigmalione (Ciro De Sanctis)
- Un professore di fonetica
- La vita e le opere di G.B. Shaw
- Il maestro e l'istinto di Eliza
- Fotografie
Pigmalione o "My Fair Lady"
Pigmalione ritorna sulle scene italiane coronato dal ricordo trionfale di My Fair Lady: sia la commedia musicale che il film (riproposto più volte in televisione) hanno cancellato a poco a poco dalla mente del pubblico l'autore vero, C.B. Shaw con i suoi paradossi, hanno addolcito le frecciate sulla borghesia, hanno quasi annullato la volontà ribelle di una donna che prende coscienza, hanno minimizzato la sorda personalità di un uomo egocentrico che non vuole aprirsi agli affetti e ai sentimenti. Tutto questo è nel testo originale: e per la prima volta si propongono nella versione italiana alcune brevi scene inedite che Shaw segnalava o per teatri con grandi mezzi tecnici o per eventuali trasposizioni cinematografiche. Infatti ritroviamo tali scene intatte o addirittura sviluppate sia nel film di Anthony Asquith Pygmalion con Leslie Howard e Wendy Hillar, sia appunto in My Fair Lady. Ma voglio sottolineare che pur schematizzate, semplificate, risolte “economicamente” far una compagnia non da teatro stabile, tali scene rafforzano e ravvivano la storia di Liza e del professor Higgins. Su un impianto scenico fisso, seguendo però le puntigliose indicazioni dell'autore, Cianfranco Padovani ricostruisce il clima vittoriano che Shaw vuole stigmatizzare: dallo studio severo ed anonimo del professor Higgins al salotto della madre di Higgins col suo tripudio di pittori preraffaeliti raggruppantisi nel più rappresentativo e geniale di essi, Burne Jones, per non sottolineare poi il sipario che funge da sfondo al Prologo (o primo atto), nel suo sapore di stampa ottocentesca col Covent Carden in primo piano. Per non confondere le acque, in questa edizione di Pigmalione, quasi omesse sono le musiche di scena. Ho scelto un solo autore Albert W. Ketélbey, che nell’Inghilterra vittoriana fu uno dei compositori di maggior successo: brevi suoi momenti musicali accompagnano discretamente alcuni episodi, mentre per il ”flash” all'Ambasciata fa da sottofondo un travolgente valzer di Lehar, che curiosamente viene citato da Shaw nel testo. Ecco tutto. Ma lo sforzo chiaro e preciso di questa lettura di Pigmalione oggi è l'amara cinica conclusione di due creature che hanno scelto vie diverse e non vorranno incontrarsi mai. L’opposto “happy end” My Fair Lady: quello cioè che desiderava Shaw.
FILIPPO CRIVELLI