Teatro Massimo di Palermo presenta al Politeama Garibaldi:
Roméo et Juliette (1997)
Opera in cinque atti. Libretto di Jules Barbier e Michel Carré. Musica di Charles Gounod
- Interpreti principali: Luciana Serra (Giulietta) Marcello Giordani (Romeo) Silvia Mazzoni (Gertrude) Annamaria Popesco (Stefano) Mario Bolognesi (Tebaldo) Pietro Tarantino (Benvoglio) Marco Camastra (Mercuzio)
- Maestro Concertatore: John Neschling
- Regia: Alberto Fassini
- Maestro del coro: Fulvio Fogliazza
- Movimenti coreografici: Marta Ferri
- Scene e Costumi: William Orlandi
- Direttore Allestimento: Sergio De Giorgi
Programma di sala (pagine 184)
- Un peccato veniale contro Shakespeare (Amalia Colisani)
- Non di solo Faust (Giorgio Gaulerzi)
- Antologia della critica (Silvia Toscano)
- Riferimenti biografici
- Discografia
- I bozzetti delle scene
- L'argomento
L'Argomento
Come l'originale shakesperiano e l'omonima sinfonia drammatica di Berlioz; così anche l'opera in cinque atti Roméo et fuliette di Gounod prende l'avvio con un Prologo (Verone vit jadis ... ) nel quale il coro, dopo una breve Ouverture, riassume l'amorosa e tragica vicenda dei due giovani, vittime dell' odio e della rivalità delle loro famiglie. L'epoca è il secolo XlV.
PRIMO ATTO Nel palazzo dei Capuleti, a Verona, è in corso una sfarzosa festa in maschera (coro: : heure s' envole). Tra i presenti sono Paride, cugino di Giulietta, al quale la giovane figlia di Capuleto è stata destinata in sposa, e Tebaldo. Accompagnata dal padre, entra Giulietta (Écoutez'): suscitando la generale ammirazione per la sua bellezza e la sua fresca grazia. All'invito di Capuleto (A llons! jeunes gens.') gli ospiti riprendono le danze, sparpagliandosi negli attigui saloni .. Sul luogo ora deserto giungono Romeo e l'amico Mercuzio che, protetti dalle loro maschere, sono riusciti ad infiltrarsi nel palazzo. Romeo, turbato da un recente sogno, è ansioso di abbandonare l'ostile dimora dei Capuleti, ma Mercuzio lo conforta: sarà stata Mab, la regina delle menzogne che presiede ai sogni, ad instillargli falsi presagi (ballata: Mab, la reine des mensonges). I due stanno per andarsene quando Romeo, scorgendo la giovanetta viene preso da estatico rapimento per la sua incantevole leggiadria. Mercuzio lo trascina via con sé mentre la fanciulla, sfuggendo alle allusioni dalla nutrice Geltrude sulle proprie nozze con Paride, in un celeberrimo valzer si abbandona a vagheggiare ancora le serene e spensierate gioie della giovinezza (Je veux vivre Dans le rroe). Allontanatasi Geltrude, Romeo rivolge alla bella sconosciuta un'appassionata dichiarazione (Ange adorable) che, accolta con viva emozione, ben presto si trasforma in amoroso duetto. Ma il destino inizia il suo lavoro contro i due giovani, cosicché il ritorno di Tebaldo determina una serie di fatali circostanze in virtù delle quali Romeo apprende con sgomento che l'oggetto del suo amore è la figlia di Capuleto, Tebaldo scopre l'odiata identità di Romeo, e Giulietta si rende conto, affranta, che l'uomo di cui si è perdutamente innamorata è Romeo (C'était Roméo.'), appartenente al casato dei Montecchi aborrito dalla propria famiglia. Tebaldo, furente, sta per avventarsi su di lui, ma glielo impedisce l'arrivo di Capuleto, che esorta ancora gli invitati a divertirsi e a danzare (Le voici ... ).
SECONDO ATTO E' notte. Romeo, ansioso di rivedere Giulietta, si è introdotto di nascosto nel suo giardino e rivolge a lei il proprio pensiero con la sincera baldanza tenorile della celebre cavatina (Ah.' lève-toz; soleil.') nella quale paragona con poetiche ed elegiache espressioni la bellezza dell' amata a quella del sole nascente. Ma anche Giulietta pensa a Romeo: si affaccia al balcone e, credendosi sola, invoca il nome di lui. Romeo si mostra, e ben presto fra il giovane Montecchi e la giovane Capuleti si intrecciano frasi amorose, turbate però dalla consapevolezza dell'insanabile rancore fra le rispettive famiglie. Il dialogo, interrotto dal passaggio di alcuni servitori dei Capuleti in bellicosa ricerca di un Montecchi (coro: Personne.' Personne.'), riprende poco dopo e, con l'ispirata melodia del duetto 6 nuit divine. avvia l'atto alla conclusione. Giulietta, chiamata dalla nutrice, rientra in camera e Romeo, in dolce estasi amorosa, si allontana.
TERZO ATTO Con una severa e solenne introduzione orchestrale il sipario si apre sulla cella di Padre Lorenzo. Questi, felicemente sorpreso dell' amore nato fra un Montecchi e una Capuleti, si augura che quel dolce sentimento possa cancellare l'odio che divide le due famiglie. Con una ispirata preghiera (Dieu qui fis l' homme à ton image) invoca perciò la benedizione del cielo sui due giovani e poi, mentre Geltrude sorveglia che nessuno arrivi, con grande affetto li unisce segretamente in matrimonio. Il secondo quadro di questo atto si svolge in una strada di Verona. Stefano, il paggio di Romeo, è alla ricerca del padrone che non vede da un intero giorno e, preoccupato al pensiero che i Capuleti abbiano qualcosa a che fare con la sua assenza, li provoca cantando una canzone allusiva e derisoria (Que jais-tu, bianche tourterelle). In risposta, dal vicino palazzo Capuleti escono alcuni servitori uno dei quali, Gregorio, sfida Stefano a duello. Al sopraggiungere di Mercuzio e Tebaldo, che si insultano a vicenda, il clima si fa sempre più incandescente, né vale placare gli animi l'improvviso arrivo di Romeo. Il giovane Montecchi tenta di separare i contendenti, ma Tebaldo lo accoglie con offese e accuse di viltà alle quali Romeo risponde soltanto con parole di pace, al contrario di Mercuzio che, incapace di sopportare altre ingiurie, si scaglia contro Tebaldo. Romeo si interpone fra i due, ma un colpo di spada raggiunge ugualmente Mercuzio, uccidendolo. Esplode allora terribile l'ira di Romeo, che, dimentico di ogni proposito di pace, compie la propria vendetta trafiggendo Tebaldo. Ma ecco che sul luogo giunge, accompagnato da paggi e gentiluomini, il Duca di Verona il quale, con durissime parole, condanna l'odio sanguinoso delle due famiglie ed impone a Romeo l'esilio; unendosi poi a tutti i presenti nella maestosità del concertato finale (Ah.' jour de deuil, et d'horreur; et d'alarmesl).
QUARTO ATTO Un breve, dolce prélude ci introduce nella camera di Giulietta dove Romeo trascorre con la giovane sposa l'ultima notte prima della partenza. A turbare il loro struggente duetto d'amore (Nuit d'hyménée.') è però il canto dell'allodola, che annuncia il sorgere del giorno e con esso il momento della crudele separazione. Romeo ha appena lasciato la stanza calandosi dal balcone quando entra Geltrude per avvertire Giulietta che sta arrivando suo padre accompagnato da frate Lorenzo. Capuleto informa la figlia che è ormai giunto il momento delle nozze con il conte Paride. Rimasto solo con la disperata Giulietta, frate Lorenzo le propone di bere una pozione che, provocando una morte apparente, è l'unico mezzo per evitare il matrimonio (Buvez, donc ce breuvage). Intanto, penserà lui ad avvertire Romeo e a preparare per loro la fuga dopo il risveglio. Resa forte dall'amore e decisa ad affrontare il cupo, temporaneo letargo; Giulietta accetta dalle mani del frate la pozione. Nel quadro seguente, un fastoso corteo dà l'avvio alla cerimonia nuziale ma ben presto Giulietta, presa da improvviso malore, si accascia esanime e, tra la pietà generale, viene creduta morta. Intanto, con sommo sgomento, frate Lorenzo viene informato che il paggio Stefano, latore del messaggio, è stato ferito e che, pertanto, Romeo ignora che la morte di Giulietta è soltanto una finzione.
QUINTO ATTO Le tombe dei Capuleti. Preceduto da una commossa pagina orchestrale, Romeo giunge nella cripta e, dopo aver dato l'ultimo bacio all'amata (Salut! tombeau sombre et silencieux!); beve un veleno, proprio nel momento in cui Giulietta comincia a destarsi. La loro gioia è però troppo breve (Viens! fuyons au bout du monde!): hanno soltanto il tempo di rivivere insieme qualche momento della loro perduta felicità (Console-toz; pauvre dme!), poi il veleno compie la sua opera mortale. Sconvolta, Giulietta si impadronisce del pugnale di Romeo e si uccide. In un ultimo anelito di vita, i due infelici giovani implorano il perdono celeste.