E.A. Teatro alla Scala di Milano presenta alla Piccola Scala:
Rita (1957)
Opera comica in un atto di Gustavo Vaez. Musica di Gaetano Donizetti
- Interpreti: Eugenia Ratti (Rita) Luigi Alva (Beppe) Renato Capecchi (Gasparo) Giuseppe Nessi (Bortolo)
- Maestro Concertatore: Nino Sanzogno
- Regia: Sandro Bolchi
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Mario Vellani Marchi
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 24)
- Il programma è condiviso con l'opera "Il campanello"
- Il comico e la farsa di Donizetti (Guglielmo Barblan)
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Rita, maritata un tempo a Gasparo, venne da lui abbandonata nel giorno delle nozze, ebbe pure la casa bruciata e più tardi il marito gli fu dato per morto. Trasferitasi poi in altro paese, trovò in Beppe un secondo marito, interamente sottomesso ai suoi capricci. Ma un certo giorno riappare Gasparo - egli era solamente naufragato (marinaio, era stato appunto richiamato il giorno stesso delle sue nozze con Rita) - il quale a sua volta si ritiene vedovo, secondo errate informazioni portategli in Canada, dove nel frattempo s'è stabilito, da un compaesano. Gasparo è tornato in patria appunto per procurarsi i documenti comprovanti la sua vedovanza, al fine di poter sposare, al ritorno, una ricca canadese. Càpita così proprio all'osteria di Rita e di Beppe e vorrebbe, in un primo tempo, prendervi alloggio per riposarsi un poco: ma come riconosce nella proprietaria la moglie abbandonata (mentre Rita stessa è presa da forti dubbi sulla vera identità dell'ospite tanto egli rassomiglia al suo primo marito) cambia idea e decide di ripartirsene subito. A questo punto Beppe, cui Gasparo aveva già consegnato il proprio passaporto, riscontra in esso le generalità del primo marito di Rita e le contesta a Gasparo, che dopo un iniziale diniego non può non ammettere il precedente matrimonio ma avverte contemporaneamente Beppe che la bigamia di Rita comporta l'impiccagione, con la bigamia, anche del secondo marito usurpatore. Beppe, uomo solidamente ignorante quanto pavido, ignora il codice e, timoroso della forca, non accede alla proposta di Gasparo di demandare al giudice il caso e preferisce giocarsi la moglie alla mòrra: chi vince si terrà la moglie. Ma l'evidente timore di vincere la partita - e di perdere la libertà (Gasparo) o di vederne svanire l'ormai insperato godimento (Beppe) - fa sorgere nel corso della stessa continue contestazioni e allora i due decidono di rimettere alla sorte la soluzione del comune problema: si terrà Rita in moglie chi tirerà la paglia lunga e Gasparo tira proprio quella, con gioia indicibile di Beppe. Rita, però, informa Gasparo che i registri sui quali era annotato il loro matrimonio sono bruciati nel famoso incendio del villaggio, ma ch'ella conserva ancora, è il suo segreto, il relativo contratto: tuttavia non lo consegnerà a Gasparo, che insistentemente lo richiede, per tema di dover ritornare a lui. Così, ella trattiene Beppe che intanto sta per svignarsela, mentre Gasparo mette in atto un ultimo disperato strattagemma, fingendosi privo dell'uso del braccio destro. Ciò induce infatti Rita a pensare ehe il manesco Gasparo non potrà mai più picchiarla e così gli si abbandona fiduciosa, consegnandogli infine il contratto ch'egli sveltamente intasca facendosi beffe di entrambi. Beppe, gabbato, insulta Gasparo offrendogli il pretesto di definire con le armi, una volta per tutte, ogni questione. Ma infine Beppe ha paura e preferisce rinunciare a battersi e quindi a tentare troppo rischiosamente di conquistarsi la libertà e ritorna a Rita, anch'ella felice per lo scampato pericolo, e, con gli incitamenti e gli auguri di Gasparo, che si dispone a partire definitivamente, ricomincia la vita coniugale di prima.