Martina Franca - 11° Festival della Valle D'Itria presenta:
Romanze e canzoni napoletane (1985)
Musiche di Pasquale Mario Costa
- Interpreti: Nicoletta Ciliento, Michele Farruggia, Luigi De Corato, Giuseppe Morino
- Al pianoforte: Luca Gorla
- 1. Ciliento 2. Farruggia 3. De Corato 4. Morino 5. Gorla 6. Costa - Programma
Programma di sala (pagine (96)
- Il Calendario
- I singoli spettacoli del Festival
- "Romanze e canzoni napoletane"
- Profilo di Mario Costa (R. Celletti)
- Recondita armonia di romanze diverse (D. Rota)
- Interpreti
- Fotografie
PROFILO DI MARIO COSTA
Un ritrattino alla buona di Pasquale Mario Costa lo vorrebbe uomo elegante, un poco salottiero, un poco "blaisè" e molto cosmopolita. Perché fu di casa a Parigi, a Londra, a Montecarlo, a Madrid come d'altronde la sua fama internazionale gli consentiva. Una figura, insomma, che evoca un altro grande personaggio musicale del tardo Ottocento e primo Novecento: Francesco Paolo Tosti. Non per nulla il tarantino Costa e I'abruzzese Tosti furono amicissimi. Avevono tra l'altro avuto lo stesso maestro: Saverio Mercadante. Ma un ritratto di Costa musicista comincia da lontano, perché la musica era, nella sua famiglia, malattia ereditaria. Tra gli antenati di Costa vi era un compositore di Altamura, Giacomo Tritto, che nella seconda metà del Settecento fu uno degli operisti di maggiore successo della scuola napoletana. Più tardi, un Michele Costa, zio di Pasquale Mario, fu uno dei migliori direttori d'orchestra del trentennio 1850-1880; é tanto I'ebbero caro a Londra che si inglesizzò e divenne Sir Michael Costa. Pasquale Mario Costa, nato a Taranto nel 1858 e morto a Montecarlo nel 1933, coltivò tre generi musicali: la romanza da salotto, I'operetta e la canzone napoletana. La romanza da salotto, sebbene da lui trattata con finezza ed eleganza, non contribuì troppo alla sua celebrità. La grande fama di Costa - intendo il successo internazionale nacque dalla pantomima Histoire d'un Pierrot, eseguita a Parigi nel 1893, e fu ribadita dall'operetta Scugnizza, rappresentata a Torino nel 1922. Ma la serata che il Festival della Valle d'Itria dedica a Costa, vuol ricordare, con l'autore di romanze da salotto, anche e soprattutto il compositore di canzoni napoletane. In questo generè musicale Pasquale Mario Costa va considerato come un vero e proprio astro. Esordì come autore di canzoni napoletane nel 1881, musicando "Nanni", su versi di Salvatore di Giacomo, e da allora s'impose in modo perentorio. Le canzoni che saranno esèguite al Teatro Verdi di Martina Franca il 26 luglio sono state scelte tra quelle di maggior successo, ma Costa ne compose altre non meno belle. Tra l'altro, Costa domina il pur ricchissimo panorama della canzone napoletana, del tardo Ottocento perché molti dei testi da lui musicati appartenevano a un grandissimo poeta: Salvatore Di Giacomo. Ben di rado, nella splendida storia della canzone napoletana, si arrivò a quella perfetta rispondenza tra il testo e la musica che si riscontra nei versi di Di Giacomo e nelle melodie di Costa. Melodie che esprimono come poche altre la musica che era nell'aria della Napoli del tempo. Una musica che poteva essere venata di lancinanie malinconia, permeata di dolcissimi abbandoni, disperata per amori delusi, ma anche illuminata da gaiezze incontenibili e scintillanti di gioia di vivere. Tutto questo Napoli suggeriva a Di Giacomo e Di Giacomo, i cui versi erano già essi stessi musica, ipsirava a sua volta a Costa melodie preziose, alate oppure irresistibili spunti di allegria popolaresca. Nell'uno e nell'altro caso, capolavori autentici.
Rodolfo Celletti
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