Real Teatro San Carlo di Napoli presenta:
Tristano e Isotta (1923)
Opera in tre atti. Parole e musica di Riccardo Wagner
- Interpreti principali: Sara Cesar (Isotta) Luigi Canalda (Tristano) Gabriele Olaizzola (Re Marke) Benedetto Sciallis (Kurvenaldo) Giorgio Schottler (Melò)
- Maestro Concertatore: Gino Marinucci
- Maestro del coro: Giuseppe Papa
Link Wikipedia
- 1.Cesar 2.Marinucci 3.Papa
Programma di sala (pagine 48)
- La Stagione
- Cenno storico del Real Teatro San Carlo
- Il Maestro Gino Marinuzzi
- Wagner e "Tristano e Isotta"
- Fotografie
Cenno storico del Real Teatro San Carlo
II R. Teatro S. Carlo venne edificato, per incarico di Carlo III di Borbone, nel 1737 dall'ingegnere colonnello Giovanni Antonio Medrano e, non come erroneamente molti ancora ritengono, da Angelo Carasale, che ne fu solamente l'impresario, come risulta dagli ultimi documenti che trovansi all’Archivio di Stato (vedi B. Croce: “I teatri di Napoli dal XV al XVIII Secolo” Napoli. L. Pierro Editore 1890). Il Carasale prese l'appalto del teatro l'11 marzo 1737, nello stesso giorno cioè in cui furono iniziati i lavori di costruzione, che durarono meno di sette mesi. Il 26 di ottobre infatti dello stesso anno 1737, era scoperta la facciata del teatro, e, il giorno seguente s'intensificavano le prove dello spettacolo di apertura: l' “Achille in Sciro”, libretto di Metastasio, musica di Sarro. Il San Carlo fu solennemente inaugurato la sera del 4 novembre. Lo spettacolo ebbe inizio alle ore 20. L'illuminazione era a cera, olio e sego. In ciascun palco erano accese davanti allo specchio una, due o tre candele che indicavano il grado di nobiltà del proprietario. Naturalmente la candela unica rappresentava la nobiltà infima, ciò che dette luogo al detto popolare vivo fino a poco tempo addietro: - 'o signore 'e uno cannelotto -. Lo spettacolo al quale assistette dai palchi nobili (I, II, III e IV fila) tutta l'aristocrazia - nei posti di sala erano gli ufficiali deIl'esercito in grand'uniforme, i letterati, i pittori e i musicisti più illustri del tempo - fu aperto da un prologo nel quale dopo che ebbero parlato la “Magnificenza”, la “Gloria” e la “Celerità” venne fuori il coro che per primo gridò: Viva Carlo! Alla dimostrazione subito si associò il pubblico. Fu quindi rappresentato l' “Achille in Sciro” che per il successo riportato venne ripetuto per 14 sere di seguito. A rendere più attraente lo spettacolo negli intermezzi fra un atto e l'altro si eseguivano dei balletti. Le comparse militari in scena erano veri soldati. Ritornando ai documenti ritrovati nell'Archivio di Stato risulta anche che il Re erogava 32 mila ducati che dovevano in particolare servire per il passaggio interno che dal teatro conduce alla Reggia. E qui non è fuori posto ripetere che il famoso racconto che il Carasale avesse fatto costruire il detto passaggio in sole tre ore, mentre cioè il Re assisteva alla rappresentazione, è una pura leggenda. L'interno del S. Carlo fu rinnovato nel 1777 dall'architetto Ferdinando Fuga. Il frontespizio del teatro è opera del cav. Antonio Niccolini, che ampliò anche il palcoscenico costruendo dei capaci ambienti, nei quali tutt'ora lavorano gli scenografi Nel 1854 procedendosi ad altra rinnovazione fu dipinto dal Mancinelli il sipario che quest'anno “La Società per l'Esercizio del San Carlo” dopo le dovute riattazioni ha avuto il merito di rimettere al suo posto per farlo ammirare dal pubblico. La sala del S. Carlo è lunga 94 palmi e larga 96.
L'illustre Maestro Gino Marinuzzi, nacque quarant'anni or sono (24 marzo 1882) a Palermo ove fece i suoi studi sotto la guida del valoroso Maestro Zuelli, nel Conservatorio di musica di Palermo, dal quale uscì diplomato ad appena 18 anni. Dedicatosi alla direzione orchestrale, debuttò al Massimo di Catania; indi fu in tournée (12 teatri in 40 giorni) con Hariclée Darclée. Andò poi a Mantova per due anni di seguito, indi al Massimo di Palermo, dove. Impresario il comm. Augusto Laganà, mise in scena per la prima volta il “Tristano”, e, dopo una conferma di due anni in quell'importante teatro, passò al “Dal Verme” e quindi al “Reale” di Madrid, ove diresse per tre anni tutto il grande repertorio antico e moderno. Prescelto dalla Casa Ricordi e scritturato dal Carrè fu per ben tre volte riconfermato all' “Opera Comique” di Parigi per le opere italiane. Fu poi direttore per tre anni alla “Scala”. In seguito, prese parte in America alla grande tournée della “Teatral” (Colon, Ecoliseo, Municipal di Rio, Massimo di Montevideo). Tenne per circa tre anni la direzione del Liceo Musicale di Bologna; ma, nel 1918, si dimise per potersi dedicare interamente alle tournée direttoriali. Nel carnevale del 1919 passò infatti al “Costanzi” di Roma per dirigervi la stagione lirica. Nel 1920 successe al compianto Cleofonte Campanini nella direzione artistica della “Chicago Opera Association”, ma si dimise nel gennaio 1921. Nel maggio dello stesso anno tornò nell' America del Sud per una tournée di direzioni liriche ed orchestrali con l'Impresa Walter Mocchi. Fra le sue composizioni ricordiamo: “Il sogno del poeta” (cantata eseguita al Conservatorio di Palermo mentre era ancora studente nel 1889); “Messa da Requiem” scritta per la morte di Re Umberto (1900) eseguita al Pantheon di Palermo sotto la direzione del Maestro Zuelli; “Barberina” (commedia lirica in tre atti su libretto di N. F. Mancuso, datasi al Massimo di Palermo nel 1903) “Jacquerie”, su libretto di A. Donaudy, rappresentata con successo al “Colon” di Buenos Ayres nell’agosto del 1918 e riprodotta al “Costanzi” nel marzo 1919; “Andantino all’antica” (per archi, flauti ed arpa), “Suite Siciliana” in quattro tempi per grande orchestra; ed altre.