Centro Spettacoli Italiani presenta:
Un amore impossibile (1971)
Due tempi di Maurizio Costanzo liberamente tratti da "TAIDE" di Vincenzo Tieri
- Interpreti: Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, Piero Nuti, Marina Brengola, Giuliano Petrelli
- Musiche: Luciano Simoncini
- Scene: Lucio Lucentini
- Regia: Mario Ferrero
Programma di sala del Teatro Duse di Bologna (pagine 4)
- Una donna, una storia
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Una donna, una storia
“Un amore impossibile” racconta la difficile e tormentata storia d'amore di Giovanna e Paolo. Si vogliono bene, sono stati sposati dieci anni ma non possono più, non riescono più a vivere insieme. E assistiamo perciò ad un distacco lento, doloroso, difficile; ad un gioco di rinfaccio, di accusa, di denigrazione e subito dopo l'esplosione di un nuovo stato sentimentale che sembrerebbe rimettere tutto in situazione. E' veramente Giovanna una donna con la quale non si può vivere? E' veramente Giovanna questa donna scorpione che prima distrugge chi la circonda e poi si autodistrugge? E ancora: è veramente Paolo il tipico esponente di una certa maniera di essere mariti all'italiana o non è piuttosto un uomo che cerca, senza riuscirci, di stabilire un dialogo con la donna della quale si dice innamorato. Liberamente tratta da “Taide” di Vincenzo Tieri (padre dell'Aroldo che la recita) questa commedia ebbe fin dal suo debutto nel 1932 un grosso successo di critica e pubblico. Il personaggio centrale di Giovanna colpì vivamente l'attenzione dei maggiori critici di allora. Renato Simoni nel Corriere della Sera del 30 marzo 1932 ne diede un ritratto che ancora oggi resta la sintesi più felice della commedia. Diceva Simoni: -“La donna che occupa il centro di questi tre atti è un problema; e l'averla fatta diventar tale, senza toglierle neanche un'oncia del suo grave peso di umanità, è una prova di ingegno e un segno di arte. Perché questa Giovanna brucia degli stessi fuochi che arsero la inveroconda carne di colei che dà il titolo alla commedia. Passa da un uomo all'altro con risoluta facilità, ben rendendosi conto di ciò che fa, senza amore e senza pudore. A quali eccessi ella giunga, a quali bassezze si abbandoni, è preferibile non raccontare. Eppure la commedia che ce la presenta non né scandalosa né immorale. Di brutale non c'è in essa che l'accenno alle molteplici cadute, vergognosissime tutte; ma intorno alla peccatrice è diffusa una inquietudine mesta, come un dolore della vita che l'ha espressa da sé, una severità stupefatta e disperata. La protagonista è presentata nella sua miserabile realtà; e, intorno a lei, c'è la sofferenza del marito che, dapprima, l'ha trattata come una ammalata, turbato dalla sua bellezza e tormentato dalle sue infedeltà, ma poi, dall'enormità delle sue follie, è costretto a lasciarla; c'è la sofferenza degli amanti, che si sono illusi di possedere il suo cuore; c'è quand'ella, cacciata dal tetto coniugale, se n'è andata per il mondo, ricca e indipendente, a vivere come una cortigiana disinteressata, la sofferenza dei suoi amici di un'ora, che non possono poi dimenticarla, e non si rassegnano a dividerla con altri. Insomma, l'amore, in tutte le sue forme nasce sui suoi passi, e vuole investirla, e vuole imprigionarla; ella lo respinge, incapace di partecipare ad esso, strisciando nel fondo di una società equivoca, tra bari e femmine venali, eppure serbando una certa sua strana mondezza, perché ella cerca, di là da ogni smarrimento, di là da ogni abbiezione, qualche cosa che la chiarifichi a sé stessa”-.