IL PROGRAMMA, I MEZZI E GLI ATTORI DEL “TEATRO D’ARTE” SONO ILLUSTRATI IN QUESTO ARTICOLO DA GIAN CAPO, IDEATORE E FONDATORE DEL TEATRO STESSO.
Nelle foto in senso orario: Camillo Pilotto – Lamberto Picasso (Foto Bragaglia) Nicola Pescatori- Gino Sabbatini (Foto Camuzzi e Lomazzi) Eva Magni – Mercedes Brignone – Andreina Pagnani – Rina Franchetti – Isabella Riva (Foto Vaghi)
Qualcuno mi ha detto: “Ah dunque volete fare il teatro d’arte? Condoglianze”.
Qualcuno, e forse molti, quando sentono parlare di teatro d’arte, son portati a pensare al difficile, bizzarro, al funambolico; oppure al letterario, noioso, anti teatrale. Il nostro teatro non sarà nulla di tutto ciò. Non sarà un teatro sperimentale. Sarebbe utilissimo che anche in Italia sorgessero i piccoli teatri di eccezione, laboratori preziosi di prove, esperienze e di ricerche; ma essi richiedono un pubblico di iniziati, una stampa incoraggiante e mecenati disposti a perdere numerosi quattrini. Se i mecenati esistano, io non lo so, ma non li conosco. I piccoli teatri d’eccezione potranno sorgere soltanto con l’aiuto dello stato. Ma vi possono essere altre forme di teatro d’arte. Si vorrà forse negare un carattere e una funzione artistica a un teatro che, escludendo la banalità e il tedio, cerchi di rappresentare commedie interessanti, senza limitazioni di tendenze e curando la messinscena e lo stile della recitazione? Penso che messinscena e stile di recitazione siano due problemi talmente importanti da bastare per meritare la qualifica d'arte ad una impresa che tenti di affrontarli e di risolverli con criteri e con mezzi moderni, nuovi e diversi da quelli che regolano la vita delle consuete compagnie di giro. Sul conto delle compagnie di giro molto male si è detto, ma quasi sempre ingiustamente. Se in Italia esiste un teatro lo dobbiamo agli sforzi coraggiosi e talvolta eroici dei comici e dei capicomici. Errori, deviazioni, difetti tutto si può ad essi imputare, ma chi ha fatto qualche cosa di più e di meglio di loro? In un paese di molta passione ma di scarsa coscienza teatrale come il nostro, senza teatri sovvenzionati dallo Stato, se ancora esistono gli spettacoli d’arte drammatica lo dobbiamo ai comici, continuatori di una tradizione italianissima che in altri tempi raggiunse grandi splendori. Le mutate condizioni economiche - per esempio gli affitti delle sale teatrali e le spese di esercizio raggiungono ormai delle cifre iperboliche in confronto agli incassi – la concorrenza di altri generi di spettacolo, la mancanza di palcoscenici attrezzati coi modernissimi mezzi della tecnica scenica e mille altri fattori negativi hanno portato a una dolorosa decadenza della nostra arte teatrale, incapace di seguire anche da lontano il ritmo del rinnovamento che all’estero porta progressi sempre più arditi. Ma che proprio non si possa far nulla per tentare di risollevare i nostri spettacoli drammatici, questo non deve essere, non dobbiamo volere che sia.
Il “Teatro d'Arte di Milano” si propone di contribuire, nei limiti di una istituzione che non ha sovvenzioni di sorta e dovrà vivere con i propri mezzi, a iniziare un movimento di reazione alla crisi del teatro. Non battaglie che urtino il pubblico e lo allontanano – è già tanto lontano! – dalle sale di spettacolo drammatico, ma opere scelte, recitate da ottimi attori e rappresentate in un quadro scenico artistico. Abbiamo raccolto intorno a noi un gruppo di artisti ottimi: Camillo Pilotto, Lamberto Picasso, Nicola Pescatori, Andreina Pagnani, Mercedes Brignone, Isabella Riva, giovani animati da un gran desiderio di far bene, pronti tutti a sacrificare ogni ambizione personale per collaborare ad un opera d’insieme. L’attore al servizio di una commedia, non la commedia al servizio dell’attore. Ecco uno dei capisaldi del nostro programma.
Tolta di mezzo la figura del capocomico; liberata la direzione artistica dalle preoccupazioni, dai tormenti finanziari e amministrativi; la scelta del repertorio e la cura delle messinscene riservate alla direzione generale; assicurata la possibilità di una lunga permanenza a Milano per l'accurato allestimento delle novità, delle riprese e delle esumazioni che poi saranno portate in altre città: queste le direttive e i progetti per il primo ciclo della nostra attività, che confidiamo di portare a felice compimento dal gennaio al giugno, mercé la cordiale collaborazione di tutti, dalla presidenza andata ad un uomo che conosce profondamente il teatro e lo ama - il conte Giuseppe Visconti di Modrone - alla direzione generale, agli attori ed agli scenografi. Propositi modesti: d'accordo. Ma noi non siamo né apostoli, né innovatori, né fabbricanti di miracoli. Ci contentiamo del poco
Bene. E per il debutto abbiamo scelto Goldoni: il maestro dei maestri della commedia italiana. II pubblico ci seguirà! Lo spero. Faremo del nostro meglio per renderci degni della simpatia della cittadinanza milanese. Sono lieto intanto di poter dare una sera alla settimana il teatro a Mario Giampaoli che porterà in massa gli operai dei gruppi aziendali. Avvicinare il popolo alle forme più nobili dell’arte teatrale: questo solo risultato basterebbe a confortarci delle fatiche e dei rischi di una impresa come la nostra. E son certo che questa sarà la maggiore soddisfazione e il miglior premio che potremo offrire ai nostri attori e collaboratori.
Gian Capo (Giovanni Capodivacca)