Dal Programma di sala L'ORA DELLA FANTASIA 1954:
- L'autrice e l'opera sua
Autore: Anton Giulio Bragaglia
L’AUTRICE E L’OPERA SUA
Con Anna Bonacci ho litigato molto. Ma lei afferma che io sono “il suo buon genio” perché, avendole rappresentato tre commedie, l'ho incoraggiata e difesa, convinto della sua fertilità, ch'è senza sforzo. Il suo buon genio è in lei. L'anima poetica di Emma Bonacci è capricciosa volitiva prepotente. La sua affermazione a Parigi, al secondo anno di rappresentazioni de L'Ora della Fantasia - da me messa in scena col titolo La donna, questa sconosciuta, ed a Parigi intitolata I'Heure, eblouissante - à confermata da un incasso medio di seicento mila franchi per sera... Anna Bonacci è bionda, vistosa e brillante. Viene da una grande famiglia di giureconsulti e patrioti marchigiani. Vive a Roma e a Falconara. Le sue commedie non sono numerose, ma di qualità. La casa delle nubili è la storia di una villa che, donata da un consunto gaudente alla sua giovane amante, finisce come ricovero di vecchie zitelle decadute, tramite un venerabile sacrestano, mistico ed esaltato. Costui scambia la giovane cortigiana per una santa, capace di compiere il miracolo da lui atteso, quello di trovare un ricovero per le sue vecchie amiche. In tutte le commedie scritte dalla Bonacci c'è forse un solo tema: la vita che non abbiamo vissuto. Nella Casa delle nubili sono le “tendenze” che vengono studiate e messe a nudo; difatti il motto di questo lavoro è: “Ogni tendenza repressa ha la sua ora di trionfo”. I personaggi della commedia sono costretti dagli eventi a rendere omaggio a una tendenza che avevano in loro e che non volevano, o non sapevano, riconoscere. Il sacrestano ha vissuto tutta la sua vita in una specie di trasogno mistico (...io so solo cose che riguardano i santi, la chiesa, i quadri le campane, egli dice) quando incontra la giovane e la scambia per una santa che farà il miracolo di portare in dono una casa per le vecchie nubili; ma proprio in questo delirio risiede il tranello che egli tende a se stesso. Infine si accorge che “... la casa era divenuta il pretesto che mi permetteva di entrare ogni sera in quella orbita di fede…” e deve ammettere: ... le bellezze della terra si sono confuse nella mia mente con l’idea che io mi facevo con le bellezze del cielo. Il sacrestano ha quindi reso il suo tributo all'amore.
Così le vecchie nubili, vissute nell'austerità e nella rinuncia, nel ricevere l’inatteso dono della ricca casa, finiscono per inneggiare al piacere, come vecchie menadi impazzite. E all’idea di dover rinunciare al dono malmenano il vecchio sacrestano irridendo perfino il santo parroco...
Questa fu la prima commedia che l'autrice scrisse e fece molto rumore, perché vinse all'unanimità su 240 concorrenti un Concorso della Società degli Autori, e venne rappresentata al teatro Eliseo con la regìa di de Crucciati. Il successo fu completo di pubblico e di critica. Nasceva un nuovo autore italiano.
L'incontro alla locanda fu il secondo grande successo di Anna Bonacci. Si tratta qui di un incontro in una locanda di don Giovanni Tenorio con Don Chisciotte. E' l'incontro della materia con lo spirito per il trionfo di quest'ultimo. Don Giovanni muore deluso per un'ultima passione d’amore. Don Chisciotte che era rinsavito ed era stato fatto giudice di pace, nel giudicare in un processo la vicenda della morte di Don Giovanni, ritrova la sua grandiosa demenza…
La commedia rappresentata da me al Teatro delle Arti mostrò nuove e complesse possibilità dell'autrice. Il successo fu molto serio, la critica approfondì ii senso della commedia e consacrò la rinomanza della Bonacci che si era offerta alla riprova con un'opera pieta di materiale umano, vivo, di notazioni psicologiche eleganti, di acute chiose letterarie indirette sugli storici personaggi teatrali, che rivivono questi commenti con nuove avventure sceniche meglio che con chiacchiere da essayist.
“L'ora della fantasia”, rappresentata per la prima volta nel 1944, all'Argentina di Roma, è l'ora che ci vien dato di vivere forse una sola volta. L'ora in cui possiamo trovare a un tratto “la nostra realtà”, e ci accorgiamo che abbiamo quasi sempre sbagliato la nostra strada. Poi si ritorna all'esistenza di tutti i giorni, ma abbiamo intravisto 1a nostra verità interiore. Si tratta qui di due donne, l'una buona moglie borghese ed una donna di facili costumi che, costrette una sera a prendere l'una il posto dell'altra, si accorgono di essere nate, ognuna, per la parte che deve incarnare per poche ore soltanto. In questa commedia ci ritroviamo di fronte alle tendenze represse, che qui vengono accettate con gioia nell'ora della rivelazione. Tal che la frivola Geraldina si accorge di essere una buona borghese sentimentale, mentre la saggia Signora Sedley capisce di essere nata per una vita di piacere. Ma tutto ritorna poi come prima e ognuno si porta il ricordo della sua intravista verità.
La commedia venne largamente applaudita ed esaltata dalla critica. Secondo me, in questa, l'Autrice raggiunse la sua composizione più nobile: l'opera appare classica come spirito della moralità, come gusto come architettura.
Rappresentai questa commedia a Venezia e in altre città nel 1948 riscuotendo un successo anche superiore a quello delle precedenti commedie della Bonacci da me recitate. La commedia fu rappresentata successivamente alla Comédie de Génève, dalla Compagnia di Jacquelin ed ottenne il clamoroso successo che 1a fece andare a Parigi. Tradotta in francese è apparsa su “Le mois théatral”.
Nel frattempo venne rappresentato “Il Giudizio universale” dalla Compagnia Carli Picasso. In questa commedia troviamo una famiglia di affrescatori che ha dipinto sulle pareti di una cattedrale “Il Giudizio Universale”. La famiglia vive nella buona considerazione di tutto il paese; ma un giorno per la profezia di un santo prete, tutti credono di essere giunti alla vigilia del vero Giudizio Finale. E in quella notte ognuno si rivela per quello che è, con tutte le debolezze e le deficienze umane.
Venuti a sapere che la profezia del prete era stata dettata da un eccesso dr pazzia essi cercano disperatamente di illudersi d'aver sognato nelle terribili ore in cui ognuno aveva rivelato i suoi peccati. Il Giudizio Universale è una tragedia della dimenticanza, di cui gli uomini avvolgono i ricordi indesiderati, li camuffano e travestono con abilità. Ma nel credere in quella notte di dover rendere i propri conti a Dio, i vecchi ricordi si presentano nella loro verità e svelano gli odi nascosti sotto gli amori, le vendette truccate da nobili azioni, scoprendo l'inferno che è nell'animo di ogni uomo. Successivamente a questa, Anna Bonacci vinse con una composizione leggera il Premio Panna e venne incoronata alla Biennale di Venezia...
Tutto questo era niente davanti al successo di Parigi e tutto, ancora, sarà poco avanti al successo di New York e di Londra nella edizione integrale.
Da un saggio di Anton Giulio Bragaglia per gentile concessione dell'autore.