Allìevo di Jacques Lecocq, attore, autore e mìmo dalle molte possibilità, Giancarlo Cobelli ha presentato dal 1960 a oggi tre cabaret e un ultimo è andato in scena in questi giorni a Roma. Tra gli autori dei testi, oltre allo stesso Cobellì, Fusco, Missìrolì, Gaipa, Arbasino, Silverio Pisu, Fabio Maurì, Fortini, Bajìni, Amodeì.
Il Piatti
(Entra in casa, stanco, sbuffando) Non c'è nessuno? (Apre una porta) E ma figlio, sei sempre a letto, mangi e dormi, per forza ingrassi! Bella vita eh? Io non ne posso più. Ah basta so' fis stuff. E scusa, sono le otto; ho finito adesso di lavorare; sono stanco stella; ho anche i piatti da lavare; tutt'el di a far conti; per sessantamila lire al mese: cavolo! Guarda a gho domila lire per arrivare alla flne del mese. Come faccio? Io impazzisco. E quel... umh!... del mio ingegnere che ne ciapa quatersente, firma solo i conti che faccio io. Pensa, non posso più entrare all'ufficio stipendi! Le signorine quando mi vedono, ridono. "Dottor Tale... quattromilioni e cinquecentomila annue, più le contingenze di categoria. Dottor Tal'altro, 3 milioni più rimborso viaggi e spese decorative." Sai irnpazzisco! E ma non può entrare nessuno, sono l'unico, vado a fare un po' di ciiiciii con le impiegate. Poi se arriva qualcuno, prendo una carta: "Buongiorno, dottore" e men voi. Ah, ma io farò uno scandalo: vado da un giornale comunista e dico tutto, mi iscrivo al partito; faccio uno scandalo, e poi vado a Parigi. Eh si scusa, io in queste cose mi sento comunicasta, io ammazzerei tutti, farei un repulisti! Ah guai se potessi comandare: la prima a ves copada la saria la Panzeri, ma si, la signora che lavora nel mio ufficio. Te' ruffiana! "Gatti, come mai dorme?" Eh sai, io sono impiegato, ho bisogno di dormire, non posso, tutte le notti le due. Mi addormento sui conti; mi cacceranno via, lo sento, finirò sulla strada. Danzerò nei crocicchi. (Balla e canta) Potreste almeno vuotare la pattumiera qualche volta, che non fate niente tutto il giorno! E scusa devo sempre andare io. Siete voi che la riempite: portate a casa pacchetti e pacchettini, tutta carta: si fa presto a riempirla. Io le mie carte le butto giù dalla finestra. Cosa stavo dicendo? (Quasi ridendo) Non mi ricordo più, non ho più memoria. (Subito arrabbiandosi) Ah, si! Ah ma mi temono sai! Ti dico che hanno una paura folle: sai con la lettera che ho avuto per entrare alla Wilson c'è poco da scherzare. Sono una eminenza grigia. Sai il capo del personale: "Lei conosce personalmente padre José Rodriguez?" "Si, dico, siamo amici di famiglia." Ah, che uomo padre José Rodriguez Mancias, bellissimo, do occ isci, prima faceva il tenore, po' el ga fato un voto e ha indossato la veste dei padri Siniscalchi della Desolazione. Tè, una palandrana tutta bianca, sai quella flanellina leggera? con un cappuccio che arriva alla schiena: una meraviglia! Io l'ho conosciuto quand'ero all'Università di Friburg, ma si che te l'ho detto, facevo il terzo corso di Propedeutica e filosofla, i padri mi adoravano tutti: "Oh monsieur Gatti, bienvenu a la legon." E mi: "Bonjour mon pére, vous aviez bien passé la nuit?" E poi in queste aule a gradinata, sai con le toghe, i cordoni, el capelin col fiocco, parlavem touc in latino: Ad rivum eundem... Mi seri semper in sima in mess i negher oppure a qualche suorina americana. Guarda, se penso alla vita che facevo impazzisco! E, ma insomma, usate tutta la mia roba. Avevo qui il burro che mi bastava ancora per una cena. Ma si, avete i soldi e usate la roba di chi non ne ha! Basta, da domani lo metto con la bottiglia dell'olio nell'armadio, per forza! Anche ieri, un etto di formaggio che a me dura un mese, ho trovato solo la crosta. È qùi che sono in una miseria folle! Ma si, Io sai che mangio solo un po' di minestra per tirare la fine del mese... E be', se non sei stato tu, sarà stato quello scemo del mangiafarfalle, quell'attore tritacarne. Perché ha il padre che,gli manda I'assegno: che ingiustizia! E scusa, anche stanotte, prima sta in giro a donne e poi tiene ia luce accesa sino alle cinque, ch'era già chiaro, per Ieggere. Che l'è ignurantt come 'na bestia!. E senti, io devo lavorare, mi alzo alle sette. Dovresti dirglielo anche tu stella. Non legge che libri gialli: sai lui si alza alle quattro del pomeriggio, l'attore, e poi dice le poesie nel magnetofono. Che è una cosa da morire dal ridere: Eran le cinque in punto della sera, un bambino porlò il lenzuolo bianco. Alle cinque della sera, inventa di quelle còse! Ti dico, da morire. Ah, ma se divento milionario vado a stare da solo. Beh, no, solo no, mi immalinconisco a stare solo. Anche prima di venire a stare con voi, ho provato in una pensione: macché, impazzivo: ho preferito l'hostello della gioventù. Ma vi metterei nella depandance, ti po' nella camera della cameriera. Che io ho sempre avuto Ia cameriera! Qui invece, la faccio io. Eh, ma sai, eravamo ricchi una volta, mio padre poi, che santo uomo, sai sindaco, i soldi non mi mancavano. I suoi fratelli si sono fatti tutti preti e lui ha ereditato tutto. E mi via! Parigi, Londra, Amsterdam, Rio de Janeiro. Ma... Ti piace la mia cravatta? Bella vero stella: è una Diva, marca Diva. E, ma sai, la roba che avevo? La meraviglia! A Parigi, mi guardavano tutti: il più bell'ombrello dei Champ-Elisée! Un Metropol! Ades invece, una minestrina e via: la piccola fila! E quand sont andat a Firenze con la me borsa americana, quella lunga, ma si, che ho portato al mio paese domenica con i panni sporchi da lavare? I me ciapava toucc per uno straniero. Costava allora dieci franchi in Svizzera, ma tu, ma hai visto le rifiniture e le cerniere? RIRI (Canta) Che voce! (Ridendo) Una volta i ma fin mandat a cantare a Natale nelle carceri di Dinan. Sai che voce avevo? Ero nel coro "Voci Bianche di Notre-Dame". Senonché, sai ero arrivato due giorni prima, per ordine di padre Svarz, quando ho visto questo posto cosi triste, dormivo vestito, pensa, con I'orario ferroviario sotto il cuscino, sai, io vedere gli orari dei rapidi per Milano, mi sentivo in Patria, e alla sera poi per frutta mi davano mezzo arancio, pensa; insomma, quando ho visto tuta chela nebia, queste carceri buie, i padri coi cappucci e i ceri accesi, sai ero impazzito, so' scapà. Sono arrivato a Milano con I'Orientespres ma ero cosi triste che, invece di andare a Bresa al me paess, sono partito per Ia Costa Azzurra. Uno scandalo! Oh, padre Svarz: "Gatti, Iei mi ha fatto fare una brutta figura con la Francia!" Sai un uomo internazionale, che se Io avessi ascoltato, a quest'ora sarei vescovo. Che scemoI E invece son qui a fare l'impiegato sotto quella strega della Panzeri! E po' immagina, con la mia parlantina. Avrei una gran porpora rossa, a mi me l'avrien minga tajada la coa, ah, mi sarei ribellato, a quella tedesca, l'anello con un gran rubino, non come questo, si bello, è di Finzi, ma sai sarebbe tutta un'altra cosa. Una gran macchina nera e sarei stato ambasciatore all'estero, e sai conosco le lingue: ades me rigordi pu' nient. E poi l'autista e il segretario. Te' con la me' figura. Perché ridi? me lo dicono tutti che ho un viso rnìstico. Oggi mi hanno detto che assomiglio ad Albertazzi, si, proprio, la violinista Allegretti. Io potrei benissimo fare una parte in T.V. Sarei capace, sai! Lavora iI Carlini! Guarda, io non vedo mai la T.V., ma si tempo perso, preferisco girare per il centro, ma immagino, ho visto delle fotografie, non esprimono niente. Ah io sarei bravissimoI Grazie. José, si parte per Amburg. Sono lieto conte di averla come mio compagno e confidente di viaggio, ma mi voglia scusare: devo salutare la folla plaudente. Grande figura, iI popolo italiano! Prima di partire ho avuto un colloquio con l'inviato Apostolico: grande tempra spirituale, grande flgura di uomo! Sono tutte vostre queste campagne? Grande terra rigogliosa! Fermate José: un salutino alle buone sorelle che tanto si sono prodigate per noi. Conoscete Ia superiora? Grande figura di donna! (Suona il telefono) È mia, è mia! Si, si, sono io, ah, ciaoo, si, si, ma sei già in libera uscita? E ma non posso, troppo, sono poverissimo, eh? Guarda non ho neanche cenato. Non potrei neanche offrirti un caffè. (Coprendo la cornetta) Tutto perché ho dovuto prestarti le 3 mila lire! Come? AIIa fine del mese? Beh, vedremo. Va bene, al solito posto. Ciao, ciao, stella. (Si veste velocemente). Tipo distinto, porta scarpe di proprietà. Mi stanno bene queste scarpe? Verbano! Ma dove I'ho messa la cravatta bleu? Se la sarà messa l'attore! Che se c'è una cosa che non sopporto è vedere la mia roba sugli altri: non la metto più. È inutile; sono fatto cosi. Adesso può tenersela. Lui Io sa che io sono fatto cosi. Si è fatto il guardaroba con questo metodo. Io non ho più manco il paletò. Non importa: io resto sempre un signore. Ma hai letto cosa ha detto Krusciov? Vuole la smllitarizzazione dell'Europa! Ah, guarda cosa ti dico: piuttosto la guerra!
Giancarlo Cobelli