Teatro alla Scala di Milano presenta:
Caino (1957)
Tragedia lirica in un atto di Felice Lattuada e Giuseppe Zambianchi. Musica di Felice Lattuada
- Interpreti: Cesy Broggini (Ada) Dino Dondi (Caino) Aldo Bertocci (Abele) Gabriella Carturan (Eva) Costantono Ego (Adamo)
- Maestro Concertatore: Nino Sanzogno
- Regia: Mario Frigerio
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Nicola Benois
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 36)
- Il programma è condiviso con "Pagliacci"
- Introduzione (Enzo Chiari)
- Bozzetti delle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Una landa selvaggia, fiancheggiata a destra da antiche mura che simboleggiano il Paradiso. A sinistra un vecchio cipresso protende i suoi rami e le sue annose radici come a difendere una rozza culla cavata nella roccia, dove riposa Enoch, figlio di Caino e di Ada. La sposa di Caino, con un fascio di fiori campestri, adorna uno dei due altari rudimentali preparati da Abele per il sacrificio a Dio. Grande è il suo dolore per l'esilio dal Paradiso cui la colpa dei genitori li ha condannati e per la ribellione che fermenta nell'animo di Caino e toglie pace alla loro vita. Alla fine della sua invocazione a Dio affinché la schiavitù sulla terra sia meno penosa, il cielo si rischiara e ne scendono le dolci voci degli angeli che però confermano la dura sentenza: per lei e Caino le porte del Paradiso resteranno sbarrate per sempre. Appare Caino che maledice al serpente, alla madre che ne ascoltò la insidiosa voce, agli angeli tripudianti nel cielo. Ada gli porge il conforto del suo amore e lo sospinge verso la culla di Enoch. Si intenerisce Caino che sogna per il figlioletto la gloria degli angeli nel cielo, e verso il cielo innalza l'innocente chiedendo giustizia. Nell'udire le voci celesti che gli ripetono il suo destino si ridestano in lui i sentimenti di rivolta contro il Paradiso. Sfolgora allora nel cielo una schiera di cherubini dalle spade fiammeggianti: abbagliato Caino si arresta e cade riverso al suolo. Ada, in preda al terrore, è vicina a lui col bambino. Il momento simboleggia il dolore del mondo quando sono chiuse le vie della felicità. Arriva Abele e vuol persuadere il fratello ad offrire i loro sacrifici per placare la collera divina. Caino dapprima rifiuta, poi acconsente. Si accendono gli altari e mentre la fiamma di quello di Abele si leva al cielo intorno a quello di Caino si addensano tetre nubi. La fiamma si spegne e nella minacciosa atmosfera scoppia una folgore che abbatte l'altare di Caino. Abele cerca di persuadere il fratello a rinnovare il sacrificio, ma nulla può placare la sua ribellione: egli si avventa contro l'altare di Abele, e quando Abele gli sbarra il passo raccoglie un tizzone ardente e percuote il fratello alla tempia. Noncurante della sorte del fratello caduto sfoga la sua furia devastatrice. Solo dopo aver distrutto l'altare, si ferma come allucinato e fissa sgomento il fratello esamine. Nere nubi lo circondano, voci paurose lo gettano in preda a un folle terrore: la morte è apparsa sulla terra. Accorrono Ada, Eva e Adamo che piangono il morto Abele. Ada non può credere che sia stato Caino a macchiarsi del delitto ma Eva non ha dubbi e maledice il fratricida, mentre Adamo lo scaccia. Avvicinandosi al corpo del fratello Caino ha un impeto di disperato rimorso. Ada pietosa gli ridona la speranza di una nuova vita. Col bambino si avviano lentamente verso l'esilio.