Comune di Milano aperta e Teatro Carcano presentano al Teatro Lirico una produzione Gilbert Coullier Organisation:
Cyrano de Bergerac (1991)
Di Edmond Rostand
- Interpreti principali: Jean Paul Belmondo, Beatrice Agenin, Pierre Vernier, Jean Pierre Bernard, Pierre Forest, Max Fournel, Oliver Proust
- Musiche: Bernard Guillaumat
- Scene: Pierre Simonini
- Costumi: Sylvie Poulet
- Regia: Robert Hossein
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Jean Paul Belmondo - I bozzetti delle cinque scene
Programma di sala (pagine 40)
- llustrazione delle cinque scene nella traduzione di Mario Giobbe
- Il primo Cyrano (Maurice Rostand)
- Un capolavoro che mette tutti d'accordo (Luigi Lunari)
- Belmondo - Cyrano (P. Durant)
- Filmografia di Jean Paul Belmondo e Robert Hossein
- Il cast
Il primo Cyrano
Appena terminato - I Romanzeschi -... mio padre si era rimesso al lavoro. Lavorava continuamente, senza riposo. Che abbia sentito confusamente che il destino non gli avrebbe concesso la lunga vita di Goethe o di un Hugo e abbia voluto affrettare la stesura del suo messaggio? Tutta la sua vita era sottomessa al lavoro, e questo lavoro non si arrestava mai. Persino nelle ore in cui pareva che egli lo abbandonasse bruscamente per ritornare, durante un piacevole riposo, un padre come tutti gli altri, anche quando passeggiava in uno di quei giardini nei quali ci recavamo d'estate, si vedeva chiaramente come il suo lavoro, apparentemente interrotto, si prolungasse nel profondo del suo sguardo. Ora lavorava a una nuova commedia la cui eco era venuta sino a noi. La scriveva per un grande attore che aveva incontrato durante una lettura di - La Principessa lontana - e che si chiamava Coquelin... La «générale» del - Cyrano - fu un trionfo inaspettato, un trionfo che oggi non si può neppure immaginare e che pare impossibile ad una commedia teatrale, qualunque essa sia. Ed è anche una bella faccenda questo trionfo del Cyrano! Un giovane poeta provenzale che ha scritto - I romanzeschi, La principessa lontana -, l'evangelica - La samaritana - ha pensato di scrivere per Coquelin un dramma su Cyrano di Bergerac. Mio padre desiderava che il suo interprete fosse il più anziano dei Coquelin, quel Coquelin che aveva desiderato e richiesto una commedia in versi di Edmond Rostand, giacché allora vi erano ancora degli attori che desideravano commedie in versi e non reclamavano come nutrimento indispensabile la prosa banale e quotidiana. Mio padre gli aveva raccontato l'intreccio della commedia che voleva scrivere e subito Coquelin si era innamorato del lavoro e del personaggio. L'aveva accettata subito e l'aveva allestita a suo rischio e pericolo contro il parere dei fratelli Floury che erano soci con lui dell'impresa e che non nutrivano affatto la stessa ammirazione. Un dubbio enorme -bisogna pur confessarlo- aleggiava sul teatro in cui si sarebbe recitato il Cyrano: una commedia in versi come avrebbe mai potuto ottenere dei grandi incassi? Si sarebbe osato dichiarare sul cartellone che quella commedia si permetteva il lusso di essere in versi? In queste condizioni non stupisce il fatto che i bravi direttori della “Porte Saint Martin” non abbiano previsto il miracolo che stava per avvenire! non è giusto prendersela con nessuno di quegli increduli poiché -una volta tanto- la follia avrebbe avuto la meglio contro la ragione. Ogni opera importante, prima ancora che appaia, ha i suoi detrattori e li conserva talvolta per tutta una vita. Non serbiamo neppure rancore a quegli increduli che hanno potuto, durante i preparativi, far vacillare il sogno di un poeta, in quanto essi gli hanno poi reso la più grande delle apoteosi. Sì, un'apoteosi: poiché quella sera del 27 dicembre 1897 è una data delle più importanti negli annali dei fasti del teatro. Coloro che non hanno potuto assistervi, non possono fare a meno di dubitare sull'enormità del trionfo, trionfo incontestato e definitivo. Quell’entusiasmo che allora si credeva definitivamente scomparso, di atto in atto si accentuava, si accresceva. Negli intervalli i nemici si riconciliavano. Non si era mai vista una cosa simile. Sì; fu una delle più grandi serate teatrali e per trovarne una pari bisognerebbe risalire al – Cyd - o al – Hernani - che nessuno di noi ha visto. Ma quella sera del Cyrano vi era anche qualcos'altro! Quell'emozione, quella frenesia, quel non so che di esaltato che accoglieva l'opera erano indici significativi, erano prove del miracolo. Grazie ad una di quelle intuizioni proprie dei grandi poeti, Edmond Rostand offriva quel giorno alla Francia quel battesimo dell'anima di cui avrebbe avuto bisogno nelle ore più gravi, più dolorose, più micidiali. Ogni poeta è alla sua maniera un profeta! Quando, attraverso la voce provvidenziale di Cyrano, mio padre parlava nel 1897 a una generazione priva di fede, sentiva misteriosamente che quella generazione doveva morire. Come ne avrebbe potuto impedire il destino? I giovani che l'ascoltavano, quegli spiriti che subiscono il fascino dell’anima di Cyrano e che si consolano del suo pennacchio, sono già i condannati del 1914. Edmond Rostand darà loro la forza di morire senza disperare. Dal momento che non può impedire loro di essere dei martiri, procurerà la forza per trasformarli in eroi: è per questo che il Cyrano di Bergerac è qualcosa di più di una commedia eroica di cinque atti in versi. È una pietra miliare dello spirito francese!
MAURICE ROSTAND