Teatro alla Scala di Milano presenta:
Excelsior (1974)
Azione coreografica storica, allegorica di Luigi Manzotti. Musica di Romualdo Marenco. Revisione musicale di Fiorenzo Carpi
- Interpreti principali: Elettra Morini (La Luce) Ugo Dell'Ara (L'Oscurantismo) Carla Fracci (La Civiltà) Oriella Dorella (L'Invenzione) Vera Colombo (La Folgore) Paolo Bortoluzzi (Lo Schiavo) - Alfredo Bianchini (Voce di Luigi Manzotti)
- Maestro Concertatore: Enrico de Mori
- Regia: Filippo Crivelli
- Coreografie: Ugo Dell'Ara
- Scene e Costumi: Giulio Coltellacci
Programma di sala (pagine 74)
- Excelsior oggi (Filippo Crivelli)
- Perché l'Excelsior (Roberto Leydi)
- Il Ballo Excelsior e la sua fortuna
- Ecselsior alla Scala
- Foto di scena di Ezio Piccagliani
Excelsior oggi
Una vecchia fotografia col gruppo di famiglia oppure con i compagni di scuola: sfogliamo l'album con tenerezza, può anche succedere che ci si commuova, soprattutto sorrideremo e penseremo che “allora” era facile vivere. Un settimanale illustrato della fine del secolo oppure un giornale di moda, per esempio “L'Illustrazione Italiana” o “Margherita”: o “Il Teatro Illustrato”: ne guardiamo le figure, quelle grandi “tavole” in bianco e nero e siamo percorsi da una nostalgia quasi struggente. EXCELSIOR vuole essere per il disincantato pubblico d'oggi semplicemente un sereno, curioso viaggio nel passato. Niente di più. Via quindi le riletture critiche, via le dissacrazioni, via le interpretazioni strutturalistiche: il nostro spettacolo vuole solo provocare sensazioni il più possibile vicine a quelle che dovette provocare EXCELSIOR nel 1881. Impresa che comportava sì strade nuove, ma esigeva fedeltà letterali, e soprattutto una fedeltà di principio alla storia, con la conseguente rinuncia alla parodia. Con questa “chiave” (o disciplina) abbiamo affrontato lo spettacolo: Giulio Coltellacci per le scene e i costumi, Ugo Dell'Ara per la coreografia, Fiorenzo Carpi per la revisione musicale, ed io per coordinare il tutto. Perché una revisione musicale? La partitura originale oltre che soffrire di una ridondanza strumentale ingenuamente primitiva, richiedeva quasi sempre la presenza in palcoscenico di un'orchestra di banda. Inoltre l'eccesso degli strumenti a fiato indeboliva alcuni controcanti che Fiorenzo Carpi è riuscito ad evidenziare: egli ha cioè alleggerito la roboante orchestrazione facendo il lavoro musicale corrispondente a quello che noi (Dell'Ara, Coltellacci ed io) avremmo condotto in palcoscenico. Se si fosse riprodotto il materiale originale in orchestra (la cosiddetta curiosità filo logica) avremmo dovuto usare altrettanta pletoricità in scena: numerosissime comparse (i famosi “tramagnini”), cammelli, elefanti, cavalli, figurazioni esasperate, mimica ad oltranza. Con il facile risultato che il pubblico si sarebbe divertito, avrebbe riso, e la risposta di EXCELSIOR non sarebbe diventata che una gustosa mastodontica parodia. È logico quindi che le parti mimate siano state ridotte al minimo indispensabile: i personaggi della LUCE e dell'OSCURANTISMO, un tempo totalmente affidati a mimi che si sbracciavano in deliranti pantomime più o meno drammatiche o addirittura tragiche, al gusto dello spettatore d'oggi sarebbero apparse del tutto risibili. Ecco allora che molti momenti vengono risolti con la danza: danza di espressione, di gestualità, di tensione. Ed a questa si alternano i balli d'assieme dove Dell'Ara tiene sempre d'occhio gli atteggiamenti del tempo (le braccia morbide, il busto eretto in avanti, la flessuosità quasi “liberty”) e non dimentica i disegni coreografici dei quali Luigi Manzotti aveva lasciato traccia in documenti precisi. Il gigantesco di allora non ha più ragione di essere: tutto si assottiglia, si stilizza, si tramuta in grandi sintesi visive dove però il pensiero dell'autore è rispettato, ed a volte “ri¬visitato” con una punta di sottile ironia: ad esempio nel Regno della Luce, quando le Cantatrici di Gloria si risvegliano dal loro statuario torpore e suonano le grandi arpe agitandosi a tempo di “galop”, oppure quando sulle rive del Weser Papin Dionisio arriva sul suo piccolo battello a vapore col filo di fumo, o durante il traforo del Cenisio quando l'Ingegnere Italiano (da Bardonecchia) viene colto da un improvviso collasso. Infinite venature ironiche sono sottolineate: ma la base di questo spettacolo è il desiderio nostro di fare rivivere un mondo perduto con le assurdità, le insidie, le ipocrisie, ma anche le tenerezze, che quel mondo richiudeva. E non a caso scelsi un attore come Alfredo Bianchini perché dicesse e declamasse all'inizio le parole del creatore di EXCELSIOR, Luigi Manzotti. Proprio come sono dette queste parole sta la “cifra” di questa nostra edizione. Dissacrare uno spettacolo disarmante per il suo prorompente entusiasmo come EXCELSIOR sarebbe un'avventura facilissima. Ed ancora più facile sarebbe attualizzarlo: pensate se vedessimo danzare personaggi extraterrestri o “robot” al ritmo di frenetici “rocks” (naturalmente derivati dai “galop” e dalle “polke” originali scritti da Marenco) o sostituissimo Alessandro Volta e la sua pila elettrica con Guglielmo Marconi e le onde della radio, o tramutassimo il traforo del Cenisio nella conquista dello spazio... Che cosa succederebbe? Tentativi del genere furono fatti durante la Prima Guerra Mondiale quando Renato Simoni riscrisse EXCELSIOR per un'edizione scaligera nel 1916: i personaggi cambiarono, la vicenda si tramutò per il nazionalismo del momento, ed il risultato non fu certamente entusiasmante. E negli anni Trenta al Teatro San Carlo si tentò addirittura un EXCELSIOR con l'apoteosi dell'Italia fascista, ma anche allora non successe nulla. Per la semplicissima ragione che EXCELSIOR è troppo indifeso nella sua struttura originale: è un meccanismo perfetto, un congegno ad orologeria dove ogni “coup de théatre” è calcolato al momento giusto, dove tutto è prestabilito rigorosamente, il trionfo al fortissimo, lo sconforto al pianissimo, la speranza al crescendo, e via di seguito. Ed il pubblico - parlo del pubblico di oggi - segue con il fiato sospeso questo meccanismo e ne resta miracolosamente coinvolto. Forse - dopo - ne sorriderà, ma durante lo spettacolo è nello spettacolo. Il desiderio di noi che abbiamo costruito questo nuovo EXCELSIOR è appunto che il pubblico assista ad uno spettacolo popolaresco e popolare: ma nel ricupero di una tradizione, alla ricerca di un passato dalle ingenue memorie. FILIPPO CRIVELLI
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