Teatro Stabile di Bolzano presenta:
I due gemelli venziani (1987)
Di Carlo Goldoni
- Interpreti principali: Giustino Durano , Gianni Galavotti, Ginella Bertacchi, Donatella Ceccarello, Libero Sansavini, Luigi Ottoni, Torivio Travaglini
- Musiche: Dante Borsetto
- Scene e Costumi: Andrea Rauch
- Regia: Marco Bernardi
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- I bozzetti dei costumi
Programma di sala (pagine 78)
- Presentazione (Marco Bernardi)
- Dedicatoria (Carlo Goldoni)
- Gandusio gemello veneziano (Riccardo Bacchelli)
- Commedia dell'arte (G.M. Guglielmino)
- Il cinismo dietro lo scherzo (Renzo Taian)
- La risata nasconde il grigiore (Odoardo Bertani)
- Bozzetti dei costumi
- Il testo della commedia
PRESENTAZIONE
Il Teatro stabile di Bolzano con la stagione 1987/88 giunge al suo 37° anno di attività. Da sempre ci si interroga sulla funzione di un “teatro di confine”, sulla necessità di operare un confronto e non uno scontro tra modelli culturali e linguistici diversi ma contigui. Quest'anno la nostra ricerca vuole analizzare le grandi tradizioni teatrali italiana e tedesca del Settecento, attraverso i due massimi autori di quell’epoca: Carlo Goldoni e Johann Wolfgang Goethe. Di Goldoni il Teatro stabile di Bolzano allestirà I due gemelli veneziani: una delle macchine comiche più perfette dello scrittore veneziano, percorsa da inquietudini grottesche come, per esempio, nella descrizione della morte in scena di due personaggi, fatto estremamente atipico nella tradizione della commedia. Di Goethe, che quest'anno è al centro dell'attenzione del teatro italiano, il Teatro stabile di Bolzano allestirà Stella, una commedia-tragedia di singolare intensità drammatica, un testo simbolo che chiude il secolo con profonde venature preromantiche. Goldoni scrisse a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, a Pisa, negli anni 1747-1748, il Servitore di due padroni e I due gemelli veneziani. Lo stimolo occasionale fu il passaggio di due importanti compagnie dell'epoca nella città toscana e soprattutto il fascino che emanavano due grandi attori comici quali il Truffaldino Antonio Sacchi e il Pantalone Cesare d’Arbes. Il caso ha voluto che io mi sia trovato a mettere in scena a pochi mesi di distanza il Servitore di due padroni in Germania con lo Schauspiel - Frankfurt e I due gemelli veneziani con il Teatro stabile di Bolzano. E stata un'esperienza particolarmente stimolante, anche per confrontare due tradizioni interpretative di attori radicalmente diverse: con gli attori italiani il problema è quello della ricerca di una credibilità realistica dei personaggi; con i tedeschi, al contrario, il problema è quello di riuscire a dare forma a uno stile comico che non ha tracce nella storia interpretativa del loro teatro. È curioso come Goldoni cominciasse ad essere, proprio in quei mesi, ossessionato dal tema della Maschera, e come si fosse sforzato di «smascherare Pantalone», scrivendo prima il Tonin buona grazia, che fu un fallimento, e poi I due gemelli veneziani per Cesare d'Arbes, primo attore della Compagnia Medebach. I due gemelli in questione, Zanetto e Tonino, sono in sostanza la formalizzazione di due personaggi-tipo opposti: in Zanetto c'è una sorta di sommario della Commedia dell'Arte; in Tonino è invece evidente la ricerca di Goldoni per la creazione di un personaggio realistico, vero, futuro protagonista della «Nuova Commedia». E la morte di Zanetto, con relativo funerale celebrato da Arlecchino e Brighella, non è forse una metafora grottesca per dichiarare concluso il percorso teatrale della Maschera? Ma, certo, Commedia dell' Arte, avventura, intrigo, realtà: la vita com'è, insomma, convivono ne I due gemelli veneziani in un impasto un po' confuso e forse non del tutto risolto, se non nel formidabile potenziale comico della macchina teatrale basata sugli equivoci dei due gemelli. Dopo la morte di Zanetto cambia tutto, le maschere si tolgono la maschera, si va verso un ruvido e livido realismo. La favola è finita: il secolo borghese incalza, incomincia la vita con le sue amarezze, falsità, interessi. Tutti i personaggi, infatti, sembrano preoccupati solo del proprio vantaggio economico. E il lieto fine non è più cosi lieto, dopo che due personaggi sono morti in scena senza che nessuno se ne sia preoccupato eccessivamente.
MARCO BERNARDI