Teatro Bellini Teatro Stabile di Napoli presenta:
Il Candelaio (1990)
Di Giordano Bruno. Elaborazione Tato Russo
- Interpreti principali: Tato Russo, Graziano Giusti, Lucio Allocca, Lino Mattera, Franco D'Amato, Massimo Sorrentino, Marcello Romolo, Ernesto Mahieux
- Musiche: Patrizio Marrone
- Movimenti coreografici: Aurelio Gatti
- Scene: Tato Russo
- Costumi: Giusi Giustino
- Regia: Tato Russo
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Foto di scena
Programma di sala (pagine 54)
- Giordano Bruno: vita e opere (Isa Guerrini Agrisani)
- Da "Il sommario del processo di Giordano Bruno"
- L'allestimento di Tato Russo
- "Il Candelaio" (Livio Galassi)
- Intervista a Tato Russo
- Foto di scena di Tommaso Le Pera
da un'intervista di Luciano Giannini da "IL MATTINO" di Napoli
- Possibile tanto entusiasmo per un'opera considerata da sempre minore dalla critica letteraria? «Su Bruno s'è voluto far calare un velo. In Inghilterra e in Francia, nelle scuole almeno venti pagine spettano al nostro Giordano, quasi come Kant da noi, eppure sui nostri libri di scuola pochissimo è menzionato e per nulla analizzato se non con brevi note sia in filosofia che in letteratura». - Invece ... «Invece credo che si tratti di un grandissimo pensato re e di uno straordinario poeta». - E il Candelaio? «Il Candelaio è un "copione prezioso" e la mia versione lo avvicinerà finalmente alla coscienza, alla comprensione e all'amore di tutti, pure di quei critici che fino ad oggi non lo hanno inteso in fondo a causa di quella scompostezza della lingua e del suo mischiare la sua grandezza letteraria a propositi filosofici irrealizzabili in quella sede. Evitate attraverso la mia versione l'inesplicabilità di questo magma incontrollato, l'attenzione si riconduce finalmente e giustamente sul rigore poetico e sul moralismo spietato e sulla poetica del rammarico civile che con forza emergono dal testo. Questo personaggio così "storico" diventa così a mio avviso il più interessante degli esponenti della cosiddetta "nuova drammaturgia nazionale" e mi pare d'aver visto giusto nel riproporlo, rileggerlo, reinventarlo e rappresentarlo oggi. E credo che molti saranno da oggi d'accordo con me a considerare il Candelaio la più felice rappresentazione teatrale della nostra città. E' potente, violentissimo. Una violenza inconsueta nel patrimonio letterario napoletano, così incline a sentimentalismi e romantiche utopie. Nel "Candelaio" di Giordano Bruno, datato 1582, c'è tutta Napoli di oggi con i suoi ladri, le puttane, i malfattori, gli intellettuali venduti, la crudeltà, la meschinità dei rapporti. E' sconvolgente: nulla è cambiato da allora». - Tato, vediamo un po' più a fondo questa rassomiglianza tra la Napoli di allora e quella di oggi. «Il "Candelaio", dello scalmanato, eversivo, ribelle Giordano Bruno è una favola alla "Biade runner", un inferno napoletano. Nel mondo del "Candelaio" la legge non esiste, ma c'è la follia dei personaggi, ciascuno in cerca di qualcosa che non riuscirà mai ad ottenere. Contrapposto a essi c'è una gran ciurma di popolo che ha deciso di campare attraverso l'uso della delinq uenza». - La reazione è il disgusto definitivo per questa città? Protagonista, dunque, è l'illegalità? «E la violenza. La follia della città. Napoli come New York e come tutte le grandi metropoli del mondo d'oggi. E la loro trasformazione nel finale in falsi sbirri, è un altro segno che avvicina quest'opera ai nostri tempi. Non accade forse lo stesso anche oggi?» - La trama? «E' semplice. Uno spunto boccaccesco. Il mio spettacolo non punta sull'intrigo, ma sullo shock che riceverà lo spettatore guardandolo. La trama, dicevamo: Bruno, come Shakespeare, crea tre storie diverse. Ma non le collega mai. L'unica cifra sotterranea che le unisce è il sesso, la pazzia, e la corsa sfrenata al possesso di qualcosa di vano, di inutile. E' la natura che insomma sembra "in contro natura" in ogni momento». - Il "Candelaio" ... «Potrebbe intitolarsi anche "L'omosessuale pentito". Nel primo episodio Bonifacio s'innamora di una cortigiana e vuole conquistarla con artifici magici piuttosto che col danaro. Bonifacio scopre la propria eterosessualità, ma per confermarla ha bisogno di un' altra donna che non sia la moglie. E perde anche questa». - Nel secondo episodio ... «Bartolomeo insegue l'alchimistico sogno di trasformare i metalli in oro. Ma qui Bruno fa piuttosto luce sul mondo che lo circonda: quello degli intellettuali dogmatici e ignoranti contro cui si scagliò per tutta la vita fino a morime». - Infine c'è la vicenda di Manfurio ... «Che è l'intellettuale tragico. Manfurio è uno che non riesce a farsi capire. E finisce male per la troppa distanza che ha voluto malamente porre tra lui e la gente. Nel testo originale i falsi sbirri lo accusano, lo arrestano e lo picchiano. lo lo faccio morire.» - Siamo nel regno del pessimismo. «Il pubblico riderà, e molto. C'è ironia. Ma lo spettacolo è buio, tutta l'azione si svolge nello spazio di una sera e di una notte di San Silvestro, per tradizione regno delle metamorfosi». - Passiamo al linguaggio del "Candelaio". «Bruno getta anche nella lingua la propria violenza eversiva. Deforma la struttura toscana, allora imperante, con continui ricorsi ad aggettivi, barocchismi, frasi idiomatiche in dialetto napoletano. lo mi sono mosso in questo magma e da questo magma; ho ridotto il testo in italiano e poi l 'ho riportato a quella che era la lingua che si parlava a Napoli nel '500». - Un linguaggio com'è noto ricco di oscenità ... «Può mai essere osceno il linguaggio della realtà quando essa non ha altra maniera d'esser proposta se non come tale? E' osceno il linguaggio delle donne dei vicoli, delle mamme dei balconi, delle nonne dei bassi?» - E la struttura della commedia? E' cambiata? «L'ho reinventata. Ho reso più svelto il copione. Ma lo spirito, il messaggio, credo sia rimasto identico». - Oltre a lei, chi sarà in scena? «Lucio Allocca, Lino Mattera, Graziano Giusti e tantissimi altri bravi attori». - Tutti uomini. Anche nelle parti femminili? «Il mondo del "Candelaio" è così laido e violento che avevo bisogno di maschi, e poi l'ho sempre immaginato come uno spettacolo in Re minore che non desse voce ai singoli personaggi e alle singole caratterizzazioni, ma solo sottointendesse in ognuno di loro l'identico suono della parola di Bruno». - E allora come si dice "In bocca al lupo!" «No, si dice: "Tanta merda". Quanta almeno ne è rappresentata ne "Il Candelaio"» .