I LEGNANESI presentano:
La scala è mobile (1987)
Rivista in due tempi di Felice Musazzi
- Interpreti: Felice Musazzi, Luigi Campisi, Renato Lombardi, Romualdo Benti, Giuseppe Parini, Mario Lino, Alberto Destrieri, Fenocchio Giordano, Antonio Provasio, Ciro e la Compagnia de I LEGNANESI
- Musiche: Giampiero Ziglioli
- Coreografie: Italo Colini
- Scene: Nobili - Zappi
- Costumi: Lucia Boetti - Angelo Poli
- Regia: Felice Musazzi
Programma di sala (pagine 38)
- I giornali parlano...
- La Teresa nei panni di Felice Musazzi (Enzo Fumagalli)
- Biografia di Felice Musazzi
- Dedicato a Legnano (Antonietta Rebolini)
- Storia del teatro dialettale
- Lo spettacolo
- Fotografie
La Teresa nei panni di Felice Musazzi
“Il riassunto della storia della mia compagnia? È che siamo sempre stati uniti, abbiamo mandato avanti per trent’otto anni il nostro teatro e siamo felicissimi di portare ancora allegria ad un pubblico che ci accoglie con sempre maggior calore" . Sono parole di Felice Musazzi, la celeberrima Teresa dei Legnanesi che stanno rappresentando in questi giorni al teatro Argentina il loro ultimo spettacolo - La scala è mobile-, un titolo che sta a significare come "nella vita si sale, si sale, ma non si può mai dire di essere arrivati". Con questo spettacolo i Legnanesi si congedano dal loro folto e affezionato pubblico, ponendo fine ad una attività, di cui vale la pena ripercorrere la storia. Signor Musazzi, perché ha scelto come attività principale nella sua vita quella di far ridere la gente?
Perché questa è una missione. Nella mia vita ho fatto tutti i mestieri, compreso quello del soldato che mi ha portato ad essere prigioniero in Russia. Vedendo tutte le brutture del mondo mi sono reso conto che non valeva la pena di piangere queste tragedie. Per questo quando mi è capitata in oratorio, l'occasione di costituire un gruppo con dei ragazzi volenterosi che vedevano nel teatro un'attività per trascorrere le serate, mi sono messo, così per ridere, a inventare qualcosa ed è saltata fuori questa nuova forma di teatro che doveva durare tre sere e che dura invece da trent’otto anni: segno questo che quello che ho detto, che i messaggi che ho trasmesso il pubblico li ha recepiti e mi dà quella soddisfazione che ancora qui, in questo meraviglioso teatro di Gorgonzola, continua a darmi. Naturalmente il teatro non è stata la la mia sola attività; tieni presente che ho fatto trent'anni di fabbrica. AI principio era soltanto un passatempo a cui mi auguro continuino ad interessarsi i giovani di oggi: il teatro ha bisogno di vedere all'opera voi giovani ed è un hobby che culturalmente fa bene a tutti.
Come è nato il personaggio della Teresa?
Il personaggio della Teresa è nato così, per caso. A quei tempi vi era un voto del Cardinal Schuster che non permetteva agli uomini di recitare con le donne: così, scherzosamente, mi vestii da Teresa, una figura che praticamente rispecchiava quella di mia madre, delle donne del mio cortile. Nei miei primi teatri ho detto di quelle cose che prima della guerra, col regime fascista, non si potevano dire: mi sono sfogato a dire ciò che voleva dire mia madre quando ad esempio mi ha visto partire soldato, ho parlato della situazione sociale in quegli anni. Ancora oggi nei miei copioni parlo dei problemi delle fabbriche, degli ospedali, delle mutue, degli sfratti, degli ospizi e via dicendo. Dico semplicemente quello che direbbero le donne del mio cortile: è il mio simbolo è appunto il cortile, questo palcoscenico dove gli attori siamo tutti noi. Il personaggio della Teresa è diventato una maschera nel teatro moderno che tutti apprezzano e che, nessuno nonostante i molti tentativi fatti, riesce ad imitare, appunto perché noi non vogliamo solo far ridere la gente ma vogliamo soprattutto farla riflettere.
Come scaturisce la comicità da fatti così quotidiani, a volte anche tragici?
Scaturisce dal fatto che il dramma tante volte diventa comicità. Sei mai andato ad un funerale con i parenti che aspettano l'eredità? Hai mai assistito a certi litigi tra genitori e figli? Sei mai andato a vedere cosa succede alla mutua? Sono drammi che visti da fuori diventano comici, anche se considerati dall'interno rimangono drammi. La grande magia del teatro ti dà la possibilità di ridere anche di cose serie.
Cosa è cambiato nella vostra compagnia dopo la scomparsa della Mabilia?
Beh, indubbiamente mi è mancato questo grosso personaggio, questo mio braccio destro con il quale ho recitato per trentasette anni. Non ho voluto sostituirlo con un altro attore che portasse avanti il discorso della Mabilia. Ho ritenuto giusto ricordarlo; però il teatro, che è fatto di queste angosce, deve continuare: ed ecco che in questo spettacolo la Teresa ha accanto non più la Mabilia ma il figlio arrivato dall'America, con il quale continua il tema del cortile.
Il finale de "La scala è mobile" è piuttosto significativo...
Direi di sì: è tutta la nostra storia, la mia storia. I nostri personaggi si ritrovano in un ospizio: è la parabola della vita dove tutto prima o poi ha fine. lo, e con me tanti compagni, sono diventato vecchio e dopo una lunga carriera ritengo sia arrivato il momento di chiudere anche per noi. Così, come dicevo, la Teresa si ritrova all'ospizio, e lì, con il suo Giovanni da grigia diventa bianca e con il suo Giovanni va dire al pubblico: ci ricordiamo del tempo passato. I ricordi rimangono.
ENZO FUMAGALLI