Teatro alla Scala di Milano presenta:
Rigoletto (1929)
Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave. Musica di Giuseppe Verdi
- Interpreti principali: Carlo Caleffi (Rigoletto) Mercedes Capsir (Gilda) Alessandro Granda (Duca di Mantova) Carlo Walter (Sparafucile) Lucia Abbrescia (Maddalena) Gina Pedroni (Giovanna)
- Maestro Concertatore: Antonino Votto
- Regia: Giovacchino Forzano
- Maestro del coro: Vittore Veneziani
- Coreografie: Vincenzo Dell'Agostino
- Scene e costumi: Casa d'arte Caramba
Programma di sala (pagine 64)
- La meta raggiunta
- I 150 anni della Scala
- Da Verdi ai moderni
- Rigoletto e la censura
- La vicenda
- Fotografie
Rigoletto e la censura
"Io credo - scriveva Verdi, nel 1853 - che il miglior soggetto che sia stato messo in musica fino ad ora, senza parlare del merito letterario e pratico è, Rigoletto. Vi si trovano situazioni estremamente forti, varietà, brio, patetico. Tutte le peripezie nascono da quel personaggio leggerino e libertino che è il Duca di Mantova. I timori di Rigoletto, la passione di Gilda ed il resto, tutto ciò forma degli episodi drammatici eccellenti, tra gli altri la scena del quartetto. Questa, sempre quanto all'effetto, rimarrà una delle migliori di cui si onori il nostro teatro”. Ma la polizia austriaca non la pensava precisamente così. Prima ancora che Verdi scrivesse una nota di partitura, la censura dichiarò che non avrebbe mai lasciato rappresentare, sia pure in musica, le troppo galanti avventure di un Re. Verdi, furibondo, non voleva cedere, e andava giurando che l'opera l'avrebbe composta a qualunque costo e contro tutte le censure del mondo. O gli lasciavano dare ala al suo genio, o non avrebbe più scritto una nota. Dal canto suo il povero Piave, il librettista, dopo aver tentato inutilmente di placare la censura, si desolava non sapendo più come risolvere la complicata faccenda. Per buona sorte il caso aiutò maestro e poeta. C'era un commissario di polizia ,amico dell'uno e dell'altro. Dilettante di musica, per giunta, e ammiratore fervido del talento di Verdi, costui si assunse l'incarico di aggiustare le cose. Si trattava semplicemente di cambiare il titolo e i nomi dei personaggi. La proposta fu da Verdi accettata. “Che cosa mi fa a me – scriveva il maestro - che invece di un Re ci sia un Duca? E anche Tribolet... ma sai che il nome di Rigoletto mi svaga? '" sicuro: lo voglio chiamar Rigoletto. E Bianca diventerà Gilda, e il Saint-Vallier diventerà Monterone ... accetto tutto. E se scriverò un'opera di cui io possa farmi onore, diremo ai signori posteri che abbiamo preso per collaboratore un commissario di polizia!” Così Rigoletto apparve per la prima volta alla Fenice di Venezia la sera dell'11 marzo del 1851. E si dice che non siano occorsi più di quaranta giorni a Verdi per scriverne la musica. Evidentemente, mentre si combatteva l'aspra lotta con la polizia austriaca, nell'anima e nel cervello del maestro si veniva maturando e concretando il capolavoro.
E’ questa la settima ripresa dell’Opera nell’attuale gestione del Teatro alla Scala.