Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Trieste presenta:
Tosca (1951)
Dramma in 3 atti di Vittorien Sardou, Luigi Illica e Giacomo Giacosa - Musica di Giacomo Puccini
- Interpreti principali: Maria Caniglia (Tosca) Galliano Masini (Cavaradossi) Rodolfo Azzolini (Scarpia) Mario Tommasini (Cesare) Miro Lozzi (Spoletta)
- Maestro Concertatore: Antonino Votto
- Regia: Carlo Piccinato
- Maestro del coro: Adolfo Fanfani
Programma di sala (pagine 16)
- Prima rappresentazione 26 gennaio 1951
- La genesi dell'Opera
- Giacomo Puccini non la vuole ma la pensa
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
La genesi dell'opera
“Tosca”, quella originaria di Vittoriano Sardou, data dal 1887. L'inesauribile drammaturgo francese, autore di tanti lavori, costruiti con colpi di scena, complicati intrecci e il tutto trattato a vivacissimi colori, dopo la rapida stesura di una trama che forse gli frullava da tempo nella fantasia, terminò la nuova fatica. Salvo omissioni, sarebbe l'unico soggetto di argomento e ambiente italiano. Quali misteriosi stimoli inducessero il Sardou a scrivere "Tosca" si ignora. È lecito supporre che, almeno in parte, lo spunto gli fosse ispirato da incontri frequenti con una famiglia amica, residente a Nizza, la famiglia italiana Caravadossi dei conti d'Aspromonte, vecchia schiatta di diplomatici, di soldati e di cospiratori durante il Risorgimento italiano, i cui discendenti vivono a Trieste. In essa il drammaturgo aveva particolare dimestichezza col conte Vittorio Caravadossi, suo quasi coetaneo, morto nel 1882, un ufficiale alto, elegante, cavalleresco signore, grande conquistatore nel campo femminile e, per di più, dilettante di pittura, che aveva studiato a Roma. Esiste nelle ingiallite carte di famiglia la fotografia di un quadro, autoritratto del Conte Vittorio, mentre sta dipingendo una Madonna. Chissà che lo scrittore non collocasse al centro di una sua idea in formazione il personaggio dell'amico, lontanato a ritroso in un panorama storico e ne derivasse l'opera. In favore della tesi parlano tanto la figura fisica e il carattere, quanto le predilezioni artistiche del Vittorio e infine anche il suo patronimico, essendo infatti "Cavaradossi" risultante dal vecchio nome alterato con la metastasi di una sillaba. D'altronde lo stesso Giacomo Puccini nel 1924, due mesi prima della sua prematura scomparsa, nel vedere la riproduzione del quadro accennato e nell'apprendere qualche altro particolare, scrisse una lettera ai Caravadossi, dove condivideva l'ipotesi che alla genesi della "Tosca" contribuisse la conoscenza avuta dal Sardou con l'amico italiano, il bell'ufficiale pittore. Il resto, personaggi e vicenda, è frutto della vulcanica immaginazione dell' autore, senza alcun elemento reale, nonostante l'abile mascheratura storica applicata dal Sardou.