Dal Programma di sala I FANATICI - 1952:
- Riccardo Billi e Mario Riva di nuovo insieme nella rivista "I fanatici"
Autore: Pietro Farné (Errepi Spettacoli)
Abitavano nella stessa casa, nella stessa via, e non lo sapevano. Da anni si “incocciavano”, magari si urtavano o si guardavano di traverso, ma non si conoscevano. Non potevano immaginare nemmeno lontanamente che a Roma, dove erano nati e vivevano, si sarebbero un giorno ritrovati, avrebbero insieme lavorato per formare una delle più originali coppie della nostra rivista. Coppie di comici, s'intende.
Quando Billi e Riva ripensano oggi agli episodi, alle combinazioni, ai casi della loro esistenza ci fanno su un sacco di risate, più di quante ne fa il pubblico quando ascolta le imitazioni, le scenette, le filastrocche del loro repertorio. Forse non hanno mai pensato a raccontare sulla scena questa esistenza curiosa per il timore che il pubblico non ci creda. “Questa volta - direbbero gli spettatori - Billi e Riva esagerano: non può essere vero quel che ci raccontano della loro vita”. E invece, per la prima volta direbbero la verità. A nostro avviso, questa narrazione è una specie di “numero” mancato. Pensate che il signor Mario Riva nacque nella capitale in via Illicinia a Campo Marzio alcuni (o diversi, non lo sapremo mai) anni dopo del Signor Riccardo Billi, il quale, a sua volta fu concepito a Siena e vide i natali a Roma in via Merulana. Dalla casa del primo all'abitazione del secondo ci corrono, grosso modo venti minuti di tragitto. Per anni dunque la coppia Billi-Riva fu serata da venti minuti. E i due incoscienti, vogliamo dire che non sapevano quel che li aspettava, quel che il Fato stava tramando e preparando.
Successivamente, lo stesso Fato di cui si è detto più sopra pensò di iniziare una specie di marcia di avvicinamento. Mandò ad abitare le due famiglie nella medesima strada: via della Vite, rispettivamente al numero 16 e al numero 64. Sembra incredibile, ma gli storici che già si accingono a raccogliere documenti dei due celebri comici possono affermare quello che andiamo dicendo. Anzi, ci spiace dover anticipare la parte più curiosa e interessante del volume che sarà affidato ai posteri per tramandare la fama della coppia romana (proto, attento ai refusi noi abbiamo scritto fama). Poi, il caso accostò sempre di più le due casate, le due stirpi: i Riva, chiusi in quel silenzio e contegnoso riservo che ancora oggi Mario rivela; i Billi, ammantati di quella decorosa e quasi imperterrita distinzione che si nota sempre in Riccardo.
Accadde, perciò, quasi fatalmente, inevitabilmente che le due famigli si conoscessero entrando sempre in più intima confidenza al punto che il padre di Riva fece addirittura da compare a Billi quando questi si sposò. Gran giorno fu quello. I due comici già parlavano d'arte con una audacia e una incoscienza più uniche che rare, preoccupante ammonimento per quel che sarebbe accaduto. Col passar degli anni Mario e Riccardo si orientarono diversamente, sempre convinti di non aver proprio nulla da spartire. Billi calcò le scene del varietà e Riva si attaccò ai microfoni della radio.
II fattaccio si verificò cinque anni fa, quando l'autore Polacci (che rimane, in certo qual modo, il responsabile non del tutto volontario della combinazione) formò una compagnia detta dei “Sette colli”. Ci vuol poco a capire che in un complesso del genere non potevano agire artisti di Voghera o Caltanissetta, ma (almeno in teoria) i figli del teatro romano. La formazione ebbe fortuna e interpretando la rivista “Le cento città” doveva gettare stabilmente le basi al “Bernini” al grido di “E chi si move più?”
Otto spettacoli in una stagione furono il bilancio di quella fatale annata. Billi e Riva naturalmente avevano cominciato facendo ciascuno il proprio “numero”. Poi si accorsero che andavano d'accordo anche in scena, che non si danneggiavano, che potevano “sfogare” a loro piacimento senza sacrificare la loro personalità anche tentando una nuova coppia. Una coppia moderna che non ha nulla a che vedere col genere di Stanlio e Ollio o con quelli dei fratelli De Rege. Due comici autentici e non un comico e una “spalla”. Di qui alla “Bisarca” il passo fu breve. Un passo tirò l'altro e si arrivò ad “Alta tensione” infine ai “Fanatici”. Non abbiamo voluto tessere alcun elogio d'obbligo ai due “buffi” della nostra rivista. Abbiamo voluto raccontare una storia che essi in scena non vi narreranno mai. Può darsi che essi siano gelosi della propria vita e si divertano a sfottere quella degli altri. Altrimenti dovrebbero dirvi che Mario è stato (ma sì, ma sì) bersagliere in tempo di guerra e che Riccardo finì in Sanità perché ha le mani piccole. O parlarvi della diversità di certi aspetti del loro carattere: Riva è capace di dare 100 lire di mancia al barista che gli serve il caffè solo per far rabbia a Billi, il quale non spreca che 10 lire per compenso straordinario (extra-tariffa) a un facchino che gli ha portato quattro valigie. Era destino che i due si ritrovassero sotto il cielo di Roma, facessero insieme cinque riviste e otto film in cinque anni. Una vita che è un “numero” mancato.
Pietro Farnè (Errepi Spettacoli)