Da SIPARIO Num.143 Marzo 1958:
- IL DIARIO DI ANNA FRANK La nostra coscienza provocata da uno spettacolo
- Autore: Roberto Rebora
IL DIARIO DI ANNA FRANK la nostra coscienza provocata da uno spettacolo
Non dimenticare non significa odiare. Il "Diario di Anna Frank" è privo di odio. Significa invece sapere cosa l'esperienza ha proposto e propone all'uomo.
Non è facile dare ordine alle proprie idee e ai propri sentimenti di fronte alla rappresentazione del Diario di Anna Frank. E ciò non perchè ci si trovi opposti alle complicazioni di un testo poeticamente e concettualmente oscuro, ma perchè lo scontro di sensazioni di natura diversa, ma ugualmente urgenti, portano subito ogni misura verso la prova della commozione. Una prova importante, formata com'è da così evidenti autenticità umane e spirituali, ma che deve essere dopo controllata da un'operazione di riordinamento. E l'ordine dato alla nostra commozione significa trasportare ii discorso dall'impulso di un'adesione trattenuta nelle proprie possibilità dalla commozione stessa, alla chiarezza critica delle sue dimensioni e della sua vita. Cioè rendere al possibile il proprio movimento. Perchè io non credo che un discorso su Anna Frank debba venire considerato estraneo alla critica e affidato al sentimento e all'emotività delle nostre reazioni, riservandosi invece la critica la valutazione delle dimensioni positive e negative di un'opera in qualche modo creativa senza sentirsi attratta a partecipare a quanto sta al di là degli schemi del giudizio. Penso anzi che I'individuazione di tali motivi sia indlspensabile, e indispensabile ia partecirpazione o meno, proprio per affermare la responsaibilità dell'atto critico come atto vitale. Che nel caso del Diario di Anna Frank s'impegna in un discorso di particolari dimensioni dove la esperienza di una storia vissuta e con protagonisti reali e non creati dalla fantasia poetica porta proposte di particolare suggestione. Nel Diario di Anna Frank, trasposizione teatrale di Frances Goodrich e Albert Hackett, c'è la storia della famiglia Frank e della famiglia Van Daan chiuse in una soffitta di Amsterdam per due anni nella vana speranza di sottrarsi alla caccia nazista agli ebrei, e c'è Ia testimonianza d: Anna Frank, il suo sguardo sui protagonisti di quella tragica reaità. Anna Frank essere umano che scosta da sè il personaggio. Ecco che la nostra commozione non si ferma più in se stessa, ma si muove. Da sensazione diventa coscienza. Il tragico documento riporta a noi la spaventosa realtà di tempi a noi vicini, volentieri dimenticati da troppi per insensibilità o per timore di venirne travolti anche nel ricordo, e ci spinge a considerare con desolazione I'attualità della nostra vita ancora e sempre minacciata dalla violenza dell'uomo sull'uomo, dalla sua indifferenza all'uccidere, dalla sua incapacità a morire. Il fondamentale disprezzo dell'uomo per se stesso si traduce in idolatrie di varia natura e in violenze, dove umiliata, spaventata, offesa, avvilita e soffocata la meraviglia della vita (e lo stupore della libertà) agonizzano nelle distinzioni e nelle sette. Non dimenticare non signiflca odiare. Il Diario di Anna Frank è privo del tutto di odio. Signiflca invece sapere e conoscere cosa I'esperienza ha proposto e propone all'uomo. E trarne le dovute conseguenze. AIIora, dopo I'enorrne successo della rappresentazione (diamo per noto il successo del Diario vero e proprio), qualcuno ha affermato essere questo il trionfo della cronaca (per usare una parola ambigua molto in uso), o dell'attualità, o della verità. Ed è affermazione basata su un errore di prospettiva. Perchè nel Diario di Amna Frank la realtà così comè (così come era allora nella consumazione tragica dell'esperienza quotidiana) esiste attraverso I'osservazione e il commento della bambina entrata nella soffitta a tredici anni per testimoniare di se stessa e della realtà che violentemente anticipava in lei le possibilità vitali, Ia comprensione di ciò che sta dentro la realtà stessa. La vita della straordinaria rappresentazione nasce prima di tutto dal fatto che Anna Frank sta al di fuori di essa per darne le dimensioni e Ia portata. Il documento (importantissimo) si trasforma in interpretazione, nell'interpretazione della bellezza del mondo che diventa l'orrore del mondo nelI'animo di una bambina che voIeva vivere. E vivere anche dopo morta. Gradatamente I'angoscia della rappresentazione diventa serenità, una serenità forte, consapevole, che non vuole e non deve cancellare l'angoscia che I'ha resa così forte. Anna Frank si avvia alla morte credendo nella vita e continuando a crederci. Vede l'orrore (non posso basare tutto sulla morte e la confusione, scrive) ma ciò è soltanto un altro segno della sua sbalorditiva consapevolezza che non cedeva di fronte alla violenza. Sono le parole di Anna Frank, riportate fedelmente dal diario, a dare verità anche agli altri personaggi e a renderli protagonisti di una vicenda che tocca forternente la nostra coscienza. Come ricordo, ed è molto. Ma anche, ed è molto di più, come valutazione di quel ricordo in grazia delle parole spaventate e fiduciose di Anna assistita dalla sua volontà di vita e dalla sua flducia. L'importanza di questo spettacolo è stata sentita da Giorgio De Lullo e da tutti gli interpreti, Annamaria Guarnieri, Romolo Valli, Elsa Alibani, Ferruccio De Ceresa, Italia Marchesini, Nino Marchesini, Urnberto Orsini, Niky De Fernex, Cristina Grado, Mario Maranzana, in modo veramente esemplare. Ne hanno sentito la verita, la portata e il compito. Hanno recitato con una totale dedizione allo spirito dell'avvenimento, togliendo dalla loro presenza scenica ogni ombra, anche legittima, di personalismo. Con la guida di Giorgio De Lullo, che con questa prova entra di diritto nel numero dei nostri grandi registi, hanno colmata la distanza che divide la riduzione teatrale dall'originale Diario, e hanno servito la vera autrice della vicenda, Anna. Bisognerebbe fare un discorso particolare per tutti, a cominciare da Anna Maria Guarnieri vera flno alla rinuncia. Ma mi limiterò a ringraziarli.
ROBERTO REBORA
IL DIARIO DI ANNA FRANK di F. GOODRICH e A. HACKETT - Regia di GIORGIO DE LULLO
Scene di GIANNI POLIDORI - Costumi di EBE COLGIAGHI
Personaggi e interpreti:
OTTO FRANK, ROMOLO VALLI - EDITH FRANK, ELSA ALBANI - MARGOT, NIKY DE FERNEX - ANNA, ANNA MARIA GUARNIERI - Signor VAN DAAN, NINO MARCHESINI - Signora VAN DAAN, ITALIA MARCHESINI - Peter VAN DAAN, UMBERTO ORSINI - MIEP, CRISTINA GRADO - KRALER, MARIO MARANZANA - DUSSEL, FERRUCCIO DE CERESA