La "Spettacoli Errepi" presenta La Compagnia Totò:
A prescindere... (1956)
Rivista di Nelli e Mangini
- Interpreti principali: Totò, Franca May, Enzo Turco, Yvonne Menard, Franca Gandolfi - Il balletto di Gisa Geert
- Musiche: Carlo Alberto Rossi
- Composizioni coreografiche: Gisa Geert
- Costumi: Folco
- Scene: Artioli
- Regia: Nelli e Mangini
- Direzione artistica: Enzo Turco
1. Totò 2. May 3. Turco 4. Menard 5. Gandolfi 6. Nelli e Mangini 7. Geert 8. Figurini di Folco
Programma di sala (pagine 24)
- A prescindere (Casalbore)
- Totò (Ignazio Mormino)
- Gli spettacoli Errepi dal 1929 ad oggi
- Interpreti - Il balletto Gisa Geert - Le Show Girl
- Fotografie
A PRESCINDERE
SETTE è un numero magico, un numero cabalistico. Totò è napoletano e quindi, propenso a seguire gli inviti di una cabala. Vi meravigliate, allora, se avanzo il sospetto che il principe de Curtis abbia artatamente procrastinato il suo ritorno alle scene, fiducioso nella magia di un "sette e non più sette"? Mesi or sono, Totò, principe e non attore in quel momento, mi confessava la sua ansia di tornate alla scena. Ne era come esaltato. Quella mattina, il sole di luglio incendiava l'aria, ma lo sguardo di Totò sernbrava non percepire il fulgore di quella luce che metteva in risalto violento ogni particolare dello stupendo panorama: era fissato, quello sguardo, nel vuoto e certo vedeva altre luci lontane, iiiuminanti fondali dipinti sulla tela, come s'usava al tempo dei suoi primi applausi. Il cinema ha dato a Totò una notorietà più grande. Ma, in fondo, non gli ha dato quelle soddisfazioni alle quali la sua arte di attor comico di rara potenza, di "clown" dall'estro inconfondibile, poteva aspirare. Soprattutto, gli ha fatto mancare quella partecipazione viva della folla che un vero attore ama sentire, svettando su un mare di teste nella penombra di un teatro. ll mormorìo della folla, la deflagrazione della risata, lo scrosciar dell'applauso. Poteva, qualche sera, entrare nel buio di una sala cinematografica: e certo gli applausi, i commenti, gli davano gioia. Ma non lo eccitavano come in teatro, perchè giungevano quando il suo lavoro era finito: e la risata non gli faceva da trampolino per un guizzo ed un lazzo che gli permettesse di staccare dalla gola dei suoi ammiratori un'altra risata, in un parossismo di buonumore... La mancanza del pubblico opprimeva Totò; e certo egli avrebbe già prima d'ora aderito al desiderio che tutti gli esprimevano di vederlo tornare alla scena se uno strano ritegno non gli avesse messo nella napoletanissima anima il desiderio di rimandare, a domani, a dopodomani, all'anno prossimo. E forse nella maturazione del suo desideflo di ritorno ha influito ia cabala del settimo anno. Fu infatti sette anni fa che Totò si congedò dal suo pubblico. Ora, sette e non più sette, torna a ridare ai suoi vecchi amici le sensazioni di sempre; e a dimostrare ai nuovi amici, a coloro che hanno imparato a conoscerlo sui bianchi teloni del cinema, viene a mosrrare quella comicità sconvolgente, di cui, attraverso gli schermi, essi hanno avuto solo un anticipo, pur sufficiente a creargli gran copia di simpatie. Ed ha voluto tornare con Remigio Paone. Totò e Paone sono legati dai ricordi di un'ascesa comune. Sono entrati uno accanto all'altro nei quartieri alti del teatro. I più belli e significativi spettacoli di Totò hanno avuto nel gusto e nel senso del teatro di Remigio Paone un realizzatore sagace, lungimirante. E' ancora in me l'emozione di "Volumineide" e de "L'Orlando curioso"; ed anche il sontuoso spettacolo di arrivederci, "Bada che ti mangio", fu portato alle scene da quello che io amo chiamare "il signor Errepì", identificando I'uomo con I'insegna che egli scelse per la sua attività. Torna Totò, e con lui torna Paone, che aveva giurato di non mettere più in scena riviste. Ma è difficile tener fede ai giuramenti, quando si ha per le maniche un asso come il ritorno di Totò. E' chiaro, dunque, che Paone intende giocarlo bene, costruendogli intorno una magnifica scala di colore: una compagnia che raduni elementi di primissimo ordine. Franca May è la "soubrette" dello spettacolo. E giunge così al culmine delle sue speranze. La sua non è stata una carriera rapida ma non precipitosa. Bella, dotata di accesa femminilità, naturalmente elegante, Franca aveva tutti i requisiti per balzare subito in primo piano. Ha preferito fare la sua strada i passi progressivi perfezionando ogni anno di più le sue qualità artistiche. Nello scorso anno, in quel vivacissimo complesso di attori che era la "Scarpettiana", diretta da Eduardo De Filippo, Franca May ebbe a dimostrare di aver raggiunto una meta considerevole, in fatto di recitazione in chiave comica. E notate che si trovava tra attori abilissimi nel giuoco scenico! In quanto, poi, alla "presa" sul pubblico ricordo i densi mormorii che si sollevavano in sala alle sue apparizioni in abiti succinti. Accanto a Totò, le sue doti naturali e le qualità accumulate durante un tirocinio denso di speranze avranno modo di affermarsi definitivamente. Ed ancora, accanto a Totò, una stella internazionale: Yvonne Menard. Chi è stato una volta soltanto a Parigi, è stato, immancabilmente, alle Folies Bergère. E' una tappa obbligata, perchè il teatro di rue Saulnier è il palazzo reale del mondo della rivista. Ebbene, tutti coloro che sono stati alle Folies Bergère conoscono Yvonne Menard, e quasi nulla ignorano dei doni che la natura ha voluto fare al suo volto, alla sua figura. Di Yvonne Menard, gli spettatori italiani vedranno... un po' meno di quel che vedevano a Parigi; ma non per questo si sentiranno defraudati. Non solo di ammirevole nudità erano, e sono, le sue attrattive: il suo brio classicamente parigino, il suo senso del ritmo, le sue doti puramente artistiche formano attrattiva a sè. Quando una donna, entrata a quindici anni nelle file del corpo di ballo del più famoso teatro di rivista del mondo sale di grado in grado, fino al ruolo di stella assoluta, non lo deve soltanto alle esibizioni della sua bella nudità. Enzo Turco sarà, di Totò, l'attore di spalla. L'attore completo, intelligente, pronto come pochi; ed inoltre poggia su una simpatia spontanea, napoletana, aderente allo spirito di Totò. E poichè in guesta compagnia gli uomini di primo piano devono essere napoletani e le donne belle, ecco, come immediato rincalzo ai ruoli primari femminili, anche Franca Gandolfi, che è senza dubbio il più interessante elemento tra le giovani in attesa di fama. Al fascino di una bella figura e di un volto gradevole, Franca unisce qualità positive che permettono di preconizzarle un luminoso avvenlre. Infine, a completare il "cast", incontrerete attori abili, sicuri, misurati come Antonio La Raina, Dino Curcio, Alvaro Alvise ed il sorprendente imitatore Mario Di Giglio. Elvi Lissiak, Marisa Mayer, Luana Silli formano i plotoni di sostegno muliebre: plotoni notevoli, se posso dirlo... Ritroviamo il fatidico numero sette nel corpo di ballo. Sette le danzatrici, sette Ie "showgirls", sette i danzatori: scelti tutti badando non solo all'avvenenza, ma anche alle qualità artistiche di perizia nella danza, Gisa Geert, alla quale ancora una volta compete il diritto di essere accanto a Totò, in qualità di creatrice e perfezionatrice dei balletti, non può che compiacersi del materiale messo a sua disposizione. Il copione dello spettacolo porta due firme illustri: quelle di Nelli e Mangini, che sono, tra gli autori italiani e... napoletani, fra i più dotati. Da molti anni non è passata una stagione senza che la loro firma apparisse sui manifesti dei teatri italiani, sotto il titolo di spettatori dove estro ed intelligenza andavano di pari passo. Totò lo conoscono bene, lo hanno anche assistito validamente in più d'un'occasione, in passato; ed ora si schierano accanto a lui, offrendogli le risorse della loro esperienza e del loro umorismo. Carlo Alberto Rossi, autore di molti cospicui successi musicali, cura la parte musicale dello spettacolo, che comprenderà anche canzoni dovute all'estro dello stesso Totò, fermamente intenzionato a ripetere i successi di "Malafemmena". Anche in questo settore lo spettacolo è in ottime mani, così come lo è per la messa in scena: i figurini dei costumi sono infatti di Folco, che è fra i più ricchi artisti in fatto di gusto, e i bozzetti delle scene sono di Artioli, che già in uno spettacolo di due anni or sono ebbe a dar prova di sicura festevolezza nell'allestimento scenico. Intorno a Totò, dunque, il quadro mi sembra perfetto. Sono convinto che, uscendo dal teatro, non la penserete diversamente. Buon divertimento!