La Errepi Spettacoli presenta:
Attanasio, cavallo vanesio (1952)
Favola musicale in due tempi di Pietro Garinei e Sandro Giovannini
- Interpreti: Renato Rascel, Lauretta Masiero, Kiki Urbani, Flora Medini, Pepino De Martino, Corrado Lojacono, Sandra Mondaini, Mimmo Craig, Pino Ferrara, Rudy Solinas, Ester Bistolfi, Giulia Pittaluga, Angelo Massari: Peters Sisters - Le Bluebell - I Kelly Dancers
- Musiche: Kramer - Nascimben
- Coreografie: Donn Arden
- Scene e costumi: Giulio Coltellacci (assistito da Philippe Auge)
- Regia: Garinei e Giovannini
Programma di sala (pagine 28)
- Due vanesi (Piero Farnè)
- Locandina
- Le scene della favola
- Gli interpreti e i collaboratori
- La "Spettacoli Errepi" nella stagione 1952/53
- Fotografie
DUE VANESI
L'avevo detto più volte: Rascel è pericoloso, Rascel è contagioso. Ma non ci credevano. Forse perché Rascel, quando è fuori del palcoscenico, è una persona normale, anzi distinta, simpatica, impeccabile. È un signore elegante e moderno che quando parla seriamente riesce a convincerti, quasi ad affascinarti. Nessuno immagina il substrato diabolico di Rascel. E tutti finiscono per essere trascinati nel suo mondo paradossale e incredibile. Sì, perché Rascel non è la comicità, non è la tradizione, non è la logica. È un ometto curioso che ha ribaltato i classici canovacci dell'umorismo, ha esasperato la battuta ridicola sino a creare un ragionamento fuori dal mondo comune.
Da anni avevo avvertito impresari, tecnici, autori. La palandrana nera col taschino sulla schiena non era soltanto una trovata, le canzoni con le parole rovesciate non erano soltanto una stranezza comica, la filastrocca senza senso non rappresentavano soltanto uno stile. Ma anche i più furbi non ne hanno tenuto conto. E sona stati travolti.
Rascel ha convinto il più esperto: Remigio Paone, che ha finito per creare l'esaltazione del piccolo, inconfondibile personaggio. Gli stessi Garinei e Giovannini si sono prestati ad assecondare l’idea di un cavallo, Attanasio, che si muove sulla scena come un quadrupede vanesio. Con l'avallo di “Errepi”, il riflessivo Garinei e il posato Giovannini hanno accettato il tema ippico, hanno addirittura inventato una “favola”, termine nuovo che sostituisce la rivista, l’operetta, la fantasia.
Ma se gli uomini sono scusabili, perdonabili, credibili per le loro debolezze sentimentali e i loro estri artistici, non comprendiamo come un rispettabile cavallo svedese si sia prestato al gioco. La Svezia è un Paese tremendamente serio e civile. I re giocano a tennis anche quando hanno cent’anni. I senatori partecipano a competizioni sportive aumentando la loro autorità politica e familiare. La Svezia, è vero, ha concesso molte cose al mondo latino e specie a quello italiano: da Ingrid Bergman a Gren-Nordahl-Liedholm. Ma è pur sempre un grande paese.
Da questo cavallo, nato in una decorosa e rispettabile stalla scandinava e abituato alla serietà dei circhi tedeschi, non ha rifiutato le allettanti offerte di Rascel. È arrivato come un qualsiasi calciatore svedese ingaggiato da una società in vena di acquisti sensazionali, non ha sentito alcun rimorso per aver sacrificato l’ingaggio di Oretta, la famosa cavalla intelligente di Bologna. Le solite preferenze: agli equini nostrani si preferiscono quelli importati!
Ma c'è di più. Attanasio ha voluto subito assistere ai maggiori spettacoli della nostra rivista per rendersi conto dello stile degli artisti che sfacciatamente chiama “colleghi”. Ha fatto dichiarazioni alla radio, ha promesso interviste. Ha avuto parole lusinghiere per Wanda Osiris, ha espresso complimenti per le “Bluebell”, si è divertito con le musiche di Kramer ritmandole con lo zoccoletto. Lo avevo detto: Rascel è pericoloso e contagioso, ma non hanno creduto.
Piero Farnè