Comune di Venezia, Teatro Goldoni e Comunità Teatrale Italiana presentano:
Anna dei miracoli (1988)
di William Gibson (traduzione di Giancarlo Sepe)
- Interpreti: Mariangela Melato, Florens Fanciulli, Carlo Reali, Armando Cianchella, Ester Galazzi, Alberto Scala, Anna Montinari
- Musiche a cura di: Harmonia Team
- Scene e costumi: Umberto Bertacca
- Regia: Giancarlo Sepe
Programma di sala (pagine 20)
- Introduzione (Paolo Lucchesini)
- La stampa e Anna dei miracoli (autori vari)
- Mariangela Melato e il teatro
- Giancarlo Sepe autore e regista
- Fotografie di Tommaso Le Pera
Paolo Lucchesini - La Nazione, domenica 23 ottobre 1988
Venezia - Nel 1960 William Gibson, narratore, sceneggiatore, commediografo americano, era diventato una celebrità anche in Italia, dopo aver infilato una serie di straordinari successi in patria. Si rappresentavano contemporaneamente i due suoi bestseller teatrali: Due in altalena scritto nel 1958, interpretato da Anna Bancroft, e ultima novità Anna dei miracoli già teledramma per la tv, passato ai fasti di Broadway nel 1959, affidato ancora alla Bancroft (719 recite) e poi divenuto film. In Italia Anna dei miracoli fu realizzato da Luigi Squarzina: con Anna Proclemer, debuttò nel ruolo di Hellen Keller, la bambina cieca e sordomuta, coprotagonista della piéce, Ottavia Piccolo, undicenne. Più tardi Anna dei miracoli passò anche in tv, con la Proclemer recitò Cinzia De Carolis. Fu un successo come pochi: la storia è vera (Gibson si era ispirato ad un fatto accaduto intorno al 1850, personaggi reali con i loro nomi: Hellen Keller, quasi novantenne, presenziò alla prima americana).
... Giancarlo Sepe ha compiuto una delle più attente, sorvegliate, incisive imprese drammaturgiche, liberando il testo di Gibson delle sedimentazioni del fideismo americano nel bene supremo, nell'individuale volontà, nel successo a tutti i costi Sepe ha tratto in pratica una sceneggiatura cinematografica in cui secchi, taglienti dialoghi sono in funzione di un'azione intensa, selvaggia e della conturbante visualità della scenografia di Umberto Bertacca, forse la migliore in senso assoluto, sintetizzando il ricorrente tema delle cortine mobili su fonti di luce accecanti, in una sequenza di preziosi tableaux in bianco e nero, e diventando strumento di mutamenti di tempo e luogo con dissolvenze e silhouette di estrema raffinatezza. Costante la presenza dell'incombente colonna sonora dell'Harmonia Team. Le molte scene del testo di Gibson, sono ridotte all'essenziale, le battute sottratte al pietismo compiacente strappalacrime. Il dramma praticamente assente nella parabola di Gibson esplode invece nell'andamento di Sepe assumendo i connotati di scontro fisico, oltre che intellettuale ed ideologico.
... Grande, grandissima Mariangela Melato che ci ha consegnato una Annie superba e insicura, determinata e vulnerabile, consapevole di affrontatre un esame unico: lei per prima vuole uscire definitivamente dal tunnel dell'emarginazione. Una furia di voglia di vivere. Stupenda l'undicenne Florens Fanciulli, una selvaggia, frenetica, perfida Hellen.