Compagnia Torino Spettacoli - Compagnia Mario Chiocchio presenta:
Il borghese gentiluomo (1997)
Di Molière
- Interpreti principali: Ernesto Calindri, Liliana Feldmann, Miriam Mesturino, Luca Sandri, Mimma Lovoi
- Traduzione e adattamento: Luigi Lunari
- Musiche: Bruno Coli
- Scene: Emanuele Luzzati
- Costumi: Santuzza Calì
- Coreografie: Claudia Lawrence
- Regia: Filippo Crivelli
Link Wikipedia
Ernesto Calindri - Foto di scena
I quaderni di Torino Spettacolo (pagine 50)
- I quaderni di T.S. (Germana Erba)
- Un progetto oltre il 2000 (G. Mesturino)
- Monsier Jourdain ed io (E. Calindri)
- Uno spettacolo d'oggi (F. Crivelli)
- La conicità senza tempo (L.Lunari)
- Un giardino... (Emanuele Luzzati)
- Uno spettacolo nello spettacolo (Santuzza Calì)
- Foto di scena di Giorgio Sottile
Non voglio fare uno studio critico e tanto meno filologico su questo nuovo allestimento di Bourgeois gentilhomme, che vuole essere prima di tutto un omaggio all’arte di Ernesto Calindri, alla sua "leggerezza", alla sua irraggiungibile "eleganza", alla sua finissima "ironia". Con queste sapientissime armi il nostro eternamente giovane grande attore riesce a creare un nuovo Monsieur Jourdain, al di fuori di precedenti schemi, costruendo un personaggio che forse Molière stesso non era tanto splendidamente riuscito ad immaginare. Diciamolo chiaro: Monsieur Jourdain non è una creatura perfetta come Harpagon o Alceste o Tartuffe o Argan; non ha cioè lo spessore drammaturgico di questi eroi. Eppure, negli sguardi innocenti e maliziosi che Calindri inventa, noi ritroviamo immediatamente il mondo di Molière, la società d'allora, il malcostume e l'ipocrisia che imperversavano. Insomma, grazie a questo "magico" attore, Monsieur Jourdain viene ad allinearsi agli altri grandi personaggi che ho citato poc'anzi. Parlare dello spettacolo? nella scorsa stagione avevo affrontato un altro testo di Molière, Les fourberies de Scapin, e la medesima cifra di "fedele infedeltà" usata allora è stata da me applicata anche per questo Borghese gentiluomo. Perché "fedele infedeltà"? Prima di tutto perché, insieme con il traduttore e adattatore Luigi Lunari ho mescolato le carte: nel senso che alcune scene sono state anticipate ed altre ritardate, cercando così di dare una teatralità più immediata alla vicenda, accorciando le scene delle lezioni, anticipando gli intrecci d'amore delle coppie dei giovani e alternando gli alterchi tra i vecchi coniugi. E’ naturale che ne risulta sacrificato il lungo preparativo delle lezioni di stile con i relativi sproloqui dei maestri di sapienza che, nel testo originale occupa i primi due atti: ma in questi ultimi anni teatrali ben peggio si è fatto nell'infierire contro i testi classici. Le bourgeois gentilhomme non è riconosciuto come un assoluto capolavoro: è accettato come un grande canovaccio e, anche ai tempi di Luigi XIV, fu proposto come uno splendido "divertissement" dove le musiche di Jean Baptiste Lully facevano la parte del leone, essendo appunto elemento integrante dello spettacolo, se non addirittura preponderante. Risentite nel gusto di oggi, queste musiche e le relative arie risultano come un reperto squisito e raffinato ma certamente privo di quel ritmo che lo spettatore attualmente richiede. Ecco perché Bruno Coli, già spiritoso autore delle musiche originali di Scapino, ha composto una serie di melodie che comportano "couplets" piccole danze, cori e duetti di piacevolissimo ascolto, abbandonando quindi un preciso stile secentesco e barocco ma a volte riecheggiandolo, ricorrendo ad epoche e melodie diverse, divertendosi a fare citazioni trasgressive, accostandosi così alla tanto dichiarata "fedele infedeltà" del nostro spettacolo. Lo stesso dicasi per le scene ed i costumi: contrariamente alle precise indicazioni di Carlo Goldoni, Molière non specifica mai i luoghi deputati dell'azione teatrale. Emanuele Luzzati ha pensato (e perché no?) ad un giardino ricco di panche, di statue e di un multiforme "gazebo", centro focale del nostro spazio. Quivi convergono i coloratissimi costumi, così precisi nel caratterizzare ciascun personaggio, di Santuzza Calì che poi si scatena fantasiosamente nella frenesia orientale della beffa perpetrata ai danni di Monsieur Jourdain nell'ultima scena. Spettacolo allegro, dunque, che vuole strizzare l'occhio alla commedia musicale senza compromettersi troppo, che vuole mantenere un'impronta "aulica" senza però esagerare, che vuole, infine, essere libero di essere teatro nel vero senso della parola, insinuando segnali di stili diversi, di dialetti reali ed immaginari, di ambiguità storiche tali da divertire e soprattutto da far sorridere. E, in questa piccola babele, ecco campeggiare con lo sguardo sornione e stupefatto, un Monsieur Jourdain tagliato su misura per Ernesto Calindri che si congeda dal suo pubblico, dopo aver raggiunto l'incredibile e tanto agognato titolo nobiliare di "Mamamouchi", salutandolo addirittura con un "rap"! Se deve esserci un "divertissement" lo sia dunque sino in fondo! Nel 1670 Molière scrisse questo "Bourgeois" per il divertimento di Re Luigi XIV; noi, alle soglie del Duemila, lo riproponiamo per il divertimento degli spettatori di oggi: fedelmente infedeli a Molière.
FILIPPO CRIVELLI