Il Piccolo Teatro della Città di Milano presenta al Teatro Lirico:
Il Gioco dei Potenti (1965) - Seconda Giornata
Da ENRICO VI di William Shakespeare in due giornate
- Interpreti principali: Franco Graziosi, Renato De Carmine, Valentina Cortese, Gabriella Giacobbe, Luciano Alberici, Corrado Pani, Lino Capolicchio, Giulio Brogi, Ugo Bologna, Mauro Di Francesco
- Traduzione: Cesare Vico Lodovici
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene: Giorgio Strehler - Enrico Job
- Costumi: Carlo Tommasi
- Adattamento e Regia: Giorgio Strehler
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I bozzetti dei costumi di Carlo Tommasi
Programma di sala (pagine 60)
- Seconda giornata
- Coriolano (Giorgio Strehler)
- Il sentimento di Shakespeare (Benedetto Croce)
- Impegno morale e politico nel teatro di Shakespeare (Luigi Lunari)
- Bozzetti dei costumi
- Il Piccolo da maggio del 1947
Seconda giornata
Con le due giornate de “Il gioco dei potenti” il Piccolo Teatro, presenta il suo undicesimo e dodicesimo spettacolo shakespeariano. Dopo Riccardo Il, La tempesta, Romeo e Giulietta, La bisbetica domata, Riccardo III, Enrico IV Pt. I, La dodicesima notte, Macbeth, Giulio Cesare e Coriolano, le tre parti dell'Enrico VI da cui è tratto “Il gioco dei potenti” portano a undici i testi realizzati in questi dodici spettacoli, che - accanto ai sette allestimenti goldoniani, agli otto testi di Pirandello ai quattro e mezzo di Brecht e ai cinque di Molière - occupano un posto di tutta preminenza nel repertorio del Piccolo Teatro. E questa preminenza è tanto più marcata ove si tenga conto che i tredici testi shakespeariani costituiscono - a differenza dei casi di Goldoni, di Brecht, di Pirandello e di Molière - più di un terzo della produzione drammatica del loro autore. Questa lunga consuetudine è in particolare legata al nome di Giorgio Strehler, che, ad eccezione del Romeo e Giulietta diretto da Renato Simoni, ha firmato tutti gli altri spettacoli shakespeariani del Piccolo Teatro; e non costituisce solo il riconoscimento dell'universalità di un patrimonio teatrale che per vastità di interesse, altezza di tono poetico e varietà di accenti non trova paragoni nella storia dell'arte drammatica, ma è al tempo stesso un preciso contributo critico, un aggiornamento e una revisione dei criteri di giudizio con cui quel patrimonio era stato lumeggiato nel nostro paese. E in effetti, gli spettacoli shakespeariani del Piccolo si collocano in quella evoluzione che in questi ultimi decenni, ad opera della critica più avvertita e del teatro più vivo, tende a spostare l'ago dell'interesse dalle tragedie e dalle commedie più note alle “cronache” che Shakespeare ha dedicato alla storia nazionale dell'Inghilterra, e ai grandi drammi storici e politici. Non a caso opere come Riccardo Il, Enrico IV Pt. I e le stesse tre parti dell'Enrico VI non erano mai state rappresentate in Italia prima degli allestimenti del Piccolo Teatro, e di altre - quali il Coriolano - non si ricordano che allestimenti occasionai i, privi di una effettiva incidenza culturale. Ma il cammino shakespeariano del Piccolo Teatro può essere considerato da un altro punto di vista, come esplorazione cioè delle possibilità offerte da un'applicazione delle concezioni del teatro epico ai classici testi shakespeariani. Applicazione che, lungi dall'essere gratuita e casuale, si fonda sul riconoscimento dei caratteri nazional-popolari, demistificanti e genuinamente realistici, del teatro shakespeariano, e che del resto fu felicemente realizzata nel Coriolano diretto da Giorgio Strehler nel 1957. “Il gioco dei potenti” ci sembra proseguire questa esplorazione, non più nei termini rigorosamente epico-didascalici nei quali era stato impostato con il Coriolano, ma in una più libera interpretazione che ricupera al teatro - senza nulla perdere quanto a precisione d'analisi storica e sociale - sia le possibilità illuminanti dei dati psicologici ed individuali, sia quella gioiosa teatralità che è così tipica dell'attore e della scena italiana. Accanto dunque al discorso del Piccolo Teatro, su Shakespeare, che comprende tutto ciò che questo campo il Piccolo Teatro ha fatto, dalla “prima italiana” del Riccardo Il all'Enrico IV realizzato nel teatro romano di Verona; vi è un secondo e più particolare discorso che Giorgio Strehler va svolgendo attraverso il Coriolano e “Il gioco dei potenti” e che riassume ad ogni tappa una situazione critica ed estetica dell'arte drammatica in cui confluiscono le esperienze più vive e feconde del recente passato. A riprova di questo ci è parso utile ripubblicare qui il saggio che Giorgio Strehler scrisse nel 1957 in occasione dell'edizione discografica del Coriolano, facendolo seguire da un famoso capitolo di Benedetto Croce su Shakespeare che offre il punto di vista della critica idealistica, cioè a dire della più vivace corrente critica manifestatasiin Italia negli ultimi cent'anni; e da uno scritto diGigi Lunari che riassume le vicende della critica contenutistica shakespeariana, collegando le più recenti polemiche ,ai, loro precedenti storici e sottolineandone l’analogia.