Il Piccolo Teatro della Città di Milano presenta al Teatro Lirico:
Il Mistero - dalla Natività, Passione e Resurrezione di Nostro Signore (1964)
Laudi medioevali dei Secoli XIII e XIV riunite ed elaborate da Silvio D'Amico
- Interpreti principali: Gabriella Giacobbe, Pino Manzari, Maria Teresa Bax, Silvio Anselmo, Pietro Biondi, Mariano Rigillo, Massimo Foschi, Rita Di Lernia
- Musiche elaborate da: Raoul Ceroni - Giulio Sani
- Scene e Costumi: Tullio Costa Giovangigli
- Regia: Orazio Costa
Programma di sala (pagine 48)
- Presentazione
- Silvio D'amico - Nota (Paolo Grassi)
- Un mistero "medioevale" (Orazio Costa)
- Illustrazioni dalla "Porta di Bronzo del Duomo di Pisa"
- Mistero (Silvio D'Amico)
- La musica del mistero (G.Biella)
- Il Piccolo Teatro dal 1947
Presentazione - Silvio D'Amico - Nota
All'origine di un rinnovato e recente interesse in tutta Europa per il teatro medioevale religioso vi sono alcuni grandi spettacoli che nel periodo tra le due guerre portarono la firma di Max Reinhardt (Jedermann), di Jacques Copeau (Santa Uliva) e di Silvio D'Amico. Questi spettacoli proponevano l'immagine di un modo d'essere del teatro religioso, assai diverso da quello esemplificato dalla Sacra Rappresentazione del Rinascimento, che ne costituiva la più recente e più nota immagine. Per ciò che riguarda in particolare il teatro religioso italiano, le laudi dei Disciplinati, dei Raccomandati e degli altri noti o ignoti autori umbri e toscani portavano l'esempio vivo di una religiosità permeata di concretezza quotidiana e terrena, norma di vita etica e politica, pedagogico strumento di formazione, talvolta espressione perfino di una concreta protesta, come i sermoni di antichi santi vescovi. E se questo evidente carattere pratico - ora didascalico, ora politico, ora etico - aveva portato la critica letteraria dell'Ottocento a negare alle laudi medioevali il carattere di poesia, proprio su questo loro aspetto si è richiamata in tempi più recenti l'attenzione del teatro, scoprendo in quei rozzi versi e in quelle semplici rime, nate all'ombra delle torri comunali, la prima manifestazione di una viva e vitale letteratura nazionale e popolare. Dopo le laudi di “Tornate a Cristo, con paura”, rappresentate tre anni or sono nel portico di Ansperto della Basilica di Sant'Ambrogio, il “Mistero della Natività, Passione e Resurrezione di Nostro Signore”, che Silvio D'Amico ha composto con laudi umbre del XIII e XIV secolo, costituisce dunque la continuazione di un discorso diretto a chiarire, nelle sue origini più lontane, la voce viva della nostra drammaturgia nazionale.
Silvio D'Amico nasce a Roma il 3 febbraio 1887. Frequenta le facoltà di giurisprudenza e di lettere e filosofia, si laurea in giurisprudenza e a partire dal 1914 si dedica alla critica drammatica succedendo nel 1917 a Domenico Oliva come critico dell' “Idea Nazionale". La stessa funzione svolge a partire dal 1925 per “La tribuna”, e dal 1941 al '43 per “Il Giornale d'Italia”, che abbandona nel 1943 all'epoca dell'occupazione tedesca. Alla critica drammatica torna nel 1945 per “Il tempo” e per la Radio. Tra i momenti più significativi della sua attività critica, che si svolge su periodici e riviste italiane e straniere, vi è la fondazione e la direzione della rivista “Scenario” (1932-'36) e della “Rivista Italiana del Dramma” (1937-'43), poi “Rivista Italiana del Teatro”. Nel 1944 getta le basi della monumentale “Enciclopedia dello Spettacolo”, di cui vedrà pubblicato solo il primo volume un anno prima della sua morte. Tra i suoi molti volumi di storia e critica del teatro si ricordano “Il Teatro italiano” (1932) e i quattro volumi della “Storia del teatro drammatico” (1939-'40). Fondamentale, per l'evoluzione recente del teatro in Italia, l'attività didattica di D'Amico, che nel 1935 formula il progetto per l'Accademia d'Arte Drammatica di Roma, di cui fino alla morte è presidente e insegnante di storia del teatro. Muore a Roma il 10 aprile del 1955.
Il 1° aprile del 1955 si spegneva a Roma Silvio D'Amico. A Silvio D'Amico la società italiana, la cultura italiana, la scena di prosa, gli uomini di teatro, gli attori, soprattutto coloro delle nuove generazioni, debbono il sostanziale riconoscimento di aver individuato, combattuta, condotta e vinta la grande battaglia per il rinnovamento del nostro teatro, vuoi fondando l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, prima scuola di Stato di teatro in Italia, vuoi difendendo e affermando ogni spirito rinnovatore nella drammaturgia e nell'interpretazione, vuoi difendendo e affermando il diritto di cittadinanza anche in Italia di quella "regia" (naturalmente intesa nel senso di interpretazione critica) che aveva cambiato il volto del teatro europeo e alla quale il teatro italiano teneva tenacemente chiuse le porte. AI di là dei volumi delle "Cronache" recentemente apparsi, al di là di tutta la pubblicistica a disposizione, al di là delle opere compiute, di Silvio D'Amico tutta una generazione di uomini di teatro conserva intatto il ricordo vivo di una "presenza" straordinaria che in sede nazionale e internazionale ha insegnato a molti di noi a guardare al teatro in un certo modo, a fare il teatro in un certo modo, a servire il teatro con consapevolezza estetica e civile. Silvio D'Amico è stato e ci è stato Maestro in tutto ciò: a distanza di 10 anni dalla sua scomparsa il Piccolo Teatro ha ritenuto che potesse avere un particolare significato riproporre al pubblico italiano quel "Mistero della Natività, Passione e Resurrezione di Nostro Signore" che, altrimenti chiamato talvolta "Donna del Paradiso", era stato una felice fatica di Silvio, fatica che egli aveva poi anche inserito in quella Compagnia dell'Accademia d'Arte Drammatica che Egli stesso aveva diretto il primo anno. La riproposta del" Mistero" al pubblico italiano da parte del Piccolo Teatro ha anche questo significato: un tributo straordinariamente sincero e profondamente sentito di affetto, di riconoscenza immutata al Maestro e all'Amico indimenticabile.
PAOLO GRASSI (nella foto)