Teatro alla Scala di Milano presenta in un prologo e tre giornate:
L'anello del Nibelungo (1963) Seconda giornata
SIEGFRIED. Parole e musica di Richard Wagner
- Interpreti: Ernst Kozub (Siegfried) Kurt Marschner (Mime) Tomislav Neralic (Il Viandante) Frans Andersson (Alberich) Gottlob Frick (Fatner) Rut Siewert (Erda) Birgit Nilsson (Brunnhilde) Colette Lorand (Voce interna)
- Maestro Concertatore: Andre Cluytens
- Regia: Heinz Tietjen
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e figurini: Nicola Benois
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 164)
- Guida alla tetralogia (Guglielmo Barblan)
- L'anello del Nibelungo:
- L'ORO DEL RENO - LA WALKIRIA - SIEGFRIED - IL CREPUSCOLO DEGLI DEI
- Bozzetti delle scene
- Gli argomenti
- Gli interpreti
- Fotografie
- Rappresentazioni: 22 - 24 - 30 maggio
L'argomento - Siegfried
Atto primo. Sieglinde è morta dando alla luce Siegfried. Il piccolo è stato raccolto e allevato da Mime, un nibelungo nano, fratello di Alberich, che ne ha fatto un giovane robusto e coraggioso, col segreto proposito di servirsene per impadronirsi del tesoro rubato da Alberich alle figlie del Reno e ora custodito dal drago Fafner. Egli sa che Siegfried - il quale ricambia di profondo disprezzo le interessate cure di cui lo fa oggetto - appartiene alla razza dei Wàlsìdi e che, in quanto non sottomesso ai patti ma anzi venuto al mondo contro la volontà del ‘signore dei patti' (Wotan), è in grado di uccidere Fafner. Per attuare il suo progetto Mime si dedica tutto alla fucinatura di una spada per lui. Impresa disperata, che Siegfried ha tale vigore che spezza qualunque spada brandisca. Mime, che finora ha tentato di fargli credere d'essergli padre e madre insieme e di accattivarsene la riconoscenza con la tediosa e piagnucolosa enumerazione delle attenzioni e dei benefici di cui gli è debitore, gli mostra i frammenti di Notung, la gloriosa arma appartenuta a Siegmund e ricevuta in consegna da Sieglinde prima di morire. È questa la prova che ha detto la verità rivelandogli il mistero della sua nascita. Siegfried, più che mai impaziente di impugnare Notung e di lasciare l'odiato nibelungo, ordina a Mime di saldargli 'quella' spada'. Mime vi si accinge senza successo. Intanto si presenta uno Strano Viandante, nelle cui vesti si cela Wotan, e si offre di rispondere a tre enigmi che Mime gli proporrà, sulle stirpi che abitano nel profondo della terra, sul dorso della terra, sulle nebulose alture. Il Viandante naturalmente li risolve, e di rimando ne propone tre a Mime, pena la testa del nano. Il nibelungo due ne risolve (quale è la stirpe che Wotan avversa, quale spada ucciderà il drago, il terzo no: "Chi è che solo può riforgiare Notung?". È il Viandante stesso che dà la risposta: "Solo colui che non conosce la paura". E aggiunge: "A lui cedo la tua testa". Mime è terrorizzato, perché ha capito che colui che non conosce la paura è Siegfried. Partito il Viandante, torna alla caverna Siegfried che dice a Mime di voler conoscere finalmente cosa sia la paura. Quindi, stanco degli indugi del nano, gli strappa di mano i pezzi della spada invincibile e in breve, cantando un inno in cui palpita la giovinezza del mondo, tempra la nuova meravigliosa arma, mentre Mime prepara con erbe e droghe una bevanda con cui si ripromette di avvelenare Siegfried dopo che l'eroe avrà abbattuto il drago e conquistato il tesoro nascosto. Siegfried con un poderoso fendente spacca in due l'incudine: Notung è ormai di chi saprà farne buon uso.
Atto secondo. Nel folto del bosco, presso la caverna abitata dal drago Fafner. Vi sta a guardia, sempre nella speranza di riconquistare il tesoro, Alberich, al quale Wotan, sempre nei panni del Viandante, svela i disegni di Mime. I due cercano pure di avvertire Fafner del pericolo che incombe su di lui, ma il drago nella sua ottusità non se ne dà per inteso. Arrivano Siegfried e Mime, mentre il Viandante si è allontanato e Alberich nascosto. Dopo aver rivolto a Siegfried gli ultimi consigli, anche Mime si ritira. Sorge il giorno e il bosco si anima dei suoi infiniti mormorii: disteso sotto un albero, Siegfried si rammarica di non saper intendere il linguaggio degli uccelli, tenta invano di costruirsi uno zufolo e per rispondere dà fiato al suo corno. Il suono risveglia il drago e lo fa uscire dalla caverna: Siegfried, prima che il mostro possa avventarglisi contro, con un colpo netto della sua spada lo abbatte. Fafner spira esortando Siegfried a diffidare di Mime. Una goccia di sangue del drago bagna la mano dell'eroe che se la porta istintivamente alla bocca: quel sangue consente per incanto a Siegfried di capire il linguaggio degli animali. Così, egli apprende da un uccellino l'esistenza del tesoro, dell'elmo e dell'anello e può entrare nella grotta per impadronirsene. Intanto, Mime e Alberich ricompaiono e si azzuffano fra loro. Alberich però si allontana quando Siegfried esce dalla caverna con l'anello al dito e l'elmo magico. Di nuovo l'uccellino dice a Siegfried che Mime medita di sbarazzarsi di lui: così Siegfried rifiuta la bevanda velenosa che il nano mellifluamente gli porge perché si ristori dopo la lotta con Fafner, e lo uccide. La morte di Mime è salutata da una sghignazzata di Alberich. Una terza volta l'uccellino parla, e invita l'eroe ad affidarsi a lui: lo guiderà sul colle dove dorme Brùnnhilde.
Atto terzo. Ai piedi del colle, il Viandante interroga l'onnisciente Erda sulla futura sorte degli dei ma ne ottiene solo ambigue risposte e indecifrabili presagi: deluso e irritato, egli sprofonda la dea della terra negli abissi, in un sonno eterno. Seguendo fiducioso e gioioso il volo dell'uccellino, Siegfried si è avvicinato alla meta predestinatagli. Il Viandante, pur amando il figlio di Sieglinde e Siegmund è deciso a contrastargli il passo: la sicurezza e l’arroganza di lui lo infastidiscono e sa inoltre che la vittoria dell'eroe segnerà la fine del regno degli dei. Ma Siegfried - ignaro che nelle spoglie del viandante stia Wotan - gli spezza con Notung la lancia. Il dio fugge e Siegfried ha via libera per ascendere al colle delle Walkirie, traversa la cortina di fuoco e trova sulla vetta Brùnnhilde sempre immersa nel sonno. La vista di una donna, la prima della sua vita, unita alla mai sopita nostalgia della madre non conosciuta, accende nell'animo dell’eroe un’intensa emozione: per la prima volta egli è pervaso dalla paura, paura dell'amore, che è lì, davanti a lui, e che egli può cogliere col primo bacio. A quel bacio Brùnnhilde si ridesta: in un estremo anelito all'eterno essi scongiura Siegfried di lasciarla intatta, ma poi il tumulto dei sensi la travolge. Tutto il suo essere oramai non sarà che offerta d'amore, e si abbandona tra le braccia di Siegfried suo sposo.