Teatro alla Scala di Milano presenta in un prologo e tre giornate:
L'anello del Nibelungo (1963)
PROLOGO: L'ORO DEL RENO. Parole e musica di Richard Wagner
- Interpreti principali: Hans Hotter (Wotan) Herbet Schachtschneider (Loge) Frans Anderson (Alberich) Alnold Van Mill (Fafner) Regina Resnik (Fricka) Jutta Meyfarth (Freja)
- Maestro Concertatore: Andre Cluytens
- Regia: Heinz Tietjen
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e figurini: Nicola Benois
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 164)
- Guida alla tetralogia (Guglielmo Barblan)
- L'anello del Nibelungo:
- L'ORO DEL RENO - LA WALKIRIA - SIEGFRIED - IL CREPUSCOLO DEGLI DEI
- Bozzetti dele scene
- Gli argomenti
- Gli interpreti
- Fotografie
- Rappresentazioni: 9 - 11 - 14 maggio
L'argomento - Prologo: L'oro del Reno
Dal fondo del Reno, che scorre lento, maestoso, possente, sorgono le voci di Woglinde, Wellgunde e Flosshilde, le tre Ondine, custodi dell'oro, che nuotano scherzando e rincorrendosi, ignare e felici. Ma la serena armonia sta per essere rotta: da un anfratto sbuca un orrido nibelungo nano, Alberich, la cui comparsa segna l'inizio di un antagonismo di forze che sarà fonte di dolori, di sacrifici, di tradimenti, di lutti, fino al crollo totale di un mondo, e della legge che lo governa, donde sorgerà un'altra legge più alta che suggellerà il patto d'un nuovo destino. Alberich vorrebbe conquistare l'amore di una delle Ondine, ma esse dapprima lo scherniscono, poi incautamente gli rivelano che nell'oro del Reno è racchiuso un grande potere: chi riuscisse ad impossessarsene e a forgiarsene un anello, otterrebbe per incanto di quell'aureo cerchio, il dominio su tutto il mondo. Per poter rapire il tesoro occorre però rinnegare l’amore. Alberich, stolidamente assetato di potenza, maledice l'amore e strappa allo scoglio l'oro. Inutilmente le ondine si dolgono della loro imprudenza e invocano soccorso.
L'azione si trasferisce sui monti dove è l'eccelsa dimora degli dei. Con Fricka sua sposa, Freja dea della giovinezza e dell’amore, Donner dio del tuono e delle tempeste, e Froh, Wotan ammira compiaciuto il superbo castello che i giganti per suo ordine gli hanno costruito e che sarà chiamato Walhalla. Ma Fricka gli ricorda l’enorme prezzo che a cuor leggero egli ha promesso a Fafner e Fasort in cambio delle loro fatiche, cioè Freja, e gli rimprovera aspramente, assieme alle troppo frequenti infedeltà coniugali, la leggerezza con cui s'è legato a un patto cosi dannoso e disonorevole. Ora Wotan vorrebbe eludere l'impegno e conta sull’aiuto di Loge, dio degli inganni oltre che del fuoco, per trarsi d’impaccio. Giungono i giganti a pretendere Freja, e giunge pure Loge, il quale narra dell’anello onnipotente che Alberich si è foggiato. I gignti si dichiarano disposti ad accettare l'oro in cambio di Freja. Wotan d'altronde non vuole, né può, concedere ciò che non gli appartiene. Fafner e Fasolt si portano seco Freja, fissando un termine perentorio scaduto il quale, se non avranno ricevuto l'oro, si terranno per sempre la dea. Gli dei, tranne Loge, rimangono sgomenti e Wotan decide di muovere alla conquista del tesoro necessario al riscatto di Freja.
Assieme a Loge, Wotan discende nelle caverne di Nibelheim, dove Alberich, per mezzo dell'anello e d'un elmo magico che gli consente le più strane metamorfosi, tiranneggia i nani, sogna di asservire gli uomini e di spegnere tra loro l'amore al quale egli ha dovuto rinunciare, e spinge la sua tracotanza al folle proposito di insidiare i num. Mime racconta a Wotan e a Loge la sciagura che ha colpito i nibelunghi e la schiavitù che li opprime. Alberich, borioso e millantatore, vuol dimostrare, specialmente a Loge che si finge incredulo, il suo potere e si trasforma dapprima in un drago, poi in un rospo. Gli dei ne approfittano per afferrarlo, strappargli l'elmo e condurlo via prigioniero.
Di nuovo sulle cime dei monti. Alberich, per riavere la libertà, è costretto a consegnare tutto il tesoro fatto ammassare dai nibelunghi, compreso l'anello. Su questo egli lancia furente una maledizione: chi non lo possiede, lo desidererà; chiunque lo possiederà, perirà. Adesso Wotan può riscattare Freja: dà ai giganti il tesoro, ma non vorrebbe privarsi dell'anello. La sua riluttanza è vinta da Erda, la Madre Terra abitatrice delle profondità abissali, e Freja ritorna così dagli dei. Ed ecco che la maledizione che pesa sull'anello incomincia subito ad operare: Fafner e Fasolt s'azzuffano per la spartizione del tesoro e il secondo soccombe. Wotan, che è dio in quanto tutore dei 'patti', non potrà mai ritogliere l'anello a Fafner con cui appunto ha patteggiato. Tuttavia teme che il possessore dell'anello, o chiunque altro (Alberich), possa servirsene per detronizzarlo. Medita quindi un espediente per salvarsi. Donner, con il suo martello, sprigiona la folgore: appare un abbagliante arcobaleno, che a guisa di ponte unisce l'altipiano al Walhalla, verso il quale si avviano solennemente gli dei, mentre dalle acque del fiume sale il lamento delle figlie del Reno che rimpiangono il loro oro perduto.