Il Piccolo Teatro della Città di Milano presenta:
L'eccezione e la regola (1961)
Dramma didascalico in nove quadri di Bertolt Brecht
- Interpreti principali: Vincenzo De Toma, Ottavio Fanfani, Gianfranco Mauri, Clelia Bernacchi, Cesare Polacco, Corrado Nardi, Gabriella Giacobbe
- Traduzione: Giorgio Strehler
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene e Costumi: Luciano Damiani
- Azioni mimiche: Marise Flach
- Regia: Giorgio Strehler
Programma di sala (pagine 36)
- Il programma è condiviso con lo spettacolo: Ricordo di due lunedì
- L'eccezione e la regola (Luigi Lunari)
- Stagione 1960/61
- Il lavoro di Bertolt Brecht dal 1929 al 1933
- Il Piccolo dal 1947 ...
L'eccezione e la regola
Tre uomini - un Mercante, un Portatore e una Guida - sono in marcia verso la città di Urga. Irritato contro la Guida, colpevole di non far marciare abbastanza in fretta il Portatore, il Mercante la licenzia e prosegue il suo viaggio attraverso il deserto. Durante una sosta il Portatore si avvicina al Mercante - che per tutto il viaggio non ha fatto che maltrattarlo - per porgergli da bere: non è la pietà a farlo agire così, ma il timore di ciò che potrebbe accadergli ove il Mercante morisse di sete ed egli venisse trovato con la borraccia piena d'acqua. Il Mercante fraintende il suo gesto: crede che egli intenda aggredirlo, e lo uccide. Sottoposto a processo il Mercante viene assolto per legittima difesa, perchè egli aveva avuto ragione - date le circostanze - di sentirsi in pericolo: la regola è che lo sfruttato desideri aggredire lo sfruttatore, ed il Mercante non era tenuto a prendere in considerazione la possibilità di un'eccezione. Questa la trama dell'Eccezione e la regola. Scritta da Brecht nel 1930 essa rappresenta forse l'espressione più matura e compiuta di quei drammi didascalici cui il grande autore lavorò tra il 1928 e il 1933. Erano quelli gli anni in cui la più viva cultura tedesca - quasi a trovare nella massima razionalità e nella più completa aderenza alla vita una possibilità di salvezza di fronte al progressivo manifestarsi della follia nazista - reagiva all'espressionismo con una nuova concezione artistica intesa a rivalutare nell'opera d'arte la sua pratica funzione e la sua immediata utilità per gli uomini. E come i musicisti nel movimento della Gebrauchmusik, i letterati in quello della Neue Sachlichkeit, gli architetti in quello del Bauhaus, così Brecht trovò nella forma limpida ed essenziale del Lehrstuck o dramma didascalico lo strumento ideale di una drammaturgia che intendeva soprattutto avere una funzione formativa e che mirava dunque a far meditare e a convincere più che a scuotere e a commuovere, che si rivolgeva più all'intelletto che non al cuore o al sistema nervoso dello spettatore. Del dramma didascalico, L'eccezione e la regola possiede la spoglia secchezza dell'azione - ridotta ai fatti e al loro commento essenziale - e la schematica struttura dei personaggi, che non sono dei “caratteri” nel senso in cui questa parola è intesa dalla critica idealistica e nel consueto teatro realistico, ma i simboli delle classi sociali cui appartengono, e che compaiono qui spogliati d'ogni sovrastruttura psicologica, privi di sentimenti e di interessi che non siano quelli essenziali a questa loro funzione. L'eccezione e la regola non è dunque la storia del viaggio del mercante Karl Langmann con la sua guida ed il suo portatore, ma è - giustamente - la storia “del viaggio di uno sfruttatore e di due sfruttati”; e i rapporti che tra loro intercorrono non hanno nulla di contingente e di individuale, non sono localizzati nel tempo né in uno spazio reale, ma sono il “modello” dei rapporti tra la classe dell'uno e la classe degli altri. Ma proprio perchè è il più compiuto e maturo dei drammi didascalici, vi è nell'Eccezione e la regola una più sciolta applicazione dei rigidi criteri didascalici ed il primo passo verso i più alti modi espressivi del teatro brechtiano della maturità. La realtà che questo breve dramma ci presenta è dialetticamente più complessa di quella che ci appare nella Linea di condotta, nel Badener Lehrstuck, nello Jasager, e nel Neinsager; e allo spettatore è chiesto qualcosa di più che non la semplice adesione - sia pur cosciente e ragionata - alla tesi dell'autore, o la scelta tra le due nette soluzioni di colui che dice di si (Der Jasager) e di colui che dice di no (Der Neinsager). L'insegnamento, la norma pratica e morale che nasceva chiarissima ed univoca dai drammi didascalici più rigorosi, va qui elaborata, “conquistata” dallo spettatore stesso. L'autore esaurisce il suo compito con l'aver portato alle conseguenze estreme certe consuete, fondamentali leggi del nostro vivere civile; fatto questo egli si trae di scena lasciando lo spettatore di fronte ad una conclusione assurda (l'assoluzione del Mercante) ricavata però da premesse certe e con procedimento ineccepibile. E di qui lo spettatore - che aveva accettato le premesse ed il procedimento ma trova ora aberrante la conclusione - deve iniziare la sua ricerca della verità e su questa costruire la norma pratica della sua azione. L'autore gliene indica la strada: “trovare strano ciò che è consueto, inspiegabile ciò che è normale”, rivedere cioè le premesse, riconoscere come assurde proprio quelle usanze fondamentali su cui poggiano i rapporti tra gli uomini nel quadro della nostra società. Dramma paradossale, dunque, perchè raggiunge la conoscenza attraverso un ragionamento per assurdo, ponendo valido ciò che valido non è, e traendo poi da questo conseguenze rigorose fino al palese manifestarsi dell'errore. Per questo motivo soprattutto non può aver valore l'obbiezione che i rapporti sociali sono nella nostra tangibile realtà più duttili e più umani, e che non sempre i confronti diretti tra le classi sono così rigidamente improntati a mere valutazioni di interesse. Il compito che l'autore si è qui riproposto è quello di mostrare quali sono le latenti possibilità di aberrazione di un sistema che comunque contempli una distinzione tra sfruttati e sfruttatori. Che poi il pacifico accordo (o il compromesso), lo spirito umanitario (o l'astuzia paternalistica), la paziente sopportazione (o la paura e l'ignoranza) possano comporre le ragioni di lotta e ritardarne od eluderne il tragico esplodere, ciò ha un'importanza relativa ai fini della conoscenza: le une e l'altro incomberanno sempre sugli uomini finché l'errore non sarà estirpato alle radici, anzichè semplicemente impedito a manifestarsi nelle sue implicazioni più gravi.
LUIGI LUNARI